Fuggire dal dolore non ha senso. È quasi come fuggire dall’amore. Prima o poi il dolore arriva nella nostra vita, in momenti diversi e con varia intensità. Possiamo sperimentarlo fin da piccoli. Non c’è età in cui il dolore sia assente. Il dolore è un mistero proprio di ciò che è umano.
Ci sono momenti in cui è così intenso che ci costa affrontarlo. Arriva per questioni o circostanze proprie della nostra vita, ma anche per fattori esterni e inaspettati che ci colgono di sorpresa.
Un terremoto, una crisi economica, una pandemia… Sperimentiamo circostanze per le quali non siamo preparati. Arriva l’incertezza, e ci sembra di trovarci in una strada senza uscita.
I momenti di dolore non sono fatti per ascoltare sermoni. Abbiamo bisogno di consolazione, di compagnia, di un luogo in cui riposare e riprendere le forze per andare avanti.
È allora che la consolazione spirituale acquista una rilevanza ancor maggiore. Come accedervi? È sempre a disposizione? E se non ho mai fatto ricorso a Dio? Ecco qualche suggerimento per capire un po’ meglio la consolazione spirituale. Capirete che è un dono accessibile a tutti.
1. Tutti abbiamo bisogno di consolazione spirituale
Capire che tutti abbiamo bisogno di consolazione è un buon punto di partenza. Avere bisogno di essere consolati non significa essere deboli per definizione, ma che si è umani e che non si può fare tutto.
Vuol dire che amiamo, che le cose ci fanno soffrire. Che a volte (spesso) ci sentiamo perduti e abbiamo bisogno di qualcuno che non solo ci mostri il cammino, ma che ci accompagni. Camminare da soli nella vita è impossibile. Siamo fatti per vivere in comunità, insieme.
Quanto ci mancano l’affetto e la compagnia in questi momenti! Abbiamo bisogno gli uni degli altri. “Altri” in cui poter riposare fiduciosi. Se capiamo questo, tutto acquisterà senso.