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Come riconoscere una setta? Leggete il questionario

Secte de l’Ordre du Temple Solaire – it

Jessica FORDE / CAPA DRAMA

Reconstitution dans une fiction TV

Vicente Jara - Aleteia - pubblicato il 25/02/15

Quando si parla di sette serve molta attenzione. Non tutti i gruppi religiosi sono sette

Vorremmo offrire un modo semplice e attendibile per poter riconoscere un gruppo come setta o meno. Per questa ragione, offriamo un elenco di caratteristiche a mo’ di questionario.

1. Questionario

Di fronte a un gruppo qualsiasi, come poter riconoscere se è una setta o meno? Vediamo una serie di punti a mo’ di questionario che possono servirci per considerare un gruppo più o meno lontano dal comportamento di una setta. Nel questionario, composto da 30 domande, offriamo un’ampia serie di elementi che in genere si associano a comportamenti settari. Eccoli:

1- Esiste un’organizzazione con struttura piramidale, con una catena di comando, subordinazione e obbedienza, con regole che devono essere rispettate e messe in pratica per non incorrere in una pena o in un’ammonizione.

2- È un gruppo totalizzante, che coinvolge quasi tutta la vita del membro.

3- Il leader del gruppo ha un alone speciale o una paternità/maternità nei confronti dei membri, che vedono in lui un rapporto con il divino.

4- Intervento dei leader in tutti o in quasi tutti gli aspetti della vita dell’adepto.

5- Assenza di forme democratiche, elettive o consensuali, quanto alla realizzazione dei compiti quotidiani del gruppo, che in genere dipendono fortemente dal gruppo stesso e dai suoi leader, dal creatore del gruppo e dall’assunzione di forme e maniere per svilupparsi che bisogna accettare e portare avanti.

6- Il gruppo ha una forte impronta religiosa.

7- Radicalità nel vivere le convinzioni, la dottrina e la disciplina.

8- Si tratta di un gruppo fortemente affettivo e autosufficiente per quanto riguarda le relazioni personali, il tempo impiegato nel gruppo e a volte gli aspetti legati alla sussistenza e all’alimentazione.

9- Le relazioni interpersonali dei membri sono quasi solo con membri del proprio gruppo, e quando si verificano con persone estranee in genere è sempre presente un membro del gruppo.

10- Esiste un controllo delle relazioni personali, familiari, amicali e con qualsiasi altra persona vicina ai membri. Non è possibile vedere i genitori, i fratelli e gli altri familiari quando si desidera, ma solo quando lo permettono le regole del gruppo.

11- Controllo delle attività, dei tempi, dei luoghi e dei momenti, dall’inizio alla fine della giornata, così come delle attività, dei lavori, delle occasioni ricreative, dei pasti e delle ore di sonno.

12- I membri vivono in comuni o comunità, e spesso non possono uscire dai “recinti” del gruppo.

13- Presentano una simbologia propria, con una spiccata differenziazione dal mondo esterno.

14- I membri spesso vestono in modo simile, il che funge da distintivo rispetto all’esterno.

15- I membri ritengono di trovarsi in un gruppo in cui si manifesta e si vive la verità.

16- I membri devono aprire la propria coscienza e le proprie esperienze intime al leader del gruppo o a persone scelte dal leader o dai leader.

17- Il gruppo utilizza regolarmente momenti di confessione personale di aspetti intimi della vita del soggetto sotto la supervisione dei leader o dei superiori della struttura o del gruppo.

18- Spesso l’adepto entra nel gruppo per insoddisfazione personale, per processi di ricerca, scontento nei confronti della società, delusione, ecc., trovando nel gruppo le risposte alle sue domande intellettuali ed emotive.

19- I membri spesso presentano una totale deviazione e una forte differenza nel modo di vivere e di comportarsi prima e dopo l’ingresso nel gruppo.

20- Nel processo di captazione, per quanto detto in precedenza, l’adepto che si trova nel processo di ingresso nel gruppo cambia amicizie, comportamento, interesse per gli studi e per il lavoro, a volte abbandonandoli.

21- Spesso l’ingresso nel gruppo avviene contro e malgrado i desideri dei genitori e dei familiari dell’adepto, che a volte tentano qualsiasi cosa per ostacolare questa decisione.

22- I membri ritengono di seguire un mandato o un ordine divino nella loro adesione e permanenza nel gruppo.

23- La permanenza nel gruppo e il fatto di vivere in esso sono fortemente legati alla salvezza.

