Si definiscono immaginative e corporali. Nelle vite di santi, beati e servi di Dio ce ne sono di diversa natura. Ecco alcuni casi Nella storia del cristianesimo si registrano migliaia di apparizioni angeliche. Cerchiamo in qualche modo di classificarle.
In favore dei martiri, gli spiriti celesti appaiono agli occhi dei loro compagni di prigionia, ai loro guardiani, od anche ai loro carnefici. Il figlio del prefetto di Roma è folgorato dalla vista dell’angelo che custodisce sant’Agnese; Valeriano merita di vedere quello che custodisce Santa Cecilia; i misteriosi assistenti alla deposizione nella tomba di sant’Agata sono intravisti da tutti quelli che rendono gli ultimi doveri alla sua spoglia.
Molte apparizioni agli anacoreti, vescovi e monaci, possono essere classificate come visioni immaginative; tali sono per esempio le apparizioni di anime condotte in cielo dagli angeli; tali anche le belle manifestazioni di spiriti celesti presentate agli sguardi di san Giovanni Crisostomo o di san Bernardo, sia durante la celebrazione del santo Sacrificio, sia durante il canto del mattutino, e menzionate su di un tema analogo nella vita di molti altri santi.
E’ molto probabile che in quelle circostanze, gli angeli si siano accontentati di imprimere nell’immaginazione dei servi di Dio alcune vive immagini rivelatrici della loro presenza o della loro azione, senza rivestire un’apparenza fisica. Santa Teresa, che ebbe infinite volte rivelazioni di questo genere, non sembrava accordare loro una realtà circoscritta sotto i sensi del corpo. E, nondimeno, conviene riconoscer loro una realtà obiettiva.
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I santi hanno visto realmente, ma con le loro facoltà interne, degli angeli che conducevano realmente delle anime in cielo, che realmente circondavano il santo altare, e realmente esortavano i monaci a cantare le lodi divine. Visione immaginativa non vuol dire allucinazione, ossia visione di un oggetto che non esiste, ma percezione con un atto interno del cervello di un oggetto reale che fa direttamente un’impressione su di esso. Difatti, ben lungi che vi sia opposizione tra la visione immaginativa e la visione corporale, vi è grande affinità tra l’una e l’alta.
Dai due lati vi è formazione d’una immagine da un agente sterno e spirituale:solamente nel primo caso essa è presentata semplicemente al cervello del veggente, nel secondo lo è ai suoi sensi corporali. Occorre quindi ammettere che molte manifestazioni angeliche sono state solamente delle visioni immaginative.
Per contro, molte altre si rifiutano a questa classificazione e chiedono di essere classificate in mezzo alle visioni incontestabilmente corporali: tale è, per citarne alcune, l’angelo che libera sant’Apollonio, tali sono gli sconosciuti che gli portano dei viveri, tali sono i guerrieri misteriosi che guarniscono gli spalti di Costantinopoli, tale è la guida provvidenziale che assicura la marcia dei crociati; tali sono le apparizioni da cui furono gratificati san Domenico, san Francesco d’Assisi, San Filippo Benizi; tali sono le visite degli spiriti celesti sotto la sembianza di un povero o di un pellegrino, così frequenti nella vita dei santi.
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Pensiamo al toccante fenomeno dell’assistenza continua d’un angelo visibile, favore accordato a santa Lidwina, alla beata Veronica di Binasco, a santa Francesca Romana o a santa Francesca delle Cinque Piaghe o ai nostri tempi a san Pio da Pietrelcina. Occorre classificarle in mezzo alle visioni immaginative od in mezzo alle visioni corporali? Non si può credere che la sola immaginazione di quelle sante sia stata colpita e rapita da quella visione incantevole. Ma, si dirà, quegli angeli non erano visibili che alle sante stesse, e non al loro entourage. Questo non proverebbe per nulla che non abbiano colpito i loro sensi esteriori con una forma fisicamente sensibile: poiché uno spirito può molto bene, pur rendendosi esteriormente visibile a qualcuno, rimanere invisibile a tutti gli altri fuorché a lui.
Santa Francesca ci rappresenta il suo angelo che getta di notte una tale luce, ch’ella può leggere il suo ufficio grazie a tale flusso di luce; la sua presenza è dunque ben fisica. Parlando con lui, ella cerca di posargli la mano sulla testa, ma, lei dichiara, di nulla sentire al toccare: il corpo del suo angelo era dunque formato di lineamenti aerei senza consistenza materiale. Egli le rende mille servizi che lo suppongono ben realmente presente ed agente ai suoi fianchi: cogliamo uno di questi aneddoti, il più caratteristico ed il più delizioso di tutti.
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Un giorno che Santa Francesca portava suo nipote Girolamo, improvvisamente Satana le appare; il bambino, tutto come lei, vede l’orribile spettro e si dibatte tra le braccia della sua parente. Questa lo marca col segno della croce, ma senza riuscire a calmare il suo fragore. Allora l’angelo si china davanti alla santa, tendendogli le sue due braccia. Francesca gli rimette il bambino e, cosa meravigliosa, si vede l’esserino sospeso in aria senza sostegno apparente, poi dolcemente portato e deposto nella sua culla. Egli non ha più paura, sorride all’arcangelo che lo accarezza come una madre, e pare avvolgerlo nei raggi che emanano dalla sua bella capigliatura d’oro.
