Voglio optare per il bene dell'altro più che per il mio, ma non è così semplice, e con le mie sole forze è impossibile
Costa non pensare allo sforzo che devo compiere per ottenere ciò che desidero. Costa non immaginare la fatica che comporta una dedizione fino alla fine dei miei giorni.
Vedo sempre davanti a me due possibilità. Due vie. Due opzioni. Posso non far nulla e cercare me stesso nella comodità della vita, oppure percorrere la distanza infinita che mi separa dall’altro, dalla meta, dai miei sogni.
Sono due modi possibili di vivere la mia vita. Due stili radicalmente opposti.
A volte mi vedo tentato dalla comodità, e altre volte mi attira la dedizione. La generosità fino all’estremo. La gioia di dare senza pensare di ricevere qualcosa in cambio.
Voglio optare per il bene dell’altro più che per il mio. Sogno quella dedizione radicale nella mia vita e sorrido.
Ma poi quello che sembra facile non lo è tanto. Vorrei avere un cuore più grande di quello che ho. Mi colpisce vedere quanto spesso divento egoista.
Penso solo a quello che mi serve. A quello di cui ho bisogno. Perdo troppo tempo accarezzando i miei sentimenti. Di frustrazione, di rabbia, di impotenza, di tristezza.

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Smetto di guardare fuori da me per concentrarmi solo su ciò che ho dentro. Passo davanti a chi ha bisogno di me e non faccio nulla.
Così dice Papa Francesco della santità che è carità: “Non possiamo proporci un ideale di santità che ignori l’ingiustizia di questo mondo, dove alcuni festeggiano, spendono allegramente e riducono la propria vita alle novità del consumo, mentre altri guardano solo da fuori e intanto la loro vita passa e finisce miseramente” [1].