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Diciotti: Salvini e il capo di gabinetto indagati per sequestro di persona

MATTEO SALVINI

Miguel MEDINA / AFP

Lega Nord far right party leader Matteo Salvini holds a rosary during campaign rally on Piazza Duomo in Milan on February 24, 2018, a week ahead of the Italy's general election. / AFP PHOTO / Miguel MEDINA

Agi - pubblicato il 26/08/18

Inchiesta anche sul capo di gabinetto. "Essere indagato per difendere i diritti degli italiani è una vergogna", tuona il ministro, "fuori la politica dalle aule di giustizia". Solidarietà dal centrodestra. Per Meloni è un "atto sovversivo". Toti chiede il blocco navale. Come funziona la procedura

Dopo le indiscrezioni, l’ufficialità. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini è indagato per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio, nell’ambito dell’inchiesta sul caso “Diciotti” insieme al capo di gabinetto del ministro. “Essere indagato per difendere i diritti degli italiani è una vergogna”, afferma il ministro dell’Interno dal palco della festa leghista di Pinzolo. Il vicepremier incassa la solidarietà degli alleati di un centrodestra che, per una volta, si ritrova compatto. Per Giorgia Meloni quello dei pm di Agrigento è “un atto sovversivo”, e il governatore della Liguria, l’azzurro Giovanni Toti, chiede addirittura il blocco navale. I compagni di coalizione del M5s, per ora, invece tacciono.

L’apertura delle indagini

La decisione della procura di Agrigento è arrivata al termine della missione romana del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio che ha trasmesso gli atti alla procura di Palermo per il successivo passaggio “al tribunale dei ministri della stessa città”.

Tale procedura di “legge costituzionale 16/1/89 n. 1, permetterà, con tutte le garanzie e le immunità previste dalla medesima legge, di sottoporre ad un giudice collegiale specializzato le condotte poste in essere dagli indagati nell’esercizio delle loro funzioni, uno dei quali appartenente ai qualificati soggetti indicati all’articolo 4 della norma costituzionale. Ogni eventuale negativa valutazione delle condotte di cui sopra – spiega – dovrà essere sottoposta alla autorizzazione della competente Camera”.

Decisiva, dunque, la trasferta romana nel corso della quale per tre ore Patronaggio e il suo sostituto Salvatore Vella hanno sentito, come persone informate sui fatti, il capo del Dipartimento Libertà civili e Immigrazione, prefetto Gerarda Pantalone, e il vice capo del Dipartimento, prefetto Bruno Corda. Obiettivo di Patronaggio, che nei giorni scorsi era salito su nave Diciotti per una ispezione, era ricostruire la catena di comando per individuare chi ha dato l’ordine di non fare sbarcare i migranti. Le indagini sono state delegate alla Guardia costiera, verso la quale, dunque, c’è stata fin da subito la massima fiducia, e puntavano ad accertare le responsabilità individuali dei soggetti che fanno parte di questa catena di comando. È questo dunque il filone principale delle indagini sul caso, mentre la procura di Palermo ha già aperto un’inchiesta per associazione a delinquere finalizzata al traffico di uomini, e quella di Catania un fascicolo di ‘atti relativi’.




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Cosa prevede la procedura

“La procedura prevede che gli atti vengano trasmessi al procuratore della Repubblica di Palermo che, entro 15 giorni, li dovrà poi girare alla sezione del distretto di Palermo del Tribunale dei ministri, organismo composto da tre magistrati scelti per sorteggio ogni due anni e attualmente in carica”, spiega ad Agi il presidente del Tribunale di Palermo, Salvatore Di Vitale. “in ogni caso il tribunale dei ministri dovrà eseguire una istruttoria alla fine della quale può archiviare ovvero trasmettere nuovamente le carte al procuratore della Repubblica che dovrà inoltrare l’autorizzazione a procedere alla Camera di competenza”.

La reazione di Salvini: “Fuori la politica dalla aule”

“Possono arrestare me ma non la voglia di 60 milioni di italiani, indaghino chi vogliono”, ha replicato Salvini dal palco della festa della Lega a Pinzolo, “abbiamo già dato abbastanza, è incredibile vivere in un paese dove dieci giorni fa è crollato un ponte sotto il quale sono morte 43 persone dove non c’è un indagato e indagano un ministro che salvaguardia la sicurezza di questo Paese. È una vergogna”.

