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Hai mai pensato alla tua morte?

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Syda Productions / Shutterstock

padre Carlos Padilla - pubblicato il 26/01/18

Temo più la morte di chi amo che la mia. Temo la fine della partita

La morte mi fa paura. Quanto è difficile morire e lasciare tutto ciò che mi lega, tutto quello che amo, tutto quello che ancora devo fare! Quanto è complicato lasciar andare chi sta morendo, lasciarlo andar via liberamente! Tante volte parlo con leggerezza dell’incontro con i miei cari in cielo. Lì tutto sarà pieno, lo so. Ma poi, quando si avvicina il momento di partire, tremo.

Ascolto: “Quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo” (1 Cor 7, 29-31).

Quanto mi costa guardare l’eternità che mi attende senza paura e pensare alla pienezza che predico senza tremare! Giovanni il Battista è morto ingiustamente, e Gesù soffre per questa perdita. Si sente solo. Costa tanto perdere chi muore. Costa tanto la morte.

Penso sempre che il cielo possa aspettare. Lo confesso, la morte mi fa paura. La mia morte. Credo in quel Dio che mi attende felice alla fine del mio cammino. Sorride, mi abbraccia e io confido. È vero che con la ragione ci credo, ma non so se è arrivato a toccare il cuore.

Credo nell’eternità e nella presenza spirituale di quanti se ne sono andati. Posso parlare con loro. A volte non li sento. So che amo la carne e il presente tangibile in cui vivo e che amo. Amo ciò che sono e quello che ho, quello che faccio.

Temo la morte fredda che mi allontana per sempre da tutto ciò che mi lega. Temo la morte che non controllo e che appare quando meno me l’aspetto nella vita, nella vita di chi amo. Mi fanno paura la morte e l’idea di diventare vecchio. Di smettere di sognare. Di non avere più forze.

Diceva Bernard Shaw: “Non smettiamo di giocare perché invecchiamo. Invecchiamo perché smettiamo di giocare”. Mi fa paura invecchiare senza un senso. Smettere di essere presente con la vita. Temo di finire le mie ore senza che siano finite davvero. Decidere che ho già vissuto abbastanza e non c’è più niente da inventare. Mi fa paura smettere di illudermi con i sogni, smettere di amare e di lavorare per Dio.

Giorni fa leggevo una poesia:

“Il tempo ha qualcosa di strano quando va via presto. Lascia impronte pesanti nella mia anima che ho amato. Lo so. Più amo, più temo di perdere. Più mi spaventa la fine del cammino. E più paura mi fa la morte che si avvicina. Più amo, più soffro. E a volte ho pensato di non amare per non soffrire”. “Ma poi, più ci penso e più mi fa paura l’idea di non amare. E non per il sentimento, perché so che questo va e viene. È più per la profondità nella vita che vivo ora. È più perché le mie radici arrivano dove non vedo. Sono profonde. E mi fanno male. E temo più la morte di chi amo che la mia. Temo la fine della partita”.

Mi fa paura amare molto profondamente, perché so che quando amo la morte mi fa più paura. Capisco che a chi ha perso tutto importi poco morire. È vero. È una cosa estremamente umana. Mi fa paura morire. E lasciare che chi amo se ne vada. Sembra che tutto importi meno quando non ci sono le persone che amo.

E allo stesso tempo mi fa paura il tempo fugace. E rompere con tutto ciò che è stato mio. Lasciare indietro i miei sogni e i miei desideri. Smettere di respirare gli ambienti di sempre. Dimenticare le carezze della pelle che si secca. Il calore del sole. Il freddo dell’inverno. L’umidità della pioggia.

Tacere tante parole che mi parlano di vita. Smettere di parlare custodendo il silenzio per sempre. Smettere di percorrere strade nuove, io che ho camminato tanto. Un punto finale alla vita che ho amato. Il cuore non è fatto per la morte. Non la voglio. Non la desidero.

Voglio amare qui sulla terra e per il cielo. Amare nella carne gettando semi eterni. Amare e permettere che l’amore leghi molte persone a Dio. Un amore per sempre. Non voglio che il timore della morte mi tolga la voglia di vivere. Pur avendo visto partire chi amo di più.

Non voglio che la solitudine di aver amato mi riempia di amarezza e di tristezza. Nel dolore della perdita alzo lo sguardo. Voglio reinventarmi in mezzo ai miei timori ogni mattina. Ricominciare sostenendo le mie perdite. Amare di nuovo gettando radici. Temendo sempre la mia morte e quella dei miei cari.

Ma sapendo che in questa vita ciò che conta non è il tempo che ho, ma il modo in cui uso i minuti che ho in mano. Non voglio pensare che tutto finisca un giorno in un’oscurità senza tempo. È un vuoto nero senza luce. Il cuore si riempie di luce pensando a un amore eterno che mi aspetta dietro l’angolo. Non smetto di amare anche se mi fa male. Anche se il timore di morire mi fa soffrire.

Ricomincio. Mi reinvento. Getto radici profonde che mi legano alla vita. Curo di più la qualità del tempo. La profondità dei miei passi. La densità delle mie parole. L’allegria del mio sguardo. Mi importa più l’amore che semino. Anche senza vedere i frutti della mia vita donata. Mi importa più di vivere anche se la morte mi spaventa.

Vivo nel presente. Non vivo angosciato da ciò che è stato e non è più. La morte mi fa paura. La mia. Quella di chi amo. Ma non smetto di nascere ogni mattina. Con il cuore pieno di sogni. E la stessa voglia di vivere pienamente.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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