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L’Annunciazione e gli angeli: le due versioni dei Vangeli Apocrifi

ANGELS

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 10/12/19

Apocrifo, nella terminologia religiosa greca, indica i libri segreti, rivelatori di verità occulte

Notevole è la presenza degli angeli della natività nei testi apocrifi. L’aggettivo apocrifo cioè nascosto attribuito a uno scritto di contenuto religioso – per esempio un Vangelo, un’epistola – è considerato di solito sinonimo di “non autentico”, quindi falso e non affidabile in contrapposizione a canonico a cui invece viene attribuito il significato di “autentico”.

Apocrifo, nella terminologia religiosa greca, indica i libri segreti, rivelatori di verità occulte, quindi non facilmente assimilabili dalla massa dei fedeli e destinati pertanto all’istruzione degli iniziati. Già nel Nuovo Testamento il termine canone appare in due passi delle lettere dell’apostolo dai Padri della Chiesa per indicare decreti conciliari, norme disciplinari e momenti della liturgia. Inoltre è utilizzato per stabilire cataloghi di testi religiosi di cui si autorizzava l’uso; al contrario gli scritti esclusi dai cataloghi erano definiti apocrifi. In realtà nella lingua greca il significato letterale di canone è “asta” o nei casi specifici “regolo misuratore”.

Il Vangelo di Barnaba: una “scoperta” già nata vecchia
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Uno dei Vangeli apocrifi: il Vangelo di Barnaba

Vecchio e Nuovo Testamento

Con questo significato il termine indicava nel mondo ellenico la “misura” e quindi la regola perfetta sia in campo musicale sia in letteratura, sia per traslato nell’attività religiosa. Il canone ebraico fu definito verso la fine del V secolo a. C. e dal tempo della sua stesura fino all’avvento di Cristo non ci furono profeti riconosciuti, e pertanto nemmeno scritti ispirati da Dio. A ciò fa cenno Gesù nel Vangelo di Matteo (Mt 23,35), riferendosi alla persecuzione e uccisione di tutti gli uomini giusti, da Abele fratello di Caino fino a Zaccaria. I libri apocrifi, chiamati deuterocanonici, furono messi per iscritto durante i quattro secoli di silenzio che corrono tra la stesura del Libro di Malachia e l’annuncio della nascita di Giovanni Battista.




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Oltre ai libri apocrifi dell’Antico Testamento si conoscono diverse scritture apocrife riferite al periodo del Nuovo Testamento: per esempio i vangeli della natività e dell’infanzia di Gesù o il cosiddetto apocrifo di Giovanni. L’arcangelo Gabriele è sempre presente nei passi dei vangeli apocrifi che riguardano l’Infanzia di Gesù e durante le varie annunciazioni per la nascita di Maria e quella stessa di Gesù. Gli angeli appaiono anche nei vangeli della passione e della resurrezione accanto al Cristo risorto. Quindi verso la fine del I secolo nasce una letteratura cristiana popolare che cerca di soddisfare la curiosità dei fedeli ricorrendo al genere narrativo e pretendendo di poter apportare chiarimenti su punti che i vangeli canonici hanno lasciato in ombra.

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The Nativity, Angels Entertaining the Holy Child, Marianne Stokes, (England, 1893)

L’Ascensione di Isaia

Tra questi testi apocrifi viene presa in considerazione specialmente l’Ascensione di Isaia. Il teologo Raymond Winling sostiene che ciò che caratterizza tale testo apocrifo è il quadro nel quale si inscrive la discesa del Figlio di Dio sulla terra. In effetti, l’autore riprende una strutturazione dell’universo ampiamente diffusa negli ambienti giudaici e greci dell’epoca. La Terra era ritenuta circondata da sette cieli. Si identificava il primo cielo con il firmamento oppure si situava il firmamento al di sotto del primo cielo come avviene nell’apocrifo Ascensione di Isaia.




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I sette cieli erano ritenuti abitati da potenze angeliche. Secondo il nostro apocrifo, gli angeli del sesto e settimo cielo partecipano alla perfezione divina, quelli dei cinque cieli inferiori sono man mano meno perfetti. Quanto alla zona che si estende tra il firmamento e il primo cielo, è popolata da potenze angeliche che si sono ribellate a Dio e che cercano di impedire agli uomini si risalire verso Dio.

