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“All’inizio è come vincere la lotteria”. Ecco come una setta cambia il tuo cervello

L'ex modella Renee è rinata dopo essere uscita dall'incubo della psico-setta

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 16/08/18
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Renee Linnell e Alexandra Stein raccontano le loro storie. Ed ora è allarme rosso per le psico-sette

Oggi non sono solo le sette sataniche a far paura, ma sopratutto quelle aggregazioni perverse che puntano a dominare la mente degli adepti. Ecco come si entra nel loro vortice. 

La testimonianza di Renee

Renee Linnell, oggi scrittrice, era una surfista e modella americana in cerca di un cambiamento, quando ha scoperto la University of Mysticism, una setta che l’ha convinta a dare fuoco a tutti i suoi beni terreni e tagliare i ponti con amici e famiglia – costandole in tutto 500mila dollari, più anni di analisi.

In una sua biografia, “The Burn Zone”, in uscita a ottobre per She Writes Press, Linnell riflette sui motivi che spingono una persona a non comprendere di essere stato risucchiato in una setta (purtroppo ci vogliono anni per esserne consapevoli!) (Vice.come, 15 agosto).

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“E’ successo tutto lentamente..”

«È successo tutto molto lentamente – scrive Renee – in modo insidioso. All’inizio è come vincere la lotteria: ti sembra di aver finalmente trovato qualcuno che ti capisce, qualcuno che sembra capire quello che cerchi. Vede la vera te, la te completa, la te nascosta, la te che nessun altro vede, la te che era destinata alla grandezza. Siedi di fronte a questa persona e senti così tanta Luce; senti Dio».



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Amore a attenzioni

La setta «ti riempie di amore, attenzioni, ti rimette in piedi. All’improvviso, stai facendo cose che non pensavi di saper fare. Stai crescendo, ti stai espandendo. Incontri persone che la pensano come te. Hai un obiettivo, una guida. Finalmente, per la prima volta, hai un posto nel mondo».

«Sei piena di un’energia nuova – prosegue l’ex modella – La vita prende una qualità magica. Ogni giorno è una nuova avventura. Vuoi raccontare a tutti della tua nuova Maestra, dei tuoi nuovi amici. Alcuni reagiscono in modo strano, non come avevi immaginato. Reagiscono con paura, dubbio, e preoccupazione».


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La Maestra-Guru

E poi la Maestra comincia a mostrarti il tuo io, e il modo in cui devi cambiare. Lentamente, ti indica tutti i tuoi difetti. «Solo una vera Maestra è così sincera», dice la guru.

I difetti vengono indicati uno per uno. L’insicurezza comincia a insinuarsi in te. «Poi arriva “l’occulto” o qualche altro tipo di forza oscura, magari “il diavolo”. Ogni volta che l’intuito ti dice di scappare, di allontanarti dalla Maestra, di allontanarti dal gruppo, ti viene detto che sono le forze occulte che cercano di portarti fuori strada, o il diavolo che cerca di farti cadere. Cominci a vedere tutti quelli fuori dal gruppo come nemici. Amici e famiglia diventano il nemico. Credi che “vogliono portarti fuori strada”, “non capiscono,” o “stanno cercando di rubare la tua energia”».

A questo punto, tutti i tuoi punti fermi sono scomparsi, la tua autostima è scomparsa, il tuo intuito è scomparso, la tua vita è scomparsa. E ti attacchi disperatamente all’unica cose in cui ora confidi: la tua guru.

La testimonianza di Alexandra

La scrittrice Alexandra Stein, si batte per far conoscere in tutto il mondo i pericoli delle psicosette. Per dieci anni, come spiegava vice.com (1 novembre 2017), Stein è stata membro di una setta politica di sinistra, The O. Quando è fuggita ha scritto un libro e una tesi di dottorato a riguardo, ed è diventata uno dei massimi esperti a livello accademico nel campo.

Quando aveva 18 anni si trasferì in America in cerca di avventura e attivismo. Li trovò—per un po’. Poi, racconta, arrivò Reagan e molti dei suoi compagni mollarono e si fecero un’altra vita, lasciandola sola con la sua passione politica. Aveva appena lasciato il ragazzo del tempo quando incontrò alcuni membri di The O., un gruppo marxista-leninista di Minneapolis.

Alexandra Stein

Twitter

Il matrimonio combinato

L’attrassero con le loro promesse di dare vita a una rivoluzione di sinistra, e si appropriarono della sua vita. Il gruppo la isolò dai suoi amici e parenti, la fece sposare con una persona approvata da loro, le disse che fare figli era parte della sua missione, e la costrinse a lavorare in una panetteria otto ore al giorno. E quando smontava dal suo impiego a tempo pieno, proseguiva a lavorare come assemblatrice di computer (altro lavoro che le era stato comandato). Viveva in una “casa buia e nascosta di proprietà della setta” e credeva fermamente nella causa.

I due lavori la rendevano costantemente esausta, e Stein perse ogni altro legame fuori dalla setta. Anche se non capiva bene cosa c’entrassero la panificazione o i computer con la rivoluzione, non aveva le facoltà mentali o la forza di mettere in discussione quella che era tutta la sua vita.



