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Così le sette sfruttano la paura della fine del mondo

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Miguel Pastorino - pubblicato il 30/11/16

L'Apocalisse non è l'impatto di un asteroide contro il pianeta Terra, né Armageddon è il luogo della battaglia finale tra Cristo e satana

I cambiamenti culturali a cui assistiamo influenzano ogni sfera della vita umana, inclusa quella religiosa. Diversi analisti sostengono che, osservando ciò che accade nella religione, è possibile comprendere meglio ciò che accade nella società nel suo insieme.

In ogni crisi culturale, e soprattutto nel passaggio tra due secoli o millenni, proliferano movimenti millenaristici e apocalittici con dottrine (nuove e vecchie) sulla fine del mondo o sull’imminente trasformazione del cosmo.

Dagli avventisti e i movimenti apocalittici di ispirazione cristiana, fino ai fondamentalisti di ogni tradizione, le diverse manifestazioni dello gnosticismo – nelle sue versioni ottimistiche e pessimistiche – insieme alle diverse correnti esoteriche che vengono riciclate ogni secolo, assistiamo ad una rielaborazione delle credenze religiose che presentano nuovi e antichi modi di interpretare la fine dell’universo.

Quanto hanno influito questi movimenti nella cultura contemporanea? Molte delle credenze di questi gruppi ci vengono presentati quotidianamente dai media e da conferenze e pubblicazione pseudoscientifiche.

Profezie non realizzate

In diverse situazioni di crisi socioculturale, e soprattutto nel passaggio tra tra due secoli o millenni, appaiono profezie di ogni tipo che segnalano l’imminente fine del mondo. È quanto avvenuto recentemente nel 2012 con una ridicola interpretazione del calendario Maya o con dei calcoli fantasiosi dei numeri biblici, come nel caso di H. Camping.


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Attorno all’anno 2000 si sono sviluppati ogni genere di profezie, e ancora oggi molti movimenti fondamentalisti predicono una fine imminente, portando i propri seguaci ad essere ulteriormente fedeli agli obiettivi del gruppo.

Già nel XIX sec. gli Avventisti avevano previsto la fine per il 1843, e poi per il 1844; seguirono i Testimoni di Geova predicendo la fine del mondo per il 1874, poi per il 1914, 1915, 1925, 1975 e via discorrendo.

Nel XX sec. i Bambini di Dio la prevedettero per il 1993; la Misión Rama per il 1975  e poi per il 2000; la Chiesa Universale di Dio per il 1936, 1947, 1972 e poi 1975; l’Ordine del Tempio solare per il 1993 e per il 1994; Heavens Gate per il 1997 e una lista infinita di altre sette per il 2000 e per il 2012.

Alcuni gruppi di ispirazione cattolica, nati in seguito ad apparizioni mariane e altre rivelazioni private non approvate dalla Chiesa, hanno previsto la fine – e terrorizzato i propri seguaci con la narrazione di orrori che la Madonna avrebbe annunciato – per un tempo non molto distante.

Anche molti gruppi contattisti che ritengono di aver avuto dei “contatti” con gli extraterrestri e rivelazioni da altre galassie – come la Misión Rama o lo “stigmatizzato” Giorgio Bongiovanni – hanno tenuto incontri sull’imminente fine, indicando delle date specifiche.

Il gruppo nordamericano Uranius predisse che nel 2001 sarebbero arrivati gli extraterrestri, ma l’anno successivo rettificarono dicendo che, siccome l’umanità non era ancora pronta, gli alieni avrebbero preferito aspettare qualche anno in più.

Persino il sedicente “Stato Islamico” porta avanti un discorso simile, basato sulla propria interpretazione della dottrina islamica. Sostiene infatti di combattere le ultime battaglie prima della fine del mondo e dell’apparizione del Messia.

Uno dei fondatori del Daesh, all’epoca membro di Al Qaeda, riteneva che il Messia sarebbe apparso nel 2006, e per questo motivo avrebbe dovuto fondare un califfato per poterlo accogliere. D’altronde anche un detto del profeta Muhammad (un hadith) annuncia che quando “coloro dalle bandiere nere appariranno” in Siria la fine sarà vicina.


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Alcuni gruppi di tipo orientalista e New Age – come il MISA, un movimento Yoga esoterico fondato dal rumeno Gregorian Bivolaru – sostengono che maggiore sarà il numero di persone che praticherà meditazione, e più sarà possibile rallentare “l’apocalisse” che si avvicina.

