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Cosa significa che gli angeli di Dio sono “oranti”?

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 25/01/20

Gli angeli pregano ed adorano incessantemente il loro Creatore. La Sacra Scrittura ce li mostra assorti nella contemplazione di Dio, elevando verso di Lui un’eterna lode

Gli spiriti celesti sono prima di tutto degli oranti. Gli angeli pregano ed adorano incessantemente il loro Creatore. La Sacra Scrittura ce li mostra assorti nella contemplazione di Dio, elevando verso di Lui un’eterna lode, la cui formulazione più elevata è il canto del Trisaghion da parte dei serafini, che il profeta Isaia sente rispondersi l’un l’altro: “L’uno gridava all’altro e diceva: “Santo, santo, santo è Yahvé degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria (Is 6, 3)”.

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Esaltazione della gloria di Dio

Si ritrova in diversi passi della Bibbia questa esaltazione da parte degli angeli della gloria del Dio tre volte santo in quella che sembrava come una preghiera liturgica. Molto presto si è imposta l’idea che la liturgia angelica fosse il modello della Chiesa di quaggiù.

E che, dopo la resurrezione di Cristo, la liturgia del cielo e quella della terra non ne fanno che un tutt’uno (cfr Concilio Vaticano II, Lumen Gentium, 49, 50), riunendo nella stessa comunione di adorazione e di lode tutta intera la creazione: “ E’ sempre l’intero universo che partecipa alla lode di Dio; ora il cielo degli angeli non è la parte più spirituale dell’universo? Così mai l’inno degli angeli potrà scomparire dal culto della Chiesa. Poiché è esso stesso che dona alla lode della Chiesa la profondità e la trascendenza che esige il carattere della Rivelazione cristiana”.

La preghiera degli angeli

La tradizione afferma che, già nel V secolo, Proclus (+ 447), discepolo di San Giovanni Crisostomo e patriarca di Costantinopoli, ha ricevuto da un angelo il consiglio di introdurre il Trisaghion nella liturgia. Numerosi mistici che sono stati ammessi a contemplare il mondo angelico, hanno espresso la loro meraviglia di fronte alla preghiera degli angeli, tanto essi erano impressionati dalla sua grandezza e la sua bellezza. Così Santa Mechtild di Hackeborn come scrive un suo biografo:

Ella li vede, come una muraglia luminosa, difendere la Chiesa. Essi cantano l’unione della sua anima con Gesù, nel mentre che Mechtild tocca l’arpa: “Lodiamo il Re dei re, Dio Uno e Tre, che ti ha scelto per sua sposa e per sua figlia”:

LUKE THE EVANGELIST

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La leggenda del priore fiorentino

Che dire allora dei non iniziati che, talvolta, avranno sorpreso qualche eco di quella lode! La leggenda del santo fiorentino Filippo Benizi (1233-1285), priore generale dei Servi di Maria, riporta che alla sua prima messa, il 2 giugno 1259, i fedeli sentirono al momento dell’elevazione un canto così sublime che furono rapiti in estasi per alcuni istanti: un coro di angeli intonava il Trisaghion.

Con quel segno, il Cielo ratificava la decisione che avevano preso i superiori del giovane religioso di ordinarlo sacerdote malgrado le sue reticenze. In effetti, egli si stimava troppo insignificante per essere più d’un fratello laico. Più tardi, egli rifiuterà energicamente la mitria, poi la tiara.

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“Insegnanti” di salmodia

Gli angeli sono a tal punto presi dalla gloria di Dio, che accade loro di tanto in tanto di accompagnare sensibilmente la preghiera liturgica degli uomini per associarsi alla loro lode e stimolare il loro fervore.

Essi non esitano inoltre ad intervenire per insegnare la salmodia ai soggetti poco dotati, oppure per perfezionare o correggere il canto dell’ufficio divino, per rettificare tale rubrica, per segnalare tale mancanza o riprendere tale dimenticanza.




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