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Coronavirus: l’Africa ha paura, ed è solo all’inizio

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Shutterstock | mohsen nabil

Salvador Aragonés - pubblicato il 27/03/20

L’Africa è un continente dimenticato. Il virus Covid-19 vi è arrivato poche settimane fa e ha iniziato a diffondersi in quasi tutti i Paesi, essendo ormai presente in praticamente 54 Stati africani.

Il numero dei contagiati e delle vittime è al momento basso, com’è avvenuto inizialmente in Europa e in America. Il virus è arrivato attraverso persone che provenivano dai Paesi europei, ex colonie, come Gran Bretagna, Francia, Belgio…

L’Africa conosce già pandemie continentali, come la malaria, il colera, il tifo, l’ebola… Ora tutto il continente ha molta paura del coronavirus, in primo luogo per la mancanza di acqua potabile, soprattutto nell’Africa subsahariana. Secondo la ONG Manos Unidas, il problema riguarda circa 300 milioni di individui in tutto il continente. In Africa vivono più di 1.200 milioni di persone, con un alto tasso di mortalità infantile.




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In vari Paesi, come Marocco, Nigeria, Congo, Madagascar, Etiopia, Madagascar, Kenya e Costa d’Avorio, tra i più popolosi, sono già state prese misure straordinarie di isolamento, cosa difficile soprattutto a causa del clima, principalmente nell’Africa subsahariana. Se, però, i sistemi sanitari dei Paesi più industrializzati sono collassati, cosa accadrà in Africa? Il continente ha paura.

Molti Paesi non riusciranno a raggiungere l’obiettivo dell’isolamento e del controllo sanitario, tra le altre ragioni perché il fatto di lavarsi le mani e usare il sapone è quasi un lusso, e perché le strutture sanitarie sono insufficienti e di qualità inferiore rispetto a quelle europee e americane. I Paesi e le famiglie povere pagheranno il prezzo più alto in termini di vite e sofferenze per questa nuova pandemia.

In Sudafrica tanti protestano per l’inattività del Presidente, Cyril Ramaphosa. Molti giovani hanno già dichiarato alla catena televisiva britannica BBC“Sono molto spaventato, è troppo presto per morire”. L’Africa teme.

Victoria Braquehaid Conesa, missionaria della Congregazione della Purezza di Maria in Camerun, ha dichiarato alla radio e alla televisione spagnole: “In Camerun, la misura igienica di base di lavarsi le mani con acqua e sapone è difficile da applicare quando moltissima gente ha difficoltà ad avere accesso all’acqua e per molti comprare una saponetta è un lusso”.


SANT EGIDIO

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“Penso, ad esempio, alla nostra missione qui a Ngovayang, nel folto della foresta, nella zona meridionale del Camerun. C’è accesso all’acqua, perché ci sono dei fiumi vicini, ma non all’acqua potabile, e ci sono molte difficoltà per trattarla”.

Quanto è difficile per i Paesi dell’area subsahariana far fronte alla pandemia del coronavirus! È complicato seguire le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Potremmo citare molti religiosi e religiose, e anche missionari e missionarie laici che vivono in terra africana, dove ogni Paese ha un problema particolare.

E dopo il coronavirus l’Africa dovrà affrontare una complicatissima situazione economica. I Paesi industrializzati occidentali aiuteranno i Paesi africani? Quando in tutto il mondo si fa appello alla solidarietà, saremo solidali con l’Africa che soffre? Magari questa pandemia cambierà alcuni parametri e saremo tutti più solidali. Le persone sicuramente sì, ma gli Stati?

In questi Paesi, come trovare il materiale sanitario quando i Paesi industrializzati lo hanno già preso da tutti i mercati del mondo? Come isolare l’Africa dal coronavirus?

Per tutto questo l’Africa è preoccupata, ha paura… e ha ragione.

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