Anche i movimenti gnostici hanno fissato delle date per la fine del mondo, ma le profezie variano a seconda che siano di stampo ottimistico (un passaggio all’Età dell’Oro) o pessimistico (la totale distruzione della materia).

Il chierico Thomas Chase annunciò la fine per il 2007, sulla base della numerologia, la Bibbia e l’astrologia.

Alcuni movimenti affermarono che nel marzo 2013 si sarebbe avverata la presunta profezia di san Malachia sull’ultimo Papa della Chiesa Cattolica.


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Il canale History Channel, in uno dei suoi programmi pseudoscientifici e di stampo esoterico, ha affermato che secondo la mitologia norrena la fine del mondo sarebbe dovuta avvenire nel 2014.

Potremmo andare avanti con l’interminabile lista di interpreti di Nostradamus, che anch’essi vedono il presente alla luce della simbologia trovata in un testo da usare come pretesto.

La cosa certa è che tutti quelli che dicono di basarsi sulla Bibbia dimenticano che le stesse Scritture avvisano che “Quanto a quel giorno e a quell’ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre”.

Apocalisse ed Armageddon

Il libro dell’Apocalisse, così come altri testi escatologici presenti nei Vangeli, è circondato da un alone di tensione e mistero. Molti cristiani hanno paura a leggere questi versetti e associano la parola “apocalisse” a disastri tremendi dalla portata globale, ritenendola un sinonimo di “distruzione di massa”.

Quando si parla dei pericoli relativi ad armi dal grande potenziale distruttivo, o del possibile impatto di un asteroide contro il nostro pianeta, si definiscono queste situazioni come “apocalittiche”. Tuttavia il termine “apocalisse” significa un’altra cosa: è una parola di origine greca che significa “svelamento”, “rimozione del velo”, “rivelazione”, cioè conoscenza di qualcosa che era prima sconosciuta.

Ma è, nello stesso tempo, un genere letterario proprio del giudaismo, la cui finalità è dare un’interpretazione religiosa ad avvenimenti storici sconcertanti o inspiegabili, soprattutto quando avvengono grandi ingiustizie, come nel caso delle persecuzioni dei romani contro i cristiani.

Per interpretare in modo corretto questi testi è necessario contestualizzare ogni simbolo, anche alla luce della teologia dell’autore.

Il genere escatologico è carico di simboli a noi estranei: convulsioni cosmiche, entità soprannaturali, sogni e visioni, numeri dal significato particolare, ecc. Ma tutti questi simboli sono al servizio di una lettura della storia concreta alla luce della fede.

I fatti non vengono narrati nei dettagli pratici, ma si cerca invece di esprimere una logica superiore, un piano, una finalità che dia senso a tutta la Storia, della quale Dio è il Signore. La costante dialettica tra bene e male non va intesa in senso manicheo, come se fossero forze della stessa potenza, perché Dio continua ad essere sempre il padrone assoluto della Storia.

L’Armageddon (che andrebbe scritto Harmageddon, con l’H), significa letteralmente Monte Megiddo, cioè la piana di Esdraelon, dove ebbero luogo molte battaglie importanti narrate nell’Antico Testamento. Ma il termine è stato utilizzato da diverse sette e gruppi religiosi come se fosse il luogo della battaglia finale tra Cristo e l’Anticristo, o tra Cristo e satana.

Dunque l’Armageddon non è un evento distruttivo, ma un luogo in cui Israele ha combattuto delle grandi battaglie. Ma i Testimoni di Geova, gli Avventisti, i Mormoni, la Chiesa Universale di Dio e gli stessi Rosacroce lo hanno definito – segnalando diverse date – come sinonimo di Battaglia Finale.

Che dice la Bibbia sulla fine del mondo?

I cristiani non sanno quando avverrà la fine del mondo e dell’umanità, né il modo in cui si trasformerà l’universo.

La Bibbia non parla mai di “fine del mondo”, ma di “fine dei tempi”, lasciando intendere che il mondo non cesserà di esistere totalmente, ma che sarà trasformato in un “nuovo cielo e una nuova terra” in Gesù Cristo.


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“Quanto a quel giorno e a quell’ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre” (Matteo 24:36). Gesù non ha dato un’ora o una data da segnare in agenda. “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta” (Atti 1:7).

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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