24- Proselitismo o zelo di guadagnare altri membri alla causa, e che altri facciano parte del loro gruppo.

25- Recita di mantra, invocazioni, declamazioni o recita in modo ripetitivo, abituale e regolato.

26- Controllo del sonno e dell’alimentazione, che in determinati periodi dell’anno possono essere molto scarsi a livello di ore e calorie.

27- Controllo della comunicazione interna. A volte i membri non possono parlare liberamente tra loro o possono farlo in momenti determinati, o parlare solo con alcune persone e in modo ristretto.

28- Può esserci un controllo della corrispondenza e di altri canali di comunicazione.

29- Controllo della sessualità.

30- Il gruppo controlla le finanze. Il membro deve dare parte del proprio denaro al gruppo, o dipende finanziariamente da questo, e il denaro ottenuto nei rapporti lavorativi dal membro viene gestito dal gruppo stesso.

Potremmo andare avanti con altri punti, ma per non dilungarci e trattare la questione in modo sintetico ci fermiamo qui.

2. La soluzione del questionario

Se elaboriamo una lista, un questionario con domande e formulazioni di questi tipo, a mo’ di verifica, dando un punteggio da 0 a 10 per indicare il livello di possesso di queste caratteristiche, vedremo che un gruppo che ne possiede molte si configurerebbe come una setta. Questa sarebbe la conclusione per molte persone, forse anche per molti professionisti (psicologi, terapeuti, avvocati, sociologi, esperti di sette).


Bene. Vi dirò che se un monaco o una monaca della Chiesa cattolica, ad esempio una carmelitana, una clarissa, un trappista, un camaldolese, solo per citarne alcuni, rispondesse a questo questionario, darebbe un’indicazione allarmante di essere membro di una setta. Anzi, quando ho realizzato il questionario, ho pensato a loro in occasione di tutti e 30 i punti. E tuttavia il loro gruppo non è una setta.

Sì, ho teso una trappola a voi lettori. Il titolo di questo articolo racchiudeva la trappola. La trappola, o l’errore, sta nel fatto che un questionario di questo tipo per indicare la percentuale di un gruppo come più o meno lontano o vicino a una setta non è utile. Non vale. Il questionario non è adatto. Non è valido.

Vi raccomando di rileggerlo pensando a un monaco o a una monaca di clausura. Capirete come l’ho elaborato pensando proprio a loro. Tutto quanto è stato detto si adatta perfettamente ai monaci e alle monache. Vediamo rapidamente la cosa:

la chiamata vocazionale, divina; il cambiamento di vita prima e dopo l’ingresso; il rapporto con i familiari e gli amici; l’impossibilità di visite in Quaresima o in Avvento, o in altri periodi dell’anno liturgico, e il controllo dei rapporti con il mondo esteriore; il fatto di vestire con lo stesso abito; le confessioni regolari a un sacerdote nel sacramento della penitenza; la confessione delle colpe in certi momenti della giornata; il controllo di digiuni, sonno, altre penitenze fisiche, attività ricreative, orari…; la radicalità nella sequela di Gesù Cristo; la recita di preghiere; il fatto che il monastero sia una struttura piramidale, totalizzante; le scarse uscite all’esterno; la clausura; i silenzi; il carattere materno/paterno del priore o della priora, o del superiore, e in relazione al fondatore di ciascuno di loro; la forte fratellanza affettiva dei membri; il desiderio apostolico e di zelo evangelico; il controllo finanziario.

3. La soluzione al questionario: la vera questione

La mia intenzione era dimostrare che il concetto di setta di molte persone, e a volte di alcuni esperti, non è corretto. Perché non risolve bene la serie di domande che abbiamo formulato nel nostro questionario. Il metodo del checking o verifica di una lista di qualifiche, come quella presentata in questa sede, non aiuta. Anzi, copre e offusca la vera questione, e con questa la vera soluzione al tema della definizione di una setta. Cos’è allora una setta?

Come afferma la psicologa Margaret T. Singer, i marines degli Stati Uniti non sono una setta, anche se molte di queste caratteristiche si applicano anche a loro, incluse punizioni fisiche molto severe, insulti, sottomissione e umiliazioni, violenza fisica, ecc., come parte dell’addestramento, come accade anche in altre forze speciali. Come sostiene questa esperta specializzata in sette, però, chi entra nei marines sa a cosa va incontro. Lo fa liberamente. È questo per noi il vero quid, la chiave: la libertà, il libero arbitrio.

