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Boom di ascolti per la fiction di Niccolò Ammaniti. Ma quante falsità sulla Madonna di Civitavecchia!

AMMANITI CIVITAVECCHIA
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 12/05/18
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“Il miracolo” fa il pieno di spettatori e l’autore si gode il successo con la sua opera di disinformazione (malcelata) sulle lacrime di sangue della MadonninaTra il 2 e il 6 febbraio 1995, in località Pantano, frazione di Civitavecchia, una Madonna di gesso proveniente da Medjugorje e opportunamente sistemata nel giardino dalla famiglia Gregori, lacrima sangue per tredici volte. Il 15 marzo succede di nuovo, però nelle mani del vescovo Girolamo Grillo, che fino a quel momento si era mostrato allarmato e assai scettico. Il caso scatena le attenzioni di media e fedeli di tutto il mondo sulla città in provincia di Roma.

Oggi quella storia ha ispirato lo scrittore e autore televisivo Niccolò Ammaniti, che ha lanciato la serie Tv “Il miracolo”. Nella prima puntata dell’8 maggio boom di ascolti e tanta curiosità intorno alla produzione di Ammaniti.

D’altro canto gli elementi per attirare il pubblico ci sono tutti: la lacrimazione mariana, indagini che smentiscono la veridicità del miracolo, preti trasgressivi. Un cocktail di giallo e thriller, che ha sotto traccia la poca credibilità della Chiesa.

“Madonne che piangono ce ne sono tante…”

Ammaniti però ha dimostrato di avere le idee poco chiare su cosa sia realmente accaduto a Civitavecchia. Aleteia ne ha parlato con il giornalista Saverio Gaeta, scrittore e tra i massimi esperti di apparizioni mariane.

«Lascio ai critici televisivi e cinematografici il compito di giudicare la qualità estetica e narrativa della fiction – premette Gaeta – mi limito ad alzare la voce sulle cose inesatte, sulle falsità che Ammaniti ha dichiarato nella presentazione questo prodotto».

Ammaniti, ricorda Gaeta, ha dichiarato recentemente al settimanale Venerdì (20 aprile): «Madonne che piangono in Italia ce ne sono, e tante, ma non mi sono ispirato a nessuna di loro».


AMMANITI CIVITAVECCHIA
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Che incoerenza!

Qualche settimana prima, il regista si era espresso diversamente: «Non sono credente, ma mi sono sempre interessati i miracoli — esordisce Ammaniti al Corriere della Sera (26 marzo) — La gente va a Lourdes e improvvisamente guarisce. Sono affascinato da questi fenomeni animistici e da chi ha fede, un talento che io non possiedo. Ricordo quando, da ragazzo, mia nonna mi portò a Civitavecchia per vedere la Madonnina che piangeva sangue: era sangue di pollo. Immaginai una storia in cui questa statuetta venisse rubata da qualcuno e che, continuando a versare lacrime, si lasciasse dietro una scia insanguinata: un serio problema anche per i ladri».

Riferimenti chiarissimi a Civitavecchia

Anche a La Repubblica (17 marzo), l’autore aveva detto di essere stato a Civitavecchia per vedere la Madonna che sanguinava e subito dopo «mi è venuta l’idea di un’auto ferma in autogrill, con le portiere che grondavano sangue: sui sedili c’era una statua».

«In ambedue i casi il riferimento a Civitavecchia è chiarissimo. A prescindere dalle retromarce, la storia della madonnina ha ispirato “Il miracolo”. Ed è davvero difficile tacere di fronte a tante incongruenze!», evidenzia Gaeta.



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Verità “storpiata”

Foto SAVERIO GAETA 1

Il giornalista e scrittore Francesco Saverio Gaeta

In primo luogo, prosegue il giornalista, autore di numerose pubblicazioni su fatti straordinari mariani (il più recente libro è Le Veggenti, per le Edizioni Salani), «Ammaniti è andato a Civitavecchia quando aveva 28 anni. Insomma, tanto ragazzo non era… poi dice in queste interviste che trovò la chiesa chiusa, che la lacrimazione era un falso e che il sangue era di pollo. Ammaniti è davvero disinformato sul caso Civitavecchia. E la sua fiction è ispirata ad una rilettura a modo suo dei fatti, che storpia completamente la verità».

L’unico caso di “sangue maschile”

Ma non finiscono qui le contraddizioni e le notizie false su Civitavecchia. «L’ulteriore riferimento alla storia della Madonnina, come ispiratrice della fiction, è quando al Corriere afferma che nella trama di “Il miracolo” vengono analizzate in un laboratorio le lacrime di sangue proveniente da una statua della Madonna».

«E quel sangue – precisa Gaeta – risulta umano e maschile. Ora che sia chiaro: una lacrimazione della Madonna con sangue umano maschile appartiene solo al caso di Civitavecchia. Quindi non capisco il senso di nascondersi dietro un dito e cambiare le carte in tavolo. E’ palese che si è ispirato a Civitavecchia».



