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Non giudichiamo, ma ricordiamo agli altri chi sono davvero

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don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 10/01/20

E' facile giudicare quello che vediamo, molto più difficile è vedere al di là dei pre giudizi, della prima sensazione, di quello che appare. Neanche Gesù è immune da questo trattamento, ma ci ricorda che dietro quello che siamo diventati, peccatori, farisei, pubblicani, c'è molto di più.

In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione.
Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi. Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore. Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».
Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca.

Luca 4,14-22

Il racconto del Vangelo di oggi è tutto costruito sul contrasto tra la fama di Gesù e il pregiudizio dei suoi compaesani. Ormai Gesù è conosciuto ovunque, e i racconti dei suoi miracoli e delle sue predicazioni hanno travalicato i confini. Eppure tornando a casa Egli deve combattere con un demonio più pericoloso di tutti: il pregiudizio.

Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi». Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è il figlio di Giuseppe?».

Troppo spesso viviamo schiavi dei pregiudizi. Sono essi la causa principale della sofferenza nelle nostre relazioni e nei nostri ambienti. Eppure pur avendo a volte sperimentato in prima persona quanto si possa soffrire a causa di essi, capita anche a noi di ingrossare il numero di coloro che non si creano molti problemi a ragionare nello stesso modo. Un cristiano è uno che sa guardare sempre al di là della prima sensazione, del chiacchiericcio della gente, degli errori fatti, delle cadute vissute. È Gesù che ci ha educato a questo. Infatti molto spesso si intratteneva con persone che la maggior parte della gente aveva emarginato: pubblicani, peccatori, prostitute, poveri, lebbrosi, ultimi. Il suo era un andare controcorrente non per un vago buonismo o populismo, ma per una chiara volontà teologica: ricordare a queste persone chi sono davvero al di là di ciò che sono diventati. E ognuno di loro è immagine e somiglianza di Dio. Ognuno di loro è stato creato dal Padre guardando una bellezza e una bontà che forse a prima vista non si riconosce più. Gesù disseppellisce sotto i pregiudizi le vere identità delle persone, il loro vero nome. “Non è il figlio di Giuseppe?”; certo che lo è, ma è anche molto di più. E’ questa la grande lezione del Vangelo di oggi: le persone sono molto di più di quello che pensiamo e giudichiamo.
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