“In un certo senso, Gesù continua la Sua agonia fino alla fine del mondo nel Suo corpo mistico, offrendoci di aiutarlo a portare la croce preparata per noi da tutta l’eternità e adattata da Lui alla nostra forza come sostenuta dalla Sua grazia” – Reginald Garrigou-Lagrange, O.P.
Gesù, il nostro redentore, inizia a sottoporsi alla Passione in un giardino. È stato in un giardino che i nostri primi progenitori hanno voltato le spalle al progetto d’amore di Dio, ed è in un giardino che le grazie della croce iniziano ad essere conquistate per noi dal nostro salvatore.
“Poi giunsero in un podere detto Getsemani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedete qui finché io abbia pregato». Gesù prese con sé Pietro, Giacomo, Giovanni e cominciò a essere spaventato e angosciato. E disse loro: «L’anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate». Andato un po’ più avanti, si gettò a terra; e pregava che, se fosse possibile, quell’ora passasse oltre da lui. Diceva: «Abbà, Padre! Ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però, non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi». Poi venne, li trovò che dormivano e disse a Pietro: «Simone! Dormi? Non sei stato capace di vegliare un’ora sola? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole»”.
Qui il Signore continua a insegnarci come pregare. Si allontana, dimostrandoci la necessità di perseguire la calma e la solitudine per pregare. Rivolgendosi a Dio come Padre, richiama le parole che ci ha insegnato a dire: “Padre nostro, che sei nei cieli…” Ha affidato tutto ciò che stava per passare ai progetti e alla cura del Padre. Il nostro Padre celeste, dopo tutto, lo ha inviato per ripristinare ciò che era stato perduto.
La preghiera nel giardino del Getsemani è alla base della tradizione cattolica della preghiera nota come “ora santa”. Gesù ci invita a stare con lui. Possiamo non vegliare e pregare? Santa Margherita Maria Alacoque avrebbe trascorso su invito di Gesù un’ora ogni giovedì sera meditando sulla Passione. Molti altri santi raccomandano la pratica di un’ora di adorazione eucaristica.
I discepoli, però, avrebbero trascorso quella prima ora santa addormentati. Fulton Sheen scrive: “Come spesso nella storia della Chiesa da quell’epoca, il male era sveglio, ma i discepoli erano addormentati. È per questo che dal Suo cuore angosciato e solo è uscito quel grido: ‘Non potevate vegliare un’ora sola con me?’” I custodi del male si aggirano per il mondo cercando anime da divorare, e i servi della luce sono esausti.
È la sofferenza degli apostoli, piuttosto che la Sua stessa sofferenza imminente, che sembra essere la causa del dolore del Signore. San Girolamo scrive: “Il Signore quindi soffriva non per la paura della sofferenza, perché per questo era venuto, e aveva rimproverato Pietro per il suo timore, ma per l’infelice Giuda, per l’offesa del resto degli Apostoli, [e per] il rovescio dell’infelice Gerusalemme”. Nostro Signore era addolorato non per la sua sofferenza, ma per quella degli apostoli, per quella della Chiesa.
I dolori di Cristo, la causa della sua sofferenza si intende meglio non come paura della propria morte, ma piuttosto come lamento per la Chiesa. Quando le guardie dormono, i lupi attaccano il gregge. Senza la fatica del giardiniere, le erbacce invadono il giardino della Chiesa. In una delle sue lettere, Caterina da Siena esorta le sue consorelle dicendo: “Ahimé, dolcissime figlie, vi esorto a nome della Dolce Verità a risvegliarvi dal sonno della negligenza e dell’amore egoista di voi stesse, e a offrire umili e continue preghiere, con molte veglie e con la conoscenza di sé, perché il mondo sta morendo per la moltitudine di iniquità e l’irriverenza mostrata alla dolce Sposa di Cristo”.
Preghiamo, allora. Preghiamo come Cristo. Cerchiamo di ritagliarci un po’ di tempo assumendo il compito di vegliare. Volgiamoci al nostro Padre celeste e preghiamo per noi, per poter superare il test. E infine, preghiamo per la Chiesa, perché i suoi pastori veglino, custodendola dai lupi. Rimaniamo vigili e preghiamo.