La sua missione? Diffondere la verità dell'Inabitazione. Sarà Gesù stesso, dal Tabernacolo, a ordinaglielo
Prima della sua città, La Spezia, ad essere beatificata, Itala Mela è passata dal rifiuto rabbioso del divino, a causa della morte del fratellino di 9 anni, all’amore ardente per la Trinità, che ha bruciato tutto il resto.
La sua vicenda umana è una tela dipinta a tinte forti, che procede per contrasti. Sembra una sorta di lotta tra lei e Dio.
Nata il 28 agosto 1904 a La Spezia da genitori onesti ma lontani dalla fede, in seguito alla morte del fratellino Edoardo, di soli 9 anni avvenuta nel 1920, Itala, allora liceale, assume nei confronti di Dio una posizione di rifiuto e negazione. Se viene permesso tanto dolore innocente non può esserci nulla dopo la morte, pensa.
Il suo ateismo è di quelli professati con forza e orgoglio, sostenuto per ragioni tragiche e animato comunque da una sete di significato esistenziale.
Il Signore, e ne abbiamo riprova in molti modi contemplando le vite dei santi, ha atteso che la sua libertà desse un cenno e si è fatto presente.
Il cambiamento radicale di Itala avverrà infatti in seguito ad una sorta di movimento, di scossa interiore. Si trovava a Messa, aveva deciso di confessarsi e comunicarsi.
La cosa meravigliosa da notare è che era stato qualche compagno ad invitarla alla Messa. Si era iscritta infatti alla Facoltà di Lettere all’Università di Genova e sebbene ancora in pieno ateismo aveva deciso di vivere presso l’Istituto di “Nostra Signora della Purificazione”.
Negli anni universitari sarà legata in modo particolare ai cattolici della FUCI che si stava riorganizzando attorno a prossimi papi, laici impegnati, mistici fondatori… Il futuro Paolo VI sarà il motore principale; ma anche Divo Barsotti e Igino Righetti, un grande e poco apprezzato laico impegnato.
Itala, quel giorno – era la vigilia dell’Immacolata del 1922 – lancia la sfida al Dio che aveva a lungo rifiutato: “Signore, se ci sei, fatti sentire!”.