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I profumi di Padre Pio sono veri o sono suggestioni? Ecco cosa ne pensano i medici

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 16/04/19
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Queste fragranze, oltre a manifestarsi in sua presenza, si percepiscono tutt’oggi anche a distanza, su icone, immaginette, dopo aver pregato il frate e in molte altre circostanze

E’ ben noto che Padre Pio, in molte circostanze, emanava profumi molto intensi e penetranti. Tali fragranze cominciarono a diffondersi il giorno stesso della sua totale e definitiva stigmatizzazione, e molti sono quelli che dicono di averle percepite anche dopo la sua morte.

Questi profumi – di giglio, violetta, gelsomino, rosa, ecc.. – si rivolgevano non solo a quelli che amavano Padre Pio e che vedevano in lui un Padre per la loro anima, ma raggiungevano anche i miscredenti, i detrattori del frate.

Si tratta di autosuggestione? Di illusione? Come può una suggestione creare delle sensazioni olfattive, anche a grande distanza, su dei soggetti le cui personalità sono così differenti?

Parte da qui l’indagine sui profumi del santo di Pietrelcina, a cura di Padre Jean Derobert in “Padre Pio, trasparente di Dio“.

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I pannolini bagnati di sangue

Derobert cita la “diagnosi” del dottore Giorgio Festa, riportata nel libro “Tra i misteri della scienza e le luci della fede” (dello stesso Festa), in cui il medico – inviato dalla Santa Sede a studiare il “caso” Padre Pio – motiva il suo pensiero in relazione ai profumi. Quest’ultimi provenivano particolarmente dalle piaghe sul corpo del frate, ovvero le stimmate, che per i suoi detrattori erano artificiali e prodotte con acido fenico.

«Posso affermare che alla mia prima visita – sentenzia Festa – ho tolto dal costato un panno bagnato di sangue che ho portato con me per un esame al microscopio. Io personalmente sono sprovvisto di ogni odorato, e non ho sentito alcune emanazione da quel panno; tuttavia un distinto ufficiale ed altre persone che tornavano da San Giovanni, e che si trovavano in automobile accanto a me, non sapendo tuttavia che portavo con me questa stoffa chiusa in una piccola scatola, e, nonostante l’intensa ventilazione che produceva la marcia rapida del veicolo, ne sentirono benissimo la fragranza e mi affermarono che essa corrispondeva perfettamente al profumo che emanava dalla persona di Padre Pio».

Giunto a Roma, prosegue Festa, «nei giorni che seguirono e per lungo tempo, quello stesso panno sistemato in un mobile del mio ufficio ne profumò talmente l’atmosfera che, fra le persone che venivano a consultarmi, numerose furono quelle che me ne chiesero l’origine».


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Gli acidi e le sostanze caustiche

«Gli acidi e le sostanze caustiche – scrive ancora il dottor Festa – hanno in generale la proprietà fisica di bruciare, ovvero distruggere, annientare le sostanze organiche. Di conseguenza, il profumo che, fisicamente, è una “emanazione di particelle organiche“, quando è messo a contatto con un acido o una sostanza caustica qualsiasi, cessa immediatamente di esser tale. Se si prova ad introdurre in un flacone di essenza profumata alcune gocce, per esempio, di acido cloridrico, o di acido solforico, il profumo intensissimo che, qualche istante prima, si sprigionava dal flacone, cesserà d’un colpo, giustamente perché le sostanze organiche di cui si componeva sono state distrutte dalla sostanza caustica».

Allora… se il profumo, come dice il dottor Festa, è una «emanazione di sostanze organiche», si può parlare, a proposito della fragranza di Padre Pio, di una certa presenza reale del santo, ogni qual volta si avvertono questi strani profumi.



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L’odore salendo le scale

Anche il dottore Luigi Romanelli, un altro medico che seguì Padre Pio da un punto di vista scientifico, non riuscì a spiegare l’origini di questi profumi “contro” cui si è imbattuto. Ne parla del primo rapporto che fece giungere alle “Autorità dell’Ordine” Cappuccino.

Riporta Padre Fernando Da Riese Pio X nel libro “Padre Pio da Pietrelcina crocifisso senza croce“:

Notò un certo odore il dottore Luigi Romanelli, salito per la prima volta a S. Giovanni Rotondo nel maggio 1919. Ne restò, se non scandalizzato, certo sorpreso. Infatti ad un frate vicino — era padre Paolo da Valenzano — commentò che non gli pareva «gran buona cosa che un frate, e tenuto poi in quel concetto, usasse profumi». Il Romanelli assicura che per altri due giorni di permanenza a S. Giovanni Rotondo non notò più alcun odore, pure stando in compagnia del Padre. Prima di partire, «propriamente nelle ore pomeridiane», salendo le scale, risentì l’odore del primo giorno, per «pochi istanti». Il medico riferisce non solo di aver notato che «dal suo corpo proveniva un certo odore», ma addirittura di averlo «gustato». Il Romanelli allontana la spiegazione di suggestione: di profumo egli non aveva mai sentito parlare e, poi, lo notò non in continuità — come avrebbe preteso la sua suggestione — ma a tempi. Per il Romanelli, quindi, resta un fenomeno che non si sa spiegare.


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La tesi debole di Bignami

Il professore Amico Bignami, altro medico che analizzò Padre Pio, indicava come causa possibile del profumo l’acido iodidrico emanante da tinture di iodio mal conservate. Il dottor Festa rispose che era «estremamente raro il caso» dello sviluppo dell’acido iodidrico dall’uso della tintura di iodio e che, dopo tutto, una sostanza irritante e caustica — come la tintura di iodio e l’acido fenico — non è mai sorgente di profumo. Anzi — ed è legge fisica ben constatabile — una sostanza del genere, messa a contatto di un profumo, lo distrugge.

Resta poi da spiegare come si percepisca il profumo di padre Pio a grande distanza da qualsiasi eventuale sorgente. Un fenomeno che tutt’oggi molti fedeli sostengono di avvertire.


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La cipria e la smentita

Ci fu, infine, chi disse che padre Pio usasse cipria o acqua odorosa. Purtroppo la notizia perviene da persona autorevole, l’arcivescovo di Manfredonia monsignor Pasquale Gagliardi, il quale giunge persino a dire di «aver visto» coi propri occhi «padre Pio incipriarsi nella sua stanza» in occasione di una sua visita al convento di San Giovanni Rotondo. Tale voce viene smentita da più testi, presenti alle visite dell’arcivescovo. Essi documentano che l’arcivescovo Gagliardi mai entrò, né vide il Padre stimmatizzato nella sua stanza.

Anche il dottore Festa ha assicurato: «II padre Pio non fa, né ha mai fatto uso di alcuna sorta di profumi». A confermarlo pure i cappuccini vissuti con padre Pio. Resta, dunque, il fenomeno mistico di fronte alla debolezza delle tesi mediche.


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