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Street artist russi portano le immagini di Gesù nelle strade (VIDEO)

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Giovanna Binci - pubblicato il 28/01/20

Le icone della tradizione ortodossa escono dalle chiese per approdare nelle strade russe grazie al lavoro di bomboletta di un gruppo di giovani street artist: perché non sappiamo mai quando abbiamo bisogno di incrociare lo sguardo di Dio!

Spesso pensiamo che Dio sia qualcosa di relegato a una Chiesa o a un angolo ben tenuto della nostra casa dove conserviamo statuette, rosari e libri sacri. Spesso facciamo lo stesso errore anche nel pensare di dargli un tempo ben definito: i cinque minuti di tragitto in auto in cui preghiamo coi figli o la lettura della Parola prima di andare a dormire. Non è sbagliato, è necessario fare prepotentemente spazio a Dio nelle nostre giornate piene, ritagliare dei momenti esclusivi, dare anche a lui una “routine” fatta di orari, rituali, modi di pregare che sentiamo più o meno vicini alla nostra sensibilità. Se non lo stacchiamo dalla frenesia e non rendiamo anche Lui una sorta di “impegno”, spesso è difficile trovarGli lo spazio che merita. Ma se anche trovare una routine di preghiera e meditazione ci aiuta, non dobbiamo mai scordare che Dio appartiene soprattutto alla nostra quotidianità e che è lì che vuole entrare: senza programmi, senza grandi parole o letture, magari solo con uno sguardo alzato, una supplica, un ringraziamento o un semplice sbuffare che metta tra le sue mani il nostro non essere abbastanza, la stanchezza, il senso di sconfitta che a volte prende il sopravvento a lavoro o in famiglia.

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E’ lì, in quei piccoli o grandi momenti bui o luminosi che Lui vuole stare. E’ questa gratitudine, questo abbandono fiducioso che si fa tangibile proprio nella realtà delle nostre giornate che dà un senso anche a tutto il resto: ai momenti di preghiera esclusivi, alla messa della domenica. E a volte penso che i Crocifissi appesi alle pareti, le figurette ai lati delle strade, oltre che una questione di cultura, radici eccetera eccetera servano proprio a questo: a incrociare quello sguardo nel nostro quotidiano, a ricordarci di non relegarlo a momenti stabiliti e rituali, ma di aggrapparci al suo amore sempre. E incrociare quegli occhi spesso è sufficiente. Incrociarli nella bruttezza della periferia, tra la sporcizia di un tunnel della metro, svoltato un angolo all’improvviso, mentre sei in auto e già senti l’ansia e il peso di una giornata che deve ancora cominciare.


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Ecco, stare in quegli occhi ci riporta alla vera realtà. E mentre oggi qui si fa fatica anche ad esporre una croce al petto senza essere criticati, mentre i crocefissi scompaiono e le figurette sono lasciate all’incuria, mi ha molto colpito il progetto di un gruppo di artisti russi, il collettivo “After Icon”, guidato da Aleksandr Tsypkov, per portare l’arte cristiana nelle strade sotto forma di murales. Le icone della tradizione ortodossa campeggiano tinteggiate a bomboletta spray negli angoli più inaspettati di Mosca, dentro a vecchi edifici abbandonati o bombardati, come una scuola a Horlivka, nell’Ucraina dell’est. A ricordarci che Dio è proprio nelle nostre brutture. Addirittura i ragazzi hanno chiesto il permesso di disegnare anche nelle vecchie chiese spoglie lasciate dal regime sovietico dopo la guerra perché, dice Aleksandr:

Le persone semplicemente le hanno abbandonate e io non riesco a guardarle con indifferenza. Vanno restaurate, non possiamo solo passare e non fare nulla. Vogliamo decorarle e non dimenticare che nel nostro paese abbiamo tante bellezze architettoniche di cui però non ci curiamo.

Un progetto di recupero e di valorizzazione di quella che Alexandr definisce “una delle più belle e profonde forme di arte”. C’è la voglia di riportare bellezza nelle nostre città e nelle nostre giornate spesso più grigie dei grattacieli o del cemento che ci circonda. Perché l’arte che parla di Dio è sempre un capolavoro, che si creda o no. Ci tiene col naso all’insù nelle volte delle nostre cattedrali perché quando l’uomo cerca la verità, non può che scaturirne bellezza. Ma questi street artist hanno voglia di far uscire questa bellezza dalle chiese per renderla accessibile a tutti. In fondo, non è stato Lui a dirci “andate per le strade”? E no, non in senso metaforico, ma perché quegli occhi fossero davvero alla portata di chiunque li cerchi, consapevolmente o no, in ogni luogo, soprattutto se lontano dalla sacralità di una chiesa. Vogliono a modo loro aiutare le persone a riscoprire non solo il valore artistico di queste immagini sacre, riportare il calore delle icone e dei loro colori dorati, ma anche quello di uno sguardo di cui qualcuno, potrebbe davvero aver bisogno:

…se qualcosa scattasse in una persona nel guardare i miei graffiti, e sentisse qualcosa e magari il bisogno di incontrare Dio in una chiesa, sarebbe una vittoria per me,

afferma Aleksandr.


DUCHI URBINO

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In fondo, non sappiamo mai quali strade delle nostre città potrebbero essere quella “via di Damasco”, non solo per chi non crede, non solo per la folgorazione che ti cambia la vita, ma anche solo per essere investiti da una piccola luce che doni senso alla nostra giornata.

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