La chiave di discernimento è la libertà. La libertà è il punto di contatto della ragione e della volontà, e per questo attraverso l’intendimento si delibera sui pro e i contro delle opzioni possibili, e dopo di ciò e attraverso il processo volitivo elettivo la volontà decide, illuminata dall’intelligenza e dal ragionamento; per questo entrambi – intendimento e volontà – sono collegate all’azione libera e sono chiavi per il nostro tema (S. Th., I, q. 83).

Si sapeva chi era il gruppo? Si è deciso di appartenere al gruppo liberamente, con conoscenza e senza coazione, in libertà?

Tornando ai monaci e alle monache della Chiesa cattolica, esiste un processo di conoscenza da parte del candidato e da parte del gruppo. Non c’è inganno nella vita religiosa, nei gruppi menzionati in precedenza (carmelitani…), alcuni dei quali sono estremamente esigenti nella vita quotidiana; chiunque può sapere cosa si fa e come si vive in essi, non essendo facile da parte del candidato l’ingresso e l’appartenenza ed essendo molti quelli che vengono respinti perché non possono seguire quel tipo di vita, cosa che si vede nei primi mesi di contatto. Dall’altro lato, chiunque può andarsene quando lo desidera, essendoci un periodo di iniziazione e di contatto previo, parziale e graduale.

Nelle sette questo non avviene. Le sette usano ogni tipo di inganno per non mostrare il proprio volto reale. Per questo, di fronte ad altre definizioni la nostra definizione di setta è strettamente legata alla libertà, alla conoscenza del gruppo.

Per questa ragione, definiamo la setta un gruppo sociale predatore che pratica il mimetismo e l’adescamento.

Predatore: La setta è sempre negativa, è perversa. Non esistono sette buone o neutrali. La setta è predatrice, termine che uso come gli altri due (mimetismo e adescamento) basandomi su un avvicinamento biologico che applico allo studio (per quanto possibile) dei gruppi sociali. Nel nostro caso di depredazione sociale, questa si circoscrive a tutto ciò che possiamo chiamare aggressione. Consiste nell’aggredire qualcuno per provocargli danno, pregiudizio, per ferirlo o ucciderlo.

Mimetismo: Avviene quando un organismo finge di essere un altro diverso. È il caso di alcune specie di mosche che simulano con colori e tratti gialli e neri l’apparenza di una vespa, evitando così di essere mangiate dai potenziali nemici. Le sette si fanno passare per quello che non sono. I gruppi religiosi cattolici menzionati, invece, non si fanno passare per qualcosa che non sono, anzi, esprimono in modo ben chiaro l’elevata esigenza che richiedono e la difficoltà di sequela, così come quello che fanno i loro membri una volta entrati nel gruppo. Il mimetismo si applica sia al comportamento e alle azioni che alle convinzioni, aspetto che a volte viene dimenticato, ed è l’elemento che porta a volte tanti dei gruppi settari esistenti a farsi passare per religioni, manipolando testi sacri di religioni riconosciute o creando altri testi nuovi con nuove rivelazioni dei loro leader, portando così a divergenze inconciliabili con la fede originale che pretendono di mimetizzare, captando in questo modo persone che non sono capaci di applicare un intendimento corretto e un ragionamento adeguato alla falsità dei testi e alle affermazioni del fondatore o dei leader del gruppo settario.


Adescamento: Questo aspetto è legato al mimetismo, al volersi guadagnare la volontà di scelta dell’adepto, offrendogli aspetti attraenti e seduttori. In questo modo l’adepto soddisfa i propri desideri e le proprie necessità (o crede di farlo), e una volta all’interno del gruppo, scoprendone il vero volto, non potrà abbandonarlo facilmente.

In definitiva, riteniamo le definizioni che si basano su un altro approccio diverso da questo, quello della libertà di scelta, incomplete o erronee, nonché pericolose, perché possono portare a definire come sette realtà lontane da queste come molte forme di vita del cristianesimo e di altre religioni. Nel processo di ingresso in una setta non si verificano la libertà della volontà e la lucidità dell’intendimento, mentre nella vita religiosa, e questo deve essere sempre il criterio della Chiesa cattolica, entrambi gli elementi sono fondamentali per l’adeguata e normale appartenenza a un gruppo ecclesiale.

La chiave del discernimento risiede nella libertà, concetto centrale e nucleare della persona; e con questo, nella conoscenza e nella volontà. Al contrario, è nell’inganno (contro la conoscenza) e nell’adescamento (contro la volontà), come avviene nell’aggressione che commettono le sette, che si trovano gli elementi rivelatori di ciò che è o non è una setta.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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