Solo una visione realistica è vera, le altre sono fumo negli occhi per gli italiani e dannose per i migranti
di Giovanni Amico
Nel dibattito sull’accoglienza dei migranti – in specie quelli recenti sulla nave Aquarius, ma in realtà sempre – sembrano avere spazio sui media e fra gli “intellettuali” solo due fronti in totale contrapposizione, quello dei “razzisti” e quello degli “anti-razzisti”: l’uno accusa l’altro e ogni estremo dà forza all’altro.
Che così si distribuiscano i social è ancora comprensibile, anche se inaccettabile, ma quando sono i media e gli “intellettuali” a cavalcare la contrapposizione, la modalità dei fronti contrapposti diviene irresponsabile e gravissima.
Infatti, a qualunque amante sia dei migranti sia dei paesi ospitanti, come a qualunque vero esperto di immigrazione e integrazione, appare evidente che solo una posizione intermedia è vera: si tratta di decidere di accogliere, ma facendo bene i conti con le risorse che si hanno, soffermandosi suei progetti di integrazione che si è in grado di mettere in atto, sulle opportunità di lavoro che si è in grado di offrire.
Il governo di centro-sinistra Gentiloni aveva ben capito, ben prima che salissero al governo leghisti e grillini, che senza dedicare risorse ingenti ai progetti di integrazione successivi al salvataggio in mare e alla prima accoglienza, senza contrastare l’immigrazione irregolare, senza una politica di internazionale di sviluppo delle nazioni meno abbienti, senza stabilire un tetto annuale di migranti da accogliere, privilegiando così rifugiati e persone maggiormente bisognose, l’accoglienza sarebbe stata un bluff.
Le vicende della tendopoli di San Ferdinando – a fianco della quale è stato ucciso Soumaila, che reperiva materiale per baracche che esistono ormai da più di 8 anni – sta lì a testimoniare le conseguenze di una prima accoglienza non seguita da veri processi di integrazione.
Minniti e Pinotti, nel precedente governo di centro-sinistra, con il pieno appoggio del premier Gentiloni e del segretario Renzi, hanno perseguito una politica che è stata contemporaneamente di accoglienza e di contrasto dell’immigrazione.
Con Minniti, infatti, il numero dei passaggi in mare è stato sensibilmente diminuito con un preciso lavoro di politica internazionale e, contemporaneamente, da Pinotti sono state inviate truppe italiane in Niger per salvaguardare i migranti dalla mafia locale araba e africana, allo scopo contemporaneo di rallentarne il passaggio.
La politica di contrasto dell’immigrazione caratterizza al momento qualsiasi paese d’Europa, non solo la Polonia o l’Ungheria. Solo l’Italia, a motivo della sua cultura e della sua posizione geografica, pur essendo poverissima di progetti e di risorse investite per l’integrazione di medio e lungo periodo, è totalmente sbilanciata a favore dell’accoglienza.
Il resto d’Europa, dalla Svezia, alla Francia, alla Spagna, alla Danimarca è, invece, totalmente sbilanciata sul blocco delle frontiere, al punto che, di fatto, qualsiasi attraversamento di esse è impossibile.
Non solo l’Europa. Anche i paesi più ricchi del mondo arabo (dall’Arabia Saudita, al Qatar, al Kuwait, a differenza di quelli poveri come la Giordania), i paesi asiatici (dalla Birmania alla Cina), e nazioni come il Canada, sono totalmente chiusi all’accoglienza.