“Il procuratore di Agrigento lo aspetto con il sorriso a Pinzolo. Aspetto un procuratore che invece di indagare un ministro indaghi i trafficanti di essere umani e spero che mi stia guardando. Essere indagato per difendere i diritti degli italiani è una vergogna”, ha aggiunto, “fuori la politica dalle aule di giustizia. In Italia ci sono 4 milioni di processi arretrati e indagano un ministro che difende i confini e difende i diritti degli italiani”.

“Non abbiamo da imparare dai francesi e dai tedeschi. È cambiata l’aria. Non c’è più il signor sì, signor padrone dei Monti, Letta, Renzi e Gentiloni”, ha detto Salvini prima di ringraziare Albania, Irlanda e Cei. “Torni a prevalere il merito, dove torni l’immigrazione controllata e regolata”, ha proseguito Salvini, “qui a Pinzolo ci sono lastroni in pietra che ricordano tutte le città del mondo dove i lavoratori trentini hanno portato la loro fatica e il loro lavoro e nessuno gli ha pagato 35 euro al giorno. Io sono disposto ad accogliere persone per bene. Non voglio gli spacciatori. Io sono pronto a portare rispetto a chi porta rispetto. Se arrivi a Pinzolo, Milano, Torino o Torino e cominci a dire che non mi piace il crocefisso, non mi piace Gesù Bambino, non mi piacciono le campane, torna a casa tua”.




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Per una volta, il centrodestra si ricompatta intorno a quello che, in teoria, rimane un alleato.

“Scandaloso e sovversivo indagare un ministro che cerca di fermare l’invasione di clandestini, come chiesto a gran voce dai cittadini italiani nelle ultime elezioni politiche, per costringerlo invece a far sbarcare gli immigrati e a non cambiare nulla”, scrive su Facebook la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, “ancora più scandaloso se si tiene conto che mai nessun magistrato ha pensato di indagare il precede governo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, pur essendoci tutti i presupposti. Nessuno creda di potersi porre al di sopra della volontà popolare e di piegare la nostra democrazia alla propria ideologia. Fratelli d’Italia esprime la sua solidarietà a Salvini e chiede al Ministro della Giustizia e al Presidente della Repubblica di intervenire immediatamente per censurare questo gravissimo atto. E ci aspettiamo una parola di sdegno anche da quella parte significativa della magistratura non obnubilata dal furore ideologico”.

“C’è chi difende l’Europa che non ci ha mai aiutato a gestire l’immigrazione sulle nostre coste”, scrive invece il presidente della Liguria, Giovanni Toti, forse il membro di Forza Italia più vicino a Salvini, “c’è chi prova a ristabilire un po’ di equilibrio e di equità nell’accoglimento dei migranti. E c’è chi indaga chi ci prova. Solidarietà all’amico Salvini. Se esiste un reato di opinione, mi sento indagato con lui. Non resta che una strada di fronte a tutto ciò: il Governo ordini il blocco navale in Libia”.

Nel M5s non parla nessuno

Da parte degli alleati M5s al momento solo bocche cucite. Nessuno commenta in modo ufficiale, nessun post su Facebook, a dimostrazione dell’imbarazzo che comunque la notizia porta tra i 5 stelle. Lo scontro con i magistrati arriva ad un punto altissimo e nessun pentastellato, è il vicepremier Luigi Di Maio nè tanto meno il ministro della giustizia Alfonso Bonafede fanno trapelare nulla. Un silenzio gelido che serve anche, come spesso è già accaduto in situazioni difficili in passato, a prendere tempo per concordare una posizione comune.

 “Abbiamo sempre detto che la magistratura deve fare il suo corso” e che “alla politica spetta la valutazione politica. in questo caso è chiaro che è un atto dovuto per una azione politica. Quindi non può essere sullo stesso piano di indagini per corruzione o altro”, è, a quanto si apprende, il commento che riassume la posizione del partito.

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