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«Un furgone portava i bambini in una casa buia, illuminata solo da alcune candele nere»

SATANIC MAGIC
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 19/07/18
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Stanze nascoste, gabbie, torture. Ecco i racconti dei bambini ostaggi delle sette sataniche

Bambini in ostaggio delle sette sataniche. Testimonianze agghiacciante di piccoli che con l’aiuto di psicologi hanno raccontato quello che hanno subito. Quello che leggerete è solo la parte meno orrida di fatti indicibili per perversione e violenza.

Un argomento bollente che è ancora molto oscuro: non si sa quanti siano oggi i piccoli che si trovano nelle grinfie dei satanisti. Il dato certo è che di tanto in tanto si verificano fatti di cronaca nera che riguardano bambini, come i due fratelli di 8 e 12 anni decapitati in Brasile, durante un rito demoniaco (Aleteia, 10 gennaio).

Famiglia Cristiana (18 luglio) ha realizzato un’inchiesta basata su alcuni racconti di terapeuti che hanno curato i loro giovanissimi pazienti.

Maschere da lupo

Matteo è figlio di una coppia veneta separata. La madre per anni lo ha costretto ad andare con lei agli incontri di una setta.

«Ci ha raccontato che ogni tanto con un furgone veniva portato con altri bambini in una casa buia – ha detto il padre – illuminata solo da alcune candele nere. Lì c’erano degli uomini con delle maschere da lupo. Loro su un tavolo dovevano ballare mentre quegli uomini facevano delle cose strane prima alla mamma e poi ai bambini, lui compreso».


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La pedopornografia

Matteo, con una lucidità impressionante, ha raffigurato l’ orrore che ha subìto, indicando anche i nomi dei bambini e delle bambine che erano con lui. Spicca un particolare: un uomo che riprende tutto con una telecamera. «Tra gli scopi di queste organizzazioni c’ è il tornaconto economico che deriva dalla diffusione di materiale pedopornografico», spiega lo psicoterapeuta che ha seguito il caso, il dottore Claudio Foti, già giudice onorario al Tribunale dei minori di Torino, direttore del Centro studi “Hansel e Gretel”.

Secondo Foti, Matteo è «un bambino molto forte, che ha trovato il coraggio di parlare». Il suo caso è finito sotto la lente di un’inchiesta della magistratura, che ha perseguito alcuni dei componenti della setta.


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Il “cerimoniere”

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Lorenza è invece una donna matura, sposata e con figli. Ma la terribile esperienza vissuta da piccola continua a condizionare la sua vita.

Seguita dal dottor Foti, ha raccontato «le immagini di quando avevo 4 o 5 anni. Ero con mio padre in un palazzo antico. Entravamo in un salone con un gruppo di uomini. E dopo un po’ arrivava il loro capo, io lo chiamavo “il cerimoniere”. Portava un vestito nero con dei bottoncini rossi. Mi faceva tanta paura...».

«Accendevano delle candele – ha proseguito Lorenza – e vedevo altri bambini come me, solo che stavano chiusi in una specie di gabbia. Io cercavo di prendere la mano di mio padre, ma lui non voleva e mi rimproverava: “Non devi avere paura!”».


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L’altare e il bambino

Dalla mente di Lorenza è affiorato un altro ricordo: «C’era un altare e un bambino con i capelli corti stava disteso lì sopra. Gli uomini passavano intorno, sentivo dei rumori e dopo ogni rumore il bambino urlava. Anche mio padre si è avvicinato e così ho notato che tutti nelle mani avevano come degli artigli che usavano per graffiarlo. Mio padre ha costretto anche me a fargli male. Poi tutti si passavano un calice che conteneva un liquido scuro e lo bevevano».

Legati a turno

Lo psicoterapeuta spiega: «Ciò che Lorenza racconta è tipico delle sette sataniche: c’ è il rovesciamento della Comunione cristiana. Al posto del corpo e del sangue di Gesù c’ è il corpo di un bambino inerme su cui esercitare violenza. E le vittime non possono limitarsi ad assistere al rito, ma devono parteciparvi per poter diventare a loro volta devoti di Satana».

Lorenza non ha subìto la stessa sorte del bambino. Ma sull’ altare c’è stata pure lei: «Ci legavano e poi a turno venivamo violentati. Non bisognava mai piangere, perché altrimenti si scatenavano ancora di più, specie il cerimoniere. Allora in quei momenti per resistere immaginavo di essere da un’ altra parte o fissavo alcuni buchi sul muro…».



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“Manipolatrice”

Debora ha subito l’ingresso in una setta da adolescente e dopo essere stata vittima di bullismo. Ha lasciato la scuola che frequentava, gestita dalle religiose, ed è caduta nel vortice del satanismo.

«È la depravazione nella sua forma peggiore. Il satanismo permette tutto, è la distruzione della Chiesa e della moralità tradizionale», ha affermato Deborah. «Vi sareste sentiti a disagio accanto a me, perché potevo guardarvi tutti con odio. Mi consideravo molto manipolatrice».


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La tavola

In quel caso la setta utilizzava Debora per incrementare i propri guadagni illeciti. Lei si fatta trascinare in questo vortice da un’apertura apparentemente inoffensive: un “portale”.

«Una tavola Ouija… una di quelle sessioni in cui si cerca di comunicare con gli spiriti… Possiamo invitarlo anche quando ci lasciamo trasportare dall’ira e rifiutiamo di perdonare. I demoni riescono a condurci verso il vizio», ha dichiarato.

Nel 2009 ha conosciuto dei sacerdoti che dopo un cammino di fede sono riusciti ad allontanarla dal satanismo (Aleteia, 22 marzo).