Nel corso della sua visione, Isaia, guidato da un angelo, sale progressivamente attraverso i sei cieli inferiori fino al settimo cielo, davanti al trono sul quale sono seduti tre esseri raggianti di una gloria splendente, e cioè Dio, l’Altissimo, il Figlio suo, il Prediletto, e lo Spirito.

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Il profeta Isaia (opera di Raffaello)

Il docetismo

L’Ascensione di Isaia propone una spiegazione conforme al docetismo, secondo la quale il Cristo non aveva altro che un corpo apparente, la discesa attraverso i sette cieli è rivelatrice. In effetti, il Prediletto cambia ogni volta di forma, adottando per ciascuna quella degli angeli che abitano le diverse sfere. Si tratta di una spiegazione che introduce lo schema della metamorfosi proveniente dalla mitologia greca. Infatti per la sua apparizione sulla terra, il Prediletto riveste la forma umana, senza rivestire però realmente la natura umana.

Il docetismo che caratterizza l’Ascensione di Isaia si afferma anche in altri scritti della stessa epoca, ma già la prima lettera di Giovanni denuncia chiaramente questa tendenza; allo stesso modo, Ignazio di Antiochia, e sulle sue tracce, altri Padri reagiscono contro questo genere di deviazione. Infatti il motivo per il quale l’autore segue un tale procedimento è indicato nel testo. Affidando al Figlio suo la missione di discendere sulla terra, l’Altissimo gli dice: “E tutti gli angeli di quel mondo non sappiano che tu sei il Signore con me dei sette cieli e dei loro angeli” (X, 11[112]). La discesa del Prediletto deve dunque rimanere nascosta agli angeli e agli uomini.


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L’Annunciazione

Questo tema del segreto che avvolge la discesa si ritrova in altri scritti. Così sempre Ignazio di Antiochia parla dei misteri clamorosi celati al principe di questo mondo e compiuti nel silenzio di Dio, vale a dire la verginità di Maria e il suo parto, e la morte del Signore. Un altro testo apocrifo è il Protovangelo di Giacomo che riporta ciò che si riferisce all’annunciazione, alla gravidanza di Maria e alle reazioni di Giuseppe. L’annunciazione avviene in due tappe: mentre Maria cerca dell’acqua, si fa udire una voce che saluta Maria piena di grazia, poi quando è rientrata in casa, le appare un angelo per annunciarle che da lei nascerà Gesù. Maria visita Elisabetta, poi torna nella propria casa.

Giuseppe, tornato dai suoi cantieri, scopre la gravidanza di Maria e si abbandona alla disperazione. Ma l’angelo del Signore appare a Giuseppe e lo illumina sul mistero della concezione verginale. Il sommo sacerdote viene informato sullo stato di Maria: egli ne conclude che i due promessi sposi hanno mancato gravemente ai loro obblighi. Essi vengono citati davanti al tribunale del sommo sacerdote. Siccome protestano la loro innocenza, vengono messi alla prova delle acque amare. La prova si risolve a loro vantaggio.


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La seconda versione

In un’altra versione al momento dell’annunciazione, l’angelo dichiara a Maria che ella “ [concepirà] dal suo [il Signore di tutti] Verbo”. Maria chiede: “Se io concepirò per opera del Signore, Dio vivente partorirò come partorisce ogni donna?”. L’angelo precisa “Non così, o Maria: la potenza di Dio ti coprirà con la sua ombra”. Giuseppe fa ritorno dai suoi cantieri lavorativi e trova Maria incinta. Si lascia prendere dalla disperazione, si rimprovera amaramente di non essere riuscito a mantenere vergine colei che gli era stata affidata: questa crisi di disperazione prova a suo modo che Giuseppe non è il genitore. Di fronte a Giuseppe, Maria protesta la propria innocenza e un angelo del Signore appare a Giuseppe in pieno smarrimento e gli annuncia: “Ciò che è in lei proviene da Spirito Santo”.

Alla fine, il sommo sacerdote sottopone Maria e Giuseppe alla prova delle acque amare, ma la prova li dichiara innocenti completamente.


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