di Winona D’Costa
Crescendo, ho rispettato tutte le caratteristiche che deve avere una “ragazzina strana”.
Topo di biblioteca? Fatto! Ragazza cattolica timida? Fatto! Cicatrici sul viso? Fatto! Cicatrice per un’operazione a cuore aperto? Fatto.
Saprete che al liceo ciascuno è conosciuto per qualcosa. Provate ad essere noti come la ragazzina strana che ha saltato il primo anno di liceo perché ha dovuto sottoporsi a un’operazione a cuore aperto.
Sono nata con una complessa condizione cardiaca diagnosticatami alla nascita. Per rimanere in vita, a quattro mesi ho subìto il mio primo intervento a cuore aperto. Mi sono sottoposta al secondo a quattro anni e al terzo a dodici per minimizzare l’impatto della mia condizione cardiaca sulla vita quotidiana.
La mia condizione non influenza gran parte delle mie attività quotidiane. Riesco a camminare, a parlare, a vedere e a sentire. Le mie cicatrici sono il segno più ovvio della mia situazione. Ne ho una lunga che scorre lungo il petto e un’altra sulla schiena, ma c’è di più! Dopo il terzo intervento i farmaci che ho dovuto assumere mi hanno fatto sviluppare delle bollicine su tutto il corpo. Non solo una o due confinate da una parte, ma una marea ovunque. Con mio sommo orrore, quelle bollicine si sono trasformate in cicatrici permanenti. Ho iniziato a vedere la mia condizione cardiaca e le cicatrici che avevo come enormi debolezze personali e odiavo Dio per avermi fatta in questo modo.