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Non sminuiamo il bene che entra nella nostra vita per paura di perderlo

SURPRISE

Federico Rostagno|Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 19/12/19

A noi piace pensare di sapere cosa è meglio per noi stessi, per la nostra felicità: sarà per questa poca fiducia che abbiamo in Dio che spesso pensiamo che Lui si diverta con le nostre emozioni, quasi ci ricatti. Così, anche quando potremo davvero gioire preferiamo restare increduli e sospettosi, come Zaccaria.

Al tempo di Erode, re della Giudea, c’era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe,
secondo l’usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l’offerta dell’incenso.
Tutta l’assemblea del popolo pregava fuori nell’ora dell’incenso. Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso.
Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.
Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio.
Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccaria disse all’angelo: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio.
Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.
Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva:
«Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini».

Luca 1,5-25

Il Vangelo ci ha abituati a un dettaglio importante: prima di Gesù c’è sempre Giovanni Battista. Il suo compito è “preparargli la strada”. La pagina del Vangelo di oggi ci racconta esattamente il suo concepimento, ed è questo il motivo per cui questo racconto è collocato immediatamente prima dell’annunciazione di Maria. La storia è semplice: una coppia di sposi, Zaccaria ed Elisabetta, hanno passato molto tempo della loro vita a desiderare un figlio. Questo figlio non è mai arrivato, ma non si sono lasciati imbruttire da questa mancanza. Hanno atteso, non hanno visto esaudita la loro preghiera ma non hanno smesso di credere, di pregare di affidarsi. Forse proprio nel momento in cui ormai hanno lasciato anche la remota speranza di vedersi esauditi, si ritrovano con un evento inaspettato: Dio dona loro un figlio. È Zaccaria che riceve per primo la notizia:

«Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».

Quella che dovrebbe essere una notizia bellissima si tramuta per Zaccaria in un trauma. Non si lascia contaminare dalla gioia, come molto spesso facciamo noi davanti alle cose belle della vita: per paura che ci vengano tolte o che non siano vere, cerchiamo di non dargli molto peso e sminuirle. Ma la mania di proteggersi dalla sofferenza certe volte ci rovina le cose belle della vita e ci condanna a non saper nemmeno più “bene-dire”, cioè riconoscere, saper dire il bene che c’è. Ecco perché Zaccaria perde la parola. La ritroverà solo davanti alla nascita del figlio.
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