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Sai riconoscere il tuo limite e consegnare a Gesù tutto quello che non puoi fare?

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By Ollyy/Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 08/07/19

L’umiltà è sapere che il cambiamento non è solo in tutto il nostro impegno e nelle nostre possibilità, ma soprattutto nella potenza di Chi ci ama.

In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.
Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.
Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione. (Mt 9,18-26)

«Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà». Il resoconto che Matteo dà di questo miracolo è più asciutto e più drammatico. Non c’è una malattia da curare, ma una vita morta da riscattare. E colpisce la fede di questo padre che va da Gesù anche quando tutto sembra perduto. Affida la propria figlia a Lui. Esercita una paternità straordinaria perché sa riconoscere il suo limite e consegna a Gesù tutto quello che lui non può fare più. Non dovrebbe essere così la nostra preghiera? Non dovremmo voler bene così alle persone? Andare da Gesù e dire: “io ho fatto tutto quanto potevo, ora tu fai tutto quello che io non posso più fare”. Il miracolo è innanzitutto la fiducia di quest’uomo. L’umiltà è la consapevolezza dei nostri limiti. “Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in agitazione, disse: «Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme». Quelli si misero a deriderlo. Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E se ne sparse la fama in tutta quella regione”. Trovare gente che si fida suscita sempre le risatine di chi ama tenere tutto sotto controllo. Ma come dice un proverbio: ride bene chi ride ultimo. E il sorriso di questi genitori è l’ultimo del racconto. Ma ancora una volta il tema della fiducia e dell’umiltà viene declinato da un altro pezzo di racconto: “Ed ecco una donna, che soffriva d’emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Pensava infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». Gesù, voltatosi, la vide e disse: «Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita». E in quell’istante la donna guarì”. L’umiltà è sapere che il cambiamento non è solo in tutto il nostro impegno e nelle nostre possibilità, ma soprattutto nella potenza di Chi ci ama. Sfiorare il mantello di Chi ci ama ci guarisce sempre. È il miracolo dell’amore. Basta solo anche una sola esperienza marginale d’amore a portare guarigione e coraggio. In questo senso siamo tutti mendicanti di amore come questa donna.
(Mt 9,18-26)
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