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Migranti, Papa Francesco non dice: accoglienza a prescindere. Ecco le sue vere parole

POPE FRANCIS,ROHINGYA
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 28/08/18
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Bergoglio è stato chiaro sul volo di ritorno dall’Irlanda. Sugli immigrati è pronto ad impegnarsi (dopo la nave Diciotti, segue le vicende dei lager libici) ma dove c’è la possibilità di integrarli

Tra Dublino e Roma sabato sera sono intercorse diverse telefonate per favorire la soluzione della brutta vicenda dei migranti trattenuti a bordo della Nave Diciotti da una decisione del tutto fuori dai canoni del ministro degli Interni.

Ovviamente la decisione di accollarsi come Cei un centinaio di immigrati con questa modalità del non contributo statale l’ha presa da solo il presidente Gualtiero Bassetti, che avrà consultato al telefono i vicepresidenti e il segretario generale (uscente) Nunzio Galantino.

LIBYA

European Commission DG ECHO-(CC BY-ND 2.0)

La “longa manus” di Francesco

Non ci sono conferma che (trovandosi anche lui nella capitale irlandese) anche Papa Francesco sia stato attivo nella ricerca di una via d’uscita dal vicolo cieco in cui si stava infilando il nostro Paese, anche se appare una coincidenza singolare la circostanza che ad offrirsi di togliere le castagne dal fuoco all’Italia si sia offerto proprio il premier irlandese Leo Varadkar, e questo subito dopo il suo colloquio con Francesco nel Castello di Dublino (Agi, 27 settembre).



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La migrante diventata studentessa universitaria

“C’è il suo zampino?” ha chiesto al Papa una giornalista sul volo di ritorno da Dublino, e lui ha replicato che, no, lui direttamente non c’entra bensì è opera del “buon don Aldo” Buonaiuto, della Fondazione Giovanni XXIII, ma anche della Cei con il cardinale Bassetti. Ricorda il criterio di prudenza che deve guidare un Paese nell’accogliere degli immigrati, ma soprattutto Francesco spinge sul valore dell’integrazione. Può cambiare una vita, dice, come quella della studentessa portata con lui dall’isola di Lesbo e di recente incontrata all’Università. Questo per strappare ai trafficanti il commercio di carne umana e dare dignità a chi cerca una nuova vita (Vatican news, 28 agosto).



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Senza integrazione meglio non accogliere

«Accogliere lo straniero è un principio morale», ha ribadito il Pontefice. «Ma non si tratta di accogliere “alla belle étoile”, no, ma un accogliere ragionevole».

Perciò occorre parlare «della prudenza dei popoli sul numero o sulle possibilità: un popolo che può accogliere ma non ha possibilità di integrare, meglio non accolga. Lì c’è il problema della prudenza. E credo che proprio questa sia la nota dolente del dialogo oggi nell’Unione Europea».

POPE REFUGEES

ServizioFotograficoOR/CPP/CIRIC
À la veille de la journée mondiale qui leur est consacrée, le pape François rencontre une délégation des réfugiés accueillis dans les paroisses de la capitale italienne. Saint Jean de Latran, Rome, le 19 juin 2017.


POPES
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Il modello della Svezia

Salta così, una volta di più, l’immagine costruita da certi media di un Pontefice immigrazionista, schierato irrazionalmente per un’accoglienza selvaggia dei migranti. Non è la posizione della Chiesa. Il Papa ha anche citato la Svezia: «La Svezia è stata un modello. Ma, in quel momento, la Svezia incominciava ad avere difficoltà: non perché non avesse buona volontà, ma perché non aveva le possibilità di integrazione», di migranti. Giudizi in continuità con quanto aveva già detto tante altre volte.


POPE FRANCIS,MIGRANTS
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Ritorno all’Inferno

Ma avvertendo anche prudenza nel volerli rimandare indietro: «Ho visto in un filmato registrato di nascosto dove si vede ciò che succede a coloro che vengono rimandati indietro e che sono ripresi dai trafficanti – ha detto ancora Bergoglio – È doloroso: le donne e i bambini sono venduti, ma gli uomini ricevono le torture, le più sofisticate. Prima di rimandarli indietro, si deve pensare bene, bene, bene» (Uccronline, 28 agosto).

Le torture viste dal Papa

E’ l’orrore dei lager libici quello di cui parla Papa Francesco. Le tremende immagini delle torture inflitte ai migranti che vengono riportati indietro nei centri di detenzione in Libia.

Torturati, martirizzati, umiliati, legati e appesi con le corde come salami. I racconti dei sopravvissuti non bastano più a farci rendere conto dell’orrore quotidiano che si consuma al di là del Mediterraneo: come è possibile immaginare l’inferno in terra se non guardandolo con i propri occhi? (Corriere, 28 agosto).

E Papa Francesco, come riporta oggi in apertura e in grande evidenza Avvenire (28 agosto), ha voluto vedere personalmente ciò che è impossibile concepire solo con il pensiero.



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