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Il gesto di pace di papa Francesco a favore del Sud Sudan ha avuto effetto

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Ary Waldir Ramos Díaz - pubblicato il 15/01/20

La Comunità di Sant'Egidio ha reso noto che dopo sei anni di sanguinosa guerra civile, il Sud Sudan ha finalmente firmato un accordo di pace

Tutte le fazioni politiche del Sud Sudan sono giunte a un accordo a Roma, promosso da Papa Francesco e dalla Comunità di Sant’Egidio. La Dichiarazione di Roma è stata firmata martedì 14 gennaio nella sede della comunità cattolica, che ha una lunga esperienza nella mediazione di conflitti. Per la prima volta si sono uniti i rappresentanti dell’opposizione, che non avevano firmato l’accordo del 12 settembre 2018.

Papa Francesco potrebbe visitare il Paese nel luglio 2020 – la data esatta dev’essere ancora confermata – dopo la firma dell’accordo di pace che pone fine alla guerra civile che ha provocato quasi 400.000 vittime e più di 4,2 milioni di sfollati.

Il Pontefice ha compiuto un gesto storico per muovere le coscienze a favore della pace in Sud Sudan.

L’11 aprile scorso, al termine di un ritiro spirituale dei leader politici del Sud Sudan in Vaticano, il Papa si è inginocchiato davanti a loro e ha lanciato un appello a favore del futuro Governo che sarebbe uscito dalle urne il 12 maggio successivo, baciando i piedi del Presidente Salva Kiir Mayardit e dei vicepresidenti designati, tra cui Riek Machar e Rebeca Nyandeng De Mabior.

SSUDAN POLITICS PEACE
ALEX MCBRIDE | AFP



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Dopo la firma dell’Accordo di Roma questo martedì, uno dei leader dell’opposizione sudanese ha riconosciuto il peso di questo gesto per la risoluzione del conflitto: “Il merito dell’accordo di pace è di Papa Francesco”, ha affermato Pa’gan Amun Okiech, portavoce del SSOMA, un’organizzazione che riunisce tutti i movimenti di opposizione che non si erano uniti all’accordo di pace di Addis Abeba.

Il leader sudanese ha indicato che si è trattato di una firma unanime e con l’impegno di lavorare per costruire una pace duratura insieme al Governo e agli altri firmatari.

“Quel gesto di baciarci i piedi ci ha ispirato, e l’appello alla prosperità e alla fraternità che ha rivolto per l’anno nuovo è un sogno che diventa realtà”, ha confessato Okiech.

“È giunto il momento di porre fine alle ostilità e di imparare dai nostri errori. Il processo dovrà essere inclusivo per tutti”, ha aggiunto.

A questo riguardo, Okiech ha espresso la sua “felicità” per il fatto che il Movimento di Liberazione del popolo Sudanese all’opposizione (SPLM-IO) e il Movimento Nazionale Democratico (NDM) abbiano partecipato all’incontro.

Okiech ha detto che vorrebbe dire al Papa quanto si vergogna a nome dei movimenti di opposizione che non hanno firmato l’accordo precedente insistendo sullo scontro, nonostante i suoi appelli a cercare l’unità e la pacificazione della Nazione.

“Il cessate il fuoco è necessario per recuperare la fiducia e la speranza nel nostro popolo”, ha dichiarato Barnaba Marial Benjamin, inviato del Presidente Salva Kir.

“Abbiamo accettato l’invito di Papa Francesco a mettere da parte le differenze e a cercare quello che ci unisce, seguendo anche il metodo ispiratore della Comunità di Sant’Egidio”, ha aggiunto. “In questi giorni di incontri tra sud-sudanesi abbiamo potuto riconoscere la storia comune che ci unisce”.

Paolo Impagliazzo, segretario generale di Sant’Egidio, ha confermato che la firma dell’accordo si basa su tre pilastri: l’impegno a porre fine alle ostilità dal 15 gennaio, quello a dibattere e valorizzare i meccanismi per risolvere le divergenze e il fatto di garantire alle organizzazioni umanitarie che potranno agire nel Paese a sostegno della popolazione civile.

La dichiarazione di questo martedì è stata firmata dai membri della delegazione del Governo centrale del Sud Sudan, dai rappresentanti dei movimenti di opposizione sud-sudanesi che non si sono uniti all’accordo di pace del 2018 ad Addis Abeba (SSOMA) e da quelli dell’opposizione che avevano invece firmato l’accordo.

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