di Michela Lombardo
I farmaci vengono utilizzati off-label quando vengono prescritti per indicazioni diverse da quelle riportate nelle schede tecniche e approvate dagli Enti Regolatori. Gli usi off-label – vale a
dire fuori indicazione ‒ possono riguardare:
• il dosaggio;
• la formulazione;
• la via di somministrazione;
• l’età;
• le malattie.
La Legge permette un uso “diverso” del farmaco quando il medico, sulla base di prove documentate e in mancanza di alternative terapeutiche migliori, ritenga necessario somministrare un medicinale al di fuori delle indicazioni d’uso autorizzate.
Questa pratica è ampiamente diffusa in vari ambiti della medicina, quali, ad esempio, oncologia, reumatologia, neurologia e psichiatria, e riguarda la popolazione adulta ma soprattutto quella pediatrica e specialmente i neonati. Si stima che la prescrizione off-label in ambito pediatrico possa andare dal 10% al 40% delle ricette ambulatoriali, dal 16% al 60% delle prescrizioni in regime di
ricovero e che superi l’80% delle prescrizioni nelle terapie intensive. Con la riduzione delle nascite e lo spostamento di una fetta sempre più ampia di popolazione verso l’età adulta e anziana, è sempre più debole lo stimolo per le industrie farmaceutiche a condurre studi sui bambini. Studi che per giunta sono particolarmente difficili per molteplici ragioni.