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Un ottimo motivo per tenere segreto il sesso del vostro bambino

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Annabelle Moseley - pubblicato il 28/09/17

Un po' di mistero aiuta molto

Non capita spesso di essere colti di sorpresa in un modo che ci fa gioire con tutto il cuore. L’autore Ronald Rolheiser ricorda che “l’opposto della depressione è la gioia, essere spontaneamente sorpresi dalla bellezza e dalla bontà della vita”. Ma non è una cosa che la maggior parte di noi può far accadere come per magia nella propria vita. È qualcosa che succede.

Come suggerisce C.S. Lewis nel titolo della sua autobiografia, Surprised by Joy (Sorpreso dalla Gioia), la gioia deve coglierci impreparati, in un momento in cui non razionalizziamo il fatto di essere felici. E… sorpresa! Lewis ha scelto quel titolo per la sua autobiografia ancor prima di incontrare una donna di nome Joy che sarebbe diventata il suo grande amore e sua moglie, la sua sorpresa più grande nella vita.

Nella mia vita, ho deciso di recente di aggiungere una sorpresa gioiosa che fossi in grado di controllare: aspettare il momento del parto per scoprire il sesso dei miei bambini. In questo processo, ho realizzato che la vera gioia può essere inserita nel mistero della gravidanza.

Detto questo, non giudico affatto chi sceglie di conoscere il sesso del proprio figlio. Nella nostra cultura odierna, moltissime donne vogliono scoprire appena possibile il sesso del bambino che portano in grembo – la mia migliore amica è una di loro. Ci sono stati momenti in cui avrei voluto saperlo anch’io, e avevo quasi deciso di farlo. È difficile rimandare quel tipo di entusiasmo. Personalmente, però, sarebbe stato come aprire il mio dono troppo presto. E allora ho scelto per il primo bambino, e poi per il secondo, di non scoprire il sesso fino alla nascita, accettando il senso di curiosità che mi ha accompagnato per tutto il tempo. Comunque fosse andata, sarebbe stato proprio il bambino di cui aveva bisogno la nostra famiglia.

Quando ero incinta del mio secondo figlio, però, ho sorpreso me stessa: all’improvviso era davvero difficile aspettare di sapere il sesso, perché non ero più primipara. Mi sono ritrovata ad essere estremamente tentata di sbirciare durante le ecografie, e pensavo a tutti i motivi per cui avrei voluto sapere il sesso prima della nascita. L’aspetto più pressante era la curiosità di tutti gli altri. Quando aspetti il primo figlio nessuno ha una grande opinione sul sesso di cui “dovrebbe” essere perché non ci sono precedenti.

Quando ero incinta per la seconda volta, metà dei miei cari sperava che il bambino fosse del sesso opposto perché potessi averne “uno di ogni tipo”, l’altra metà confidava nello stesso sesso di modo che i bambini potessero essere amici in quel modo speciale caratteristico solo dei fratelli dello stesso genere quando sono di età vicine.

Nel frattempo mi sono ritrovata a chiedermi se dovessi andare in soffitta a prendere tutti i vestitini che già avevo per lavarli. O dovevo forse andare a fare shopping perché il bambino sarebbe stato dell’altro sesso? La camera dei bambini sarebbe rimasta in ogni caso verde acqua, mi rassicuravo, ma avrei affrontato un bambino in un certo senso familiare o totalmente diverso? Stavo impazzendo… e ogni madre sa che la gravidanza è già abbastanza impegnativa di suo!

Come un esercizio zen di non attaccamento, tuttavia, ho continuato a scegliere di non voler sapere. A poco a poco ho rinunciato all’illusione di controllare tutto e ho messo in pratica la pazienza, quasi come un esercizio spirituale (una nota: lotto con la pazienza e mi piace progettare tutto in anticipo. Questo è in parte il motivo per il quale sapevo che sarebbe stata una buona pratica per me). E più non sapevo, più capivo che non importava.

In fondo un figlio è un dono di Dio, e quello che nasce sarà il meglio per la nostra famiglia. Arrendermi di fronte al fatto di non sapere mi ha sfidata a non sperare in un genere specifico, il che mi sembra più giusto nei confronti del bambino.

Nel mio caso, al quarto o quinto mese sembrava che tutti fossero convinti di quale fosse il sesso del mio bambino e che fossero tutti d’accordo. Un parente mi portò perfino una splendida ortensia del colore associato al genere che si pensava avrei partorito. L’abbiamo piantata proprio fuori alla porta d’ingresso. Guardandola e ascoltando le speculazioni dei miei familiari mi sono convinta anch’io del genere del bambino. Malgrado la mia scelta di non sapere, pensavo davvero di saperlo. Che sciocchezza! A ripensarci mi viene ancora da ridere.

Potete immaginare la mia sorpresa quando dopo un travaglio laboriosissimo il medico ha dichiarato: “È…” ed era l’opposto rispetto a quello che tutti si aspettavano. Non riuscivo quasi a crederci. Mio marito ha fatto un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro e io ero senza parole, sicura di aver capito male. Poi, quando ho visto il viso del bambino e l’ho cullato tra le braccia ho visto che era proprio quello che faceva per noi e ho provato una gioia incredibile. Il nostro bambino è nato la mattina della Domenica in Laetare, la terza domenica dopo Pasqua nella Chiesa cattolica, in cui la Messa inizia dicendo “Jubilate Deo omnis terra”, un invito alla gioia universale in Cristo.

Ho pensato alla Genesi, a quando Sara aveva riso dopo che le era stato detto che avrebbe avuto un figlio. Rido ancora quando penso a quanto fossero tutti certi del sesso del bambino che portavo in grembo, e di come anch’io pensassi che la mia previsione fosse giusta… e sono ancora molto felice di non averlo voluto scoprire. Con le sue fossette profonde e un grande sorriso, la mia sorpresa è un promemoria costante dell’umorismo splendido e profondo del Signore, una ragione sacra per il “jubilate”, che la nostra famiglia celebrerà con gratitudine e umiltà ogni Domenica in Laetare del futuro.

Oh, e ricordate l’ortensia? Non molto tempo dopo la nascita del bambino è diventata del colore opposto. Azzurra anziché rosa… O era rosa anziché azzurra?

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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