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Quando cinque seminaristi offrono un momento di Grazia in TV

THE VOICE

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Bérengère Dommaigné - pubblicato il 03/02/20

Il 18 gennaio, in prima serata sulla principale rete transalpina, i circa 5,2 milioni di telespettatori di The Voice hanno potuto apprezzare la performance vocale di cinque seminaristi del seminario ortodosso di Épinay-sous-Senart (Essonne). Il quintetto ha offerto un momento di grazia “spirituale e magnifico”, a giudizio dei coachs.

Sabato 18 gennaio TF1 lanciava la nona stagione di The Voice: fin dalla prima puntata della trasmissione, i telespettatori hanno avuto sorprese ed emozioni in abbondanza. Ad esempio con la Schola Fratrum, “coro di fratelli” in latino, composta da Cyril, Arthur, Pierre, Denis e Vladimir. Originari della Russia e studenti del seminario ortodosso di Épinay-sous-Sénart, cantano insieme da diversi anni, e la loro complicità vocale ha stupito tutti gli spettatori: sono saliti sul palco dello studio televisivo in veste talare per interpretare a cappella il canto ortodosso “Anima mia”.

Per quanti ancora lo ignorano, il concept della trasmissione è di scoprire “al buio” dei cantanti che poi entreranno nella squadra di uno dei coachs per vincere poi il concorso. Quest’anno Pascal Obispo, Amel Bent, Marc Lavoine e Lara Fabian sono i capisquadra che possono voltarsi (o no) verso le voci: ed è stato anzitutto lo stupore che ha paralizzato i quattro coachs alle prime note della Schola Fratrum. Quanti sono? Che altre dritte dare loro, visto il già perfetto accordo tra loro?

«Ascoltandovi ho meditato»

Presi da queste domande, e poi dalla bellezza dell’istante “fuori dal tempo”, i coachs non si sono girati e quindi i cinque seminaristi non proseguiranno l’avventura televisiva. Ma che importa? Come dice Marc Lavoine:

Abbiamo a che fare con qualcosa di così spirituale e magnifico […]. Ascoltandovi ho meditato.

Quanto alla cantante Lara Fabian, anch’ella commossa, ha proposto di invitarli al suo prossimo concerto in Russia per cantare con loro una canzone.

Nel bel mezzo di uno show televisivo, di luci e di rumore, questi seminaristi hanno offerto tre minuti di spiritualità e di trascendenza ai 5,2 milioni di telespettatori in collegamento: in un certo senso, sono loro i vincitori.


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Non sono del resto gli unici candidati ad aver sorpreso il pubblico: tra gli altri concorrenti, Maria Boyle ha interpretato “Danny Boy”, un canto tradizionale irlandese. Nata a Dublino, vive oggi in Francia col marito e coi loro sette figli: cinque di loro l’hanno accompagnata in scena con degli strumenti e gli ultimi due li hanno raggiunti al momento del confronto con la giuria. La singolarità di questa sorridente madre di famiglia? È cieca. «Sono io quella della blind audition», scherza coi giudici:

Quando ero piccola – ha proseguito fra gli applausi del pubblico – ero affascinata dalle stelle e adesso, ormai da più di quarant’anni – le stelle non le vedo più: però non è grave, visto che nel corso degli anni le stelle sono venute da me. Eccole qui: le mie stelle sono i miei sette figli.

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[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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