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Le reliquie ingioiellate dei santi in Germania

SAINT GETREUS

© 2013 Paul Koudoundaris

V. M. Traverso - pubblicato il 01/11/18

Il fotografo Paul Koudounaris ha documentato la tradizione della decorazione delle ossa sacre in Germania, Austria e Svizzera

Fino al IV secolo, quando l’imperatore Costantino legalizzò il cristianesimo, ai cristiani era impedito di praticare la loro religione a Roma, e spesso ricorrevano a incontri segreti nelle catacombe per ricordare i propri defunti e pregare per loro. Tra il I e il IV secolo, i cristiani usarono o costruirono circa 40 luoghi di sepoltura sotterranei situati al di fuori delle mura cittadine.

Nel XVI secolo, alcuni di questi antichi tunnel sotterranei iniziarono ad essere scavati e le reliquie vennero riesumate. Numerosi resti umani trovati all’interno delle catacombe vennero attribuiti a martiri morti durante la persecuzione del periodo in cui il cristianesimo era illegale. Nei due secoli successivi, molti dei resti di quei primi cristiani vennero inviati nell’Europa settentrionale, dove i cattolici subivano l’oppressione del neonato movimento protestante, inclusa la distruzione delle reliquie. L’arrivo dei resti dei primi cristiani venne accolto con un tale entusiasmo che monaci e suore decisero di ornare le “ossa sacre” con splendidi tessuti, oro e pietre preziose.

Il risultato finale è una raccolta affascinante anche se inquietante di “sante reliquie ingioiellate” diffuse nelle chiese e nei monasteri delle attuali Germania, Austria e Svizzera. Nel 2008, lo storico dell’arte e fotografo Paul Koudounaris si è imbattuto in una di queste reliquie mentre visitava un villaggio tedesco vicino al confine con la Repubblica Ceca. Qualche giorno dopo, Koudounaris si è trovato di fronte ad altri due “resti ingioiellati” conservati in un’altra piccola chiesa della zona. Si è presto reso conto che quegli scheletri magnificamente decorati erano davvero qualcosa di notevole, e ha trascorso gli anni successivi esplorando le chiese tedesche, austriache e svizzere per documentare questo peculiare fenomeno culturale. Le sue scoperte sono state presentate nel libro splendidamente illustrato Heavenly Bodies: Cult Treasures & Spectacular Saints from the Catacombs, pubblicato da Thames and Hudson (2013).

Come spiega Koudounaris nel capitolo introduttivo, le reliquie venivano vestite con abiti lussuosi e ornate di gioielli per riprodurre la Gerusalemme celeste descritta al capitolo 21 del Libro dell’Apocalisse, dove si legge che “il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima”. Quella descrizione è stata presa piuttosto alla lettera dai monaci e dalle suore che hanno trasformato i “resti delle catacombe” in quelli che Koudounaris definisce “gli oggetti artistici più belli mai creati con ossa umane”.

È difficile stimare esattamente quanti di questi scheletri opulenti siano stati creati nel XV e nel XVI secolo, ma Koudounaris ritiene che la Chiesa abbia inviato almeno 2.000 scheletri completi in
Germania, Austria e Svizzera. Il gruppo più consistente di scheletri provenienti dalle catacombe venne accolto dalla basilica di Waldsassen, definita da Koudounaris la “Cappella Sistina della morte” per via della sua impressionante raccolta di 10 scheletri completamente conservati. Ciò che è certo è che virtualmente ogni chiesa cattolica, soprattutto nella Germania meridionale, avrebbe esposto con orgoglio uno scheletro riccamente decorato per esprimere una “dichiarazione grandiosa” contro l’oppressione protestante. Le sante reliquie sono diventate presto una parte fondamentale anche della cultura popolare. I locali si rivolgevano spesso a questi antichi martiri per ricevere aiuto, e molte famiglie iniziarono a chiamare i propri figli come il “martire delle catacombe” locale.

La fortuna di questi scheletri, però, non è durata a lungo. Nel XVIII secolo l’imperatore d’Austria Giuseppe II, un cattolico fortemente interessato ai princìpi dell’Illuminismo, iniziò a rivedere molte delle pratiche “non illuminate”, e ordinò la soppressione di 700 monasteri che non erano coinvolti nell’offrire servizi come quelli educativi o d’assistenza e la distruzione delle reliquie che non potevano essere documentate come autentiche. Qualche reliquia venne risparmiata perché era stata donata a chiese e monasteri dalla madre di Giuseppe, l’imperatrice Maria Teresa, come simbolo di devozione, come una che venne offerta all’abbazia benedettina di Melk nel 1762.

I pochi scheletri sopravvissuti all’editto di Giuseppe vennero “declassati”. Ad Amberg, in Germania, lo scheletro di San Crescenzio venne rimosso dal suo santuario e chiuso in una scatola sotto l’altare. Nel XX secolo i ladri hanno contribuito a questa spoliazione introducendosi nelle chiese e rubando tutte le cose preziose su cui riuscivano a mettere le mani.

Oggi possiamo quindi ammirare una serie molto meno consistente di “ossa ingioiellate”, ma grazie a Koudounaris i resti sopravvissuti sono catalogati perché tutti possano vederli. Scorrete la galleria per vedere gli esempi che colpiscono di più di questa “arte delle ossa” documentata da Koudounaris nel suo libro.

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