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“Persona di buona istruzione”

«Parliamo di sette criminogene – racconta Anna Maria Giannini, professore di Psicologia giuridica e forense alla Sapienza di Roma – Realtà che sfruttano le persone più fragili riducendole in schiavitù ed estorcendogli denaro». Difficile avanzare stime precise. Tra gruppi di natura spirituale, pseudoreligiosa e affini c’è chi parla di almeno 500 sette in tutta Italia. Per qualcuno sono molte di più. Ancora più difficile è ipotizzare il numero delle vittime. «Non esistono dati universali – continua Giannini – Sicuramente è un fenomeno molto più diffuso di quanto non si creda».

E così a cadere nella trappola sono i più insospettabili. «Non solo anziani e sprovveduti, quello che colpisce è la trasversalità delle vittime: persone di buona istruzione e di un discreto livello culturale. Quasi sempre provenienti dalle grandi città del Centro e del Nord Italia».

In comune, evidenzia la psicologa, «hanno tutti due aspetti, la fragilità e l’isolamento. Spesso ad aprire le porte di una setta è un momento di debolezza: un lutto in famiglia, la separazione dal coniuge, una malattia».



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“Può succedere a ciascuno di noi”

La fondatrice del Centro studi abusi psicologici Lorita Tinelli ormai conosce il meccanismo: «I santoni si avvicinano alle persone in difficoltà. Sanno rispondere al loro bisogno di essere ascoltate e comprese, alla ricerca di un senso di appartenenza». È l’aspetto più preoccupante della vicenda. Nessuno è al riparo dal rischio. «Può succedere a ciascuno di noi. Tutti attraversiamo momenti in cui siamo più fragili».

Le psicosette

Intanto il fenomeno sta lentamente cambiando forma. Fino a pochi anni fa la minaccia più diffusa era rappresentata dalle sette di carattere religioso. Negli ultimi tempi, invece, hanno iniziato a diffondersi nuove forme di aggregazione, le psicosette. «Il bisogno di spiritualità – continua Tinelli – incontra una risposta di tipo diverso: si propongono tecniche veloci di apprendimento, sviluppo della memoria, potenziamento della propria anima».

I riferimenti spariscono, per certi versi il pericolo è persino maggiore. «Chi entra in una setta satanica sa già cosa lo aspetta – continua la fondatrice del Cesap – Chi entra in una psicosetta non è quasi mai a conoscenza delle finalità dell’organizzazione» (L’inkiesta, 16 gennaio 2016).



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Dominanti e alternative

Su questo cambiamento delle sette, evidenziava il Cesnur, nel febbraio 2012 un importante saggio del sociologo David G. Bromley e del già citato J.Gordon Melton ha proposto di distinguere le religioni e i movimenti sulla base del grado maggiore o minore di “alignment”, cioè di congruenza con i valori dominanti nella società, in dominanti, “settarie” – sectarian, espressione che in inglese non ha un valore particolarmente spregiativo – alternative ed emergenti.

Le religioni dominanti hanno acquisito questo status dopo decenni di rapporti non sempre idilliaci, ma ultimamente collaborativi con le istituzioni. Le religioni “settarie” non hanno gravi contrasti con le istituzioni sociali, ma a causa di peculiarità teologiche, non sono considerate ortodosse dalla loro tradizione religiosa di origine.

Le religioni alternative sono quelle dominanti in altre società, ma che hanno difficoltà a essere pienamente accettate quando – grazie a immigrati o a convertiti – si trasferiscono in un’altra area geografica: è il caso dell’induismo o del buddhismo in Occidente.


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“Emergenti”

Le religioni “emergenti” infine costituiscono quel gruppo disparato e residuo di denominazioni e movimenti che hanno un grado molto basso di alignement con i valori e le istituzioni dominanti (cfr. D. Bromley – J. G. Melton, “Reconceptualizing Types of Religious Organization: Dominant, Sectarian, Alternative, and Emergent Tradition Groups”, Nova Religio: The Journal of Alternative and Emergent Religions, vol. 15, n. 3, febbraio 2012, pp. 4-28). L’espressione “religioni emergenti”, usata del resto nella stessa testata della rivista specializzata che ha ospitato il saggio, ha certo il vantaggio di non implicare alcun giudizio di valore. Ma neppure questa risolve, evidentemente, tutti i problemi, e gli autori ammettono che le religioni e i movimenti nella loro storia si spostano, talora molto rapidamente, da una casella all’altra.


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Un confine sottile

Dove si situa il confine fra “nuove” – o “emergenti” –  e “vecchie” religioni è infatti sempre meno chiaro: gli Hare Krishna, per esempio, sono una forma contemporanea di un movimento devozionale indiano cinquecentesco o un nuovo movimento religioso? Dopo quanti anni o secoli di vita religioni che contano svariati milioni di aderenti come Tenrikyo, i mormoni o i Testimoni di Geova devono smettere di essere chiamate “nuove”?

Se si considerano “nuove” le religioni nate nell’Ottocento, perché non sono invece “nuove” quelle di origine settecentesca? Alcuni degli autori di quest’opera hanno suggerito, almeno in Occidente, di intendere “nuovo” in senso dottrinale e non meramente cronologico: ma quanti sociologi della religione, legati a un accostamento laico e value-free, sono disposti ad adottare criteri di carattere dottrinale in cui potrebbero nascondersi valutazioni teologiche?