Santa Lidwina ottenne un giorno che una sua amica vedesse il suo angelo custode. “State, le disse, in un atteggiamento rispettoso, egli sta per apparirvi”. Ed egli si mostrò a quella donna, col volto tutto raggiante, gli abiti bianchi come la neve. “Angelo, fratello mio, disse allora Lidwina, vi prego di permettere a mia sorella di contemplare un istante la bellezza dei vostri occhi”. E l’angelo fissò la pia amica in una maniera così dolce e così graziosa, ch’ella ne fu fuori di sé e che, per molti giorni, ella non fece che piangere senza poter prendere nessun cibo (Act. SS. Ap., Tomo II, p. 317).
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Quelle manifestazioni toccanti dimostrano pure in certe situazioni la realtà esteriore di quelle apparizioni. Un angelo continuamente visibile fu accordato a diversi santi e sante come ad esempio al beato Dalmazio Monier, dell’ordine di San Domenico e alla venerabile Anna di Xainctong, fondatrice delle Orsoline in Borgogna nel diciassettesimo secolo. L’apparizione del serafino a Santa Teresa ebbe un effetto fisico, la transverberazione del suo cuore; ma pare ch’ella l’abbia avuta per una specie di ripercussione poiché, dice la santa, “il dolore fu principalmente spirituale”. E’ opportuno anche da notare che il corpo stesso della santa non fosse traforato nel posto del cuore; solo il cuore si trovò raggiunto. Vi è là qualcosa di misterioso, dimostrante che i fenomeni divini esonerano le leggi particolari fisiche. San Tommaso d’Aquino è addormentato; egli vede in sogno, dunque immaginativamente, due angeli cingergli il corpo al basso ventre con una cintura; ma, allo stesso tempo, egli sente intorno alle reni una stretta così forte che gli causa un dolore acuto e si sveglia lanciando grandi urla.
La visione in se stessa è immaginativa; solamente essa è accompagnata da un dolore fisico e molto accentuato provocato dagli angeli sul giovane addormentato che in tal modo, a detta del santo, ricevette il dono della tranquillità nelle tentazioni di sensualità. Come pure se, come alcuni lo pensano, la visione di Santa Teresa fosse immaginativa, vi fu un’azione concomitante del serafino che raggiunse con lo stesso colpo la sua anima spirituale ed il suo cuore di carne, che fu di conseguenza contemporaneamente psichico e fisico. La santa non poté vivere oramai, col cuore forato, senza un miracolo.
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Apparizioni angeliche autenticamente reali come quelle a San Giovanni di Dio o a San Filippo Neri; si producono sotto una forma accessibile a tutti gli occhi, ed in presenza di testimoni. Come pure quando San Stanislao Kostka, a due riprese, è comunicato dalla mano degli angeli, o la stessa comunione viene fatta nel 1916 ai tre pastorelli di Fatima. L’immaginazione non può spiegare questo fenomeno. Pare ugualmente ben impossibile che la sola fantasia sia stata la causa dei fatti straordinari angelici che sovrabbondano nella vita di Benedetta di Laus, di Agnese di Langeac, e maggiormente di Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe o, ai nostri recenti giorni, di una Natuzza Evolo. L’angelo che guida la suora Caterina Labouré ai piedi della santa Vergine, e servendogli da fiaccola durante la notte, ricorda esattamente l’angelo di santa Francesca Romana, e si presenta, anch’egli, coi caratteri di una apparizione la cui realtà fisica è innegabile.
Avrei potuto estrarre dalla vita dei santi ben altri fatti. Chi non ha ammirato al Louvre il famoso quadro del Murillo, chiamato “La Cucina degli Angeli”? Un frate cuoco, san Diego, è rapito in estasi: eccolo a sinistra del quadro, sollevato da terra, con le mani giunte, le gambe ripiegate come qualcuno che l’influsso divino ha sorso in ginocchio; una luce interiore traspare dal suo volto smagrito e placcato di polvere, essa avvolge la sua testa ed il suo corpo come un’aureola.
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Gli angeli lo suppliscono nel suo ufficio: ve ne sono di grandi dalle ampie ali, che vanno all’acqua, mettono la tovaglia, fanno riscaldare la pentola sul fornello che riscalda; poi dei piccolo, giocosi e spigliati, con ali abbozzate come ali di piccioni, che maneggiano dei pomodori e dei cetrioli. Su quei fatti entra nella cucina, da una porta a sinistra, il priore del convento seguito da due gentiluomini ed un buon frate vi penetra da una porta sul fondo. Tutti sono basiti vedendo quella strana cosa: il cuoco, rapito in cielo, e gli angeli del cielo che fanno la sua cucina. Il pennello divinamente realistico del Murillo ha giocato in quella scena, ne ha inventato i dettagli e abbellito l’ordinanza. Egli non ha inventato il fatto da se stesso, che è tratto dalla leggenda di San Diego, come il lavoro degli angeli è preso autenticamente dalla vita di Sant’Isidoro.
La Sacra Scrittura in conclusione menziona un buon numero di apparizioni angeliche che non lasciano nessun dubbio sulla loro realtà; la vita dei santi non fa che aggiungere ancora altre prove alle manifestazioni degli spiriti celesti.
E’ chiaro che, per la religione cristiana, tali fenomeni angelici sono reali ma sono normalmente eccezionali e sono alquanto rari nella vita delle persone anche le più sante.
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