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Nella vita possiamo accontentarci di essere degli “Erode”?

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Just dance|Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 07/02/20

Ricchezza, fama, successo nel lavoro, realizzazione personale: ma a che prezzo? Siamo disposti a rinunciare a Cristo per raggiungere la perfezione in un ambito della nostra vita? O siamo come quell'Erode la cui coscienza non ha più avuto pace?

In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui». Altri invece dicevano: «E’ Elia»; altri dicevano ancora: «E’ un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!».
Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le fece questo giuramento: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». La ragazza uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: «Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista». Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto. Subito il re mandò una guardia con l’ordine che gli fosse portata la testa. La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

Marco 6,14-29

Il Vangelo di oggi potrebbe essere racchiuso in una formula molto sintetica e popolare: la coscienza che rode. E se poi ci si aggiunge anche il fatto che la persona a cui rode la coscienza ha praticamente quasi tutto il nome che è un programma allora le cose diventano ancora più chiare. Infatti è Erode l’uomo a cui rode la coscienza. Ovviamente questa assonanza è solo una questione tutta della lingua italiana eppure sembra calzare a pennello per un uomo che sarà stato anche un geniale politico ma che aveva evidenti problemi con il resto della sua vita. Erode rappresenta il conflitto che si crea in una persona quando un ambito della sua vita funziona e il resto invece va alla malora. È un po’ come un professionista che sa fare bene il proprio mestiere ma è completamente incapace di gestire le sue relazioni, le sue passioni, le sue scelte di fondo. Infatti ad Erode basterà un balletto un po’ ammiccante della figliastra a fargli promettere metà del regno. E se non perde la metà del regno è solo perché il prezzo alternativo è diventato la testa di Giovanni Battista, attraverso un intrigo di palazzo con la regia di Erodiade. A cosa serve essere bravissimi in un dettaglio della propria vita e poi vivere immersi nel caos delle proprie passioni, dei propri compromessi, di quelle situazioni che ci corrompono interiormente? Il prezzo è una vita dove c’è tutto ma si è fondamentalmente impauriti, sulla difensiva, preoccupati, ansiosi, infelici. “

Il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui». Altri invece dicevano: «È Elia»; altri dicevano ancora: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!».

Finché sarà rimasto vivo certamente Erode avrà dovuto fare i conti con quella grande coscienza che ha tentato di cancellare senza riuscirci e che si chiamava Giovanni Battista.
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