2. Risvegliare il ricordo di Dio

La conversione è una vera rivoluzione. Si tratta di far sì che il mondo non giri attorno a me, ma attorno a Dio e agli altri. “In questo modo nel movimento di conversione l’uomo trova la sua vera natura, che è essere preghiera. (…) Bisogna tornare a insistere sull’adorazione come movimento spontaneo e costitutivo dell’uomo, perché è l’unico modo di capire che è chiamato alla preghiera continua”. Per questo l’inclinazione del cuore dell’uomo è offrirsi, amare e cercare Dio, in una parola adorare. Per adorare è necessario aver visto il volto di Dio e sentirsene attratti. Per adorare serve più della visione, serve l’amore. Donarci a Dio.
“Anziché offrire un giorno perfetto (cosa significa?), offriamo un giorno tremendo. Che importa, basta che si offra! Dio può fare ciò che vuole del minimo istante della nostra vita se siamo decisi a offrirglielo com’è. Per liberarci da tutti i nostri complessi, la cosa più semplice è offrirli tutti come sono, senza cercare di liberarsene in precedenza. Chi si fa bello prima di presentarsi a Dio sembra che non voglia dargli tutto, ma solo le cose più belle, anche se sono invece le parti brutte che Cristo vuole curare”.
3. La preghiera continua

“Più si avanza nella vita di preghiera o nella formazione alla preghiera, più si arriva alla convinzione che non ci sia che un’unica parola per chi vuole imparare a pregare: ‘perseverate’”. Questa perseveranza è intimamente legata alla fede e alla fiducia. Spesso preghiamo con perseveranza, ma preghiamo male e non otteniamo nulla. Riponiamo la nostra fiducia non in Dio, ma nei nostri metodi. “Chiunque si metta a pregare dev’essere animato dal desiderio di ricevere il dono della preghiera continua, ovvero il desiderio di pregare rigorosamente tutto il tempo, senza stancarsi mai, come dice il Vangelo. Su questo punto non si può transigere: è il carattere totalmente assoluto del nostro desiderio, e solo questo, che ci autorizza e ci obbliga a non scoraggiarci mai dell’esito mediocre dei nostri sforzi, in particolare quanndo siamo ossessionati da qualche tentazione o trascinati da qualche vortice, più o meno duraturo, che rende impossibile il raccoglimento”.
Per raggiungere la preghiera costante bisogna chiarirsi. La lotta che presuppone la nostra ricerca o la nostra fuga da Dio si situa sul piano intimo dell’intenzione che anima il nostro cuore: o vogliamo che la nostra preghiera trasformi tutto o non vogliamo preparare un “buon posto di preghiera”:
“Su questo punto non si può transigere: o siamo uomini completamente invasi dalla preghiera o ci stiamo preparando un buon posto nella preghiera, riservandoci una piccola parte personale e non capendo nulla dello spirito del Vangelo. Nella mia vita ho incontrato molti uomini amanti della preghiera, che vi consacrano gran parte del loro tempo e sono interessati a tutto ciò che si scrive sul tema, ma devo confessare di aver incontrato ben pochi uomini di preghiera, ovvero esseri in cui non si possa distinguere tra riflessione, azione e preghiera, di modo che si sentano posseduti da questa preghiera che trasfigura tutta la loro vita. Poniamoci in questo senso una domanda: quando abbiamo un dispiacere una tentazione, una prova o una gioia, il nostro primo istinto è pensare di uscirne o ci mettiamo in ginocchio a lodare Dio e a supplicarlo di muovere il nostro spirito e il nostro cuore secondo la sua volontà? Sappiamo trasformare in preghiera le nostre impressioni, le nostre sofferenze e tutta la nostra vita?”