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La prima bugia: “Lacrimazione falsa”

Dire, poi, che la lacrimazione è un «falso», afferma ancora Gaeta, «è un’affermazione altrettanta falsa. La magistratura ha compiuto delle indagini lunghe e approfondite, dichiarando proprio che non c’è alcun indizio di falsità. Fra l’altro, dire che era un falso, significa accusare la famiglia Gregori di aver mentito, quando, invece, è stata prosciolta da ogni accusa. Insomma, non è elegante fare certe affermazioni, prive di fondamento».

Il Dna della famiglia Gregori

Da un punto di vista giuridico, osserva il giornalista e scrittore, «non ci sono indizi di reato. Il motivo di contestazione che ci fu all’inizio, poi chiarito da esperti, riguardava il rifiuto della famiglia Gregorio di comparare il loro sangue con quello delle lacrime della Madonnina per verificare se il Dna fosse identico».



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La mappatura incompleta

Ma nel 1995, va chiarito, la mappatura dei polimorfismi del Dna era ancora incompleta e i polimorfismi che furono rilevati sul sangue prelevato sulla Madonnina erano soltanto 5. «Non lo dico io, ma gli scienziati, che con soli 5 polimorfismi – sottolinea Gaeta – la traccia ematica sarebbe stata comparabile con il 95 per cento della popolazione di Civitavecchia. In pratica su 100 persone, il sangue di 95 di loro sarebbe stato compatibile con quello della Madonnina. Che senso aveva, allora, lasciare che si confrontasse il sangue dei Gregori e quello della Madonnina? Per poi dire: “ecco la truffa”, perché era chiaro che i loro parametri potevano combaciare con quei polimorfismi».

Cosa scrive il giudice

La famiglia Gregori, «non si è mai sottratta ad indagini. La stessa magistratura ha dichiarato, in atti ufficiali, che la statuetta non era mai stata sostituita, che non c’erano trucchi. Il Giudice per le indagini preliminari ha affermato che “le lacrimazioni sono state notate da altre persone, tra cui il comandante della polizia municipale, agenti della polizia penitenziaria e della polizia di Stato, tali da escludere realisticamente l’ipotesi delle dichiarazioni mendaci stante la difficile ipotizzabilità di accordi criminosi tra numerose persone, tra l’altro anche pubblici ufficiali, che in buon parte non si conoscono tra loro”».



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Nessuna manomissione

Quindi, conclude Gaeta, «non ci sono state manomissioni, non c’era possibilità di inganno collettivo, non c’era la possibilità di fare un riscontro sul sangue perché solo il 5 per cento della popolazione non sarebbe stata compatibile».

Alla luce di ciò, «la magistratura ha completamente prosciolto gli indagati, non avendo riscontrato alcun indizio di reato».

La chiesa chiusa

Infine, per screditare ancora di più la vicenda Civitavecchia, l’autore di “Il miracolo” dice di essere andato alla parrocchia in località Pantano e di averla trovata chiusa «perché scoprirono che era un falso».

«Ma quella parrocchia – fa eco lo studioso – ha, come tutte le altre, orari di apertura e chiusura. Non resta aperta in base alla autenticità o falsità delle lacrime della Madonna!».



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Lourdes e l’animismo

Ammaniti, ancora, afferma sempre al Corriere di «aver avuto rispetto per la «fede» e per i «miracoli». Poi aggiunge che «la gente va a Lourdes e improvvisamente guarisce. Sono affascinato da questi fenomeni animistici».

«Ora, definire i miracoli di Lourdes fenomeni animistici non mi sembra sia rispettoso per le persone di fede, per chi crede ai miracoli», sentenzia Gaeta.

“Perché non intervenire?”

«Francamente a livello personale – continua il giornalista e scrittore – in qualità di credente, di studioso di apparizioni mariane, sono stupito che nessuna autorità ecclesiastica sia intervenuta su quanto dichiarato da Ammaniti, non per difendere la Madonna – che certamente non ha bisogno di essere difesa – bensì per difendere una manifestazione mariana come Civitavecchia che è un segno forte per i nostri tempi; per denunciare che non può essere consentito all’ambito televisivo proporre sacerdoti tossicodipendenti, che rubano, giocano alle slot-machine, mentre vestono abiti cattolici e il collarino ecclesiastico. Questo è il mondo che ci racconta Ammaniti nella sua fiction».


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Sarebbe opportuno, evidenzia Gaeta, «che in ambito ecclesiastico si alzasse la voce contro questi abusi. I sacerdoti sono persone che si battono non soltanto per evangelizzare, ma anche per risolvere problemi sociali; sono immersi nelle realtà locali come pastori di un gregge che ha grande bisogno di aiuto».