Tutte le fazioni politiche del Sud Sudan sono giunte a un accordo a Roma, promosso da Papa Francesco e dalla Comunità di Sant’Egidio. La Dichiarazione di Roma è stata firmata martedì 14 gennaio nella sede della comunità cattolica, che ha una lunga esperienza nella mediazione di conflitti. Per la prima volta si sono uniti i rappresentanti dell’opposizione, che non avevano firmato l’accordo del 12 settembre 2018.
Papa Francesco potrebbe visitare il Paese nel luglio 2020 – la data esatta dev’essere ancora confermata – dopo la firma dell’accordo di pace che pone fine alla guerra civile che ha provocato quasi 400.000 vittime e più di 4,2 milioni di sfollati.
Il Pontefice ha compiuto un gesto storico per muovere le coscienze a favore della pace in Sud Sudan.
L’11 aprile scorso, al termine di un ritiro spirituale dei leader politici del Sud Sudan in Vaticano, il Papa si è inginocchiato davanti a loro e ha lanciato un appello a favore del futuro Governo che sarebbe uscito dalle urne il 12 maggio successivo, baciando i piedi del Presidente Salva Kiir Mayardit e dei vicepresidenti designati, tra cui Riek Machar e Rebeca Nyandeng De Mabior.


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Dopo la firma dell’Accordo di Roma questo martedì, uno dei leader dell’opposizione sudanese ha riconosciuto il peso di questo gesto per la risoluzione del conflitto: “Il merito dell’accordo di pace è di Papa Francesco”, ha affermato Pa’gan Amun Okiech, portavoce del SSOMA, un’organizzazione che riunisce tutti i movimenti di opposizione che non si erano uniti all’accordo di pace di Addis Abeba.
Il leader sudanese ha indicato che si è trattato di una firma unanime e con l’impegno di lavorare per costruire una pace duratura insieme al Governo e agli altri firmatari.
“Quel gesto di baciarci i piedi ci ha ispirato, e l’appello alla prosperità e alla fraternità che ha rivolto per l’anno nuovo è un sogno che diventa realtà”, ha confessato Okiech.
“È giunto il momento di porre fine alle ostilità e di imparare dai nostri errori. Il processo dovrà essere inclusivo per tutti”, ha aggiunto.
A questo riguardo, Okiech ha espresso la sua “felicità” per il fatto che il Movimento di Liberazione del popolo Sudanese all’opposizione (SPLM-IO) e il Movimento Nazionale Democratico (NDM) abbiano partecipato all’incontro.
Okiech ha detto che vorrebbe dire al Papa quanto si vergogna a nome dei movimenti di opposizione che non hanno firmato l’accordo precedente insistendo sullo scontro, nonostante i suoi appelli a cercare l’unità e la pacificazione della Nazione.
“Il cessate il fuoco è necessario per recuperare la fiducia e la speranza nel nostro popolo”, ha dichiarato Barnaba Marial Benjamin, inviato del Presidente Salva Kir.
“Abbiamo accettato l’invito di Papa Francesco a mettere da parte le differenze e a cercare quello che ci unisce, seguendo anche il metodo ispiratore della Comunità di Sant’Egidio”, ha aggiunto. “In questi giorni di incontri tra sud-sudanesi abbiamo potuto riconoscere la storia comune che ci unisce”.
Paolo Impagliazzo, segretario generale di Sant’Egidio, ha confermato che la firma dell’accordo si basa su tre pilastri: l’impegno a porre fine alle ostilità dal 15 gennaio, quello a dibattere e valorizzare i meccanismi per risolvere le divergenze e il fatto di garantire alle organizzazioni umanitarie che potranno agire nel Paese a sostegno della popolazione civile.
La dichiarazione di questo martedì è stata firmata dai membri della delegazione del Governo centrale del Sud Sudan, dai rappresentanti dei movimenti di opposizione sud-sudanesi che non si sono uniti all’accordo di pace del 2018 ad Addis Abeba (SSOMA) e da quelli dell’opposizione che avevano invece firmato l’accordo.