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Come far sì che quello che non mi piace cambi senza danneggiare nessuno?

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 08/11/17

Vorrei saper comprendere meglio le persone con cui non sono d'accordo, accettare i punti di vista che non condivido

Non so bene cosa posso fare per cambiare le cose quando qualcosa non mi piace. Non so cosa posso costruire quando ci sono cose che vorrei cambiare.

Poi mi è arrivato questo messaggio, che mi ha fatto pensare “Pensa in positivo, puoi sempre cambiare qualcosa”. Vero. Qualcosa può sempre cambiare. Anche se a volte mi sento frustrato.

Vorrei cambiare molte cose che non mi piacciono del mondo in cui vivo. Cambiare strutture, variare la portata delle cose. Giudico ciò che va bene e ciò che va male. Decido cosa dovrebbe scomparire e cosa potrebbe restare.

Ma non sempre riesco a cambiare le cose, perché ci sono cose che non dipendono da me. Decidono senza contare sul mio voto. Agiscono senza chiedermi il permesso. Le cose si rompono senza che io possa evitarlo. Risulto ferito e non sono io il colpevole. E mi sembra ingiusto questo mondo cangiante in cui mi sento insicuro.

Vorrei inventarmi nuove vie in cui possano girare tutti, e stabilire ponti che uniscano i cuori. Mi fa male allontanarmi da chi non la pensa come me, e mi vedo alzare muri anziché ponti.

Vorrei saper comprendere meglio le persone con cui non sono d’accordo. Accettare i punti di vista che non condivido. Amare chi non la pensa come me. A volte è così difficile amare chi non è d’accordo con i miei punti di vista…

Io stesso costruisco barriere che mi allontanano da chi non la pensa come me. Divento giudice e parte in causa. Non sono neutrale né obiettivo. Mi fanno male delle cose che rallegrano altri, e forse mi rallegrano cose che fanno male ad altri.

E nonostante questo mi sento chiamato a gettare ponti. A toccare le mani di chi si avvicina. Ad abbracciare qualsiasi cosa provi. E a comprendere chi non la pensa come me. Senza volerlo convincere del contrario.

Voglio essere capace di mettermi nei suoi panni, di vivere nel suo cuore anche se solo per un istante. Comprendere la sua storia, valorizzare i suoi sentimenti, parlare la sua lingua, essere capace di guardarlo e di capire che la sua vita è meravigliosa. E amarlo nella differenza.

Mi fa paura l’idea di cadere nell’amarezza e nell’odio quando non ci riesco. Quanto è breve il passo tra l’amore e l’odio! So solo che la comprensione nasce dall’accettazione dell’altro per com’è, senza voler cambiare il suo sguardo. Senza voler essere d’accordo con quello che pensa.

Credo che Gesù lo abbia fatto tante volte. Lo hanno chiamato beone e mangione perché mangiava con chiunque, e non era un beone né un mangione. Hanno pensato che fosse un peccatore perché abbracciava i peccatori, e non ha commesso peccato.

Lo hanno considerato lebbroso perché toccava i lebbrosi ed è rimasto sano, curando la lebbra. Lo hanno accusato di avere rapporti troppo stretti con le donne perché le accoglieva, e le ha amate fino alla fine. Hanno detto che era pagano perché viveva con passione la sua vita nel mondo. E amando il mondo lo ha salvato.

Hanno pensato che fosse di un gruppo determinato per il semplice fatto di abbracciarne la vita, ma non apparteneva solo a un gruppo.

È così facile giudicare guardando da lontano… È facile cadere nella tentazione di pensare che due persone siano uguali per il semplice fatto di volersi bene e di camminare insieme.

Forse il dubbio sorge anche a me, e mi fa paura avvicinarmi a chi non la pensa come me per timore di quello che diranno le persone che mi guardano. Forse mi importa troppo di quello che gli altri pensano di me, e mi fa paura che il mondo giudichi le mie intenzioni.

Per questo costruisco barriere, dighe. Alzo muri perché non mi confondano con chi non è come me. Giudico e condanno. Separo e mi allontano. Vorrei essere capace di comprendere senza dover essere d’accordo.

Per questo oggi decido di pensare in positivo. Mi concentro. Penso guardando la bellezza custodita sotto il fango. E riesco a vedere quel mare nascosto sotto le rocce del deserto. La bellezza della figura nascosta dentro la pietra.

Vedo, non so se ci riesco sempre, dei paesaggi preziosi che quasi mi invento. O sono reali. Non lo so. Nascosti tra le oscurità che turbano tante persone. Decido di pensare in positivo e all’improvviso cambia qualcosa nella mia anima. Almeno dentro di me nasce una luce improvvisa.

Commenta Miriam Subirana che “nessuno crea i suoi pensieri o i suoi sentimenti se non lui stesso. La rabbia non si vince con altra rabbia. Per arrivare a perdonare pienamente dev’essere consapevole di ciò che ha dentro. Deve rendersi conto che quello che gli sta succedendo è la base per avviare qualsiasi cambiamento positivo. Quando prova rifiuto, insicurezza, vergogna, invidia, rabbia, paura, disapprovazione, deve permettersi di accettare ciò che sente e di affrontarlo.

Sono io che creo che mie idee e i miei sentimenti. Nascono da me, tra le mie mani. So che se voglio posso cambiarli. So che posso vivere nella morte in preda alla notte più nera se la mia anima si turba. E so anche che posso elevarmi pieno di luce al di sopra delle montagne se smetto di pensare che sia tutto negativo.

Tutto si tesse dentro la mia anima. Tutto dipende dal mio sguardo. Dal mio modo di vedere le cose. Nelle mie parole e nei miei pensieri più segreti si configura il mio mondo, e da quel mondo interiore sorge la forza per cambiare il mondo che mi circonda. Dalla cosa più insignificante può cambiare tutto.

Diceva padre Kentenich, “Non è forse sempre stato così, che Dio ha scelto sempre il piccolo piuttosto che il grande, per fare cose grandi attraverso il piccolo?” [1].

So che posso fare tutto diversamente. Inizio nella mia anima. Non devo conformarmi alle cose per come sono ora. I grandi cambiamenti avvengono in segreto, nella parte nascosta del mio cuore. Dalle cose più piccole sorgono le più grandi.

[1] J. Kentenich, Conferencias de Sion, 1965

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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