Secondo una leggenda il Santo Anello è stato portato in Umbria da un frate tedesco dopo una serie di peripezie e di malefici
Il Santo Anello è l’anello nuziale che, secondo la tradizione popolare non comprovata, san Giuseppe avrebbe regalato a Maria per il loro sposalizio.
La reliquia è oggi conservata in una cappella della cattedrale di San Lorenzo a Perugia. Per giungere al reliquiario, contenuto in un forziere, servono ben 14 chiavi.
IL MERCANTE EBREO
Il Santo Anello ha avuto una lunga storia: nel 985 Ranieri, un orafo chiusino, l’acquistò da un mercante ebreo di pietre preziose, e a Chiusi, in provincia di Siena, rimase fino al 1473 (diocesi.perugia.it).
Il mercante che lo vendette a Ranieri volle disfarsene perché quell’oggetto gli incuteva timore. Gli era apparsa in sogno la Madonna che lo ammoniva per la sua scarsa fede, ammonendolo di non aver conservato con cura e con la giusta venerazione il prezioso anello in suo possesso. Il mercante racconto’ tutto questo a Ranieri, che però compi il suo stesso errore(cultura.ilsentierodiarmenzano.it).
IL MONITO DEL DEFUNTO
L’orafo lo ripose nella cripta di famiglia ma, forse non credendo a pieno alla versione dell’ebreo, ben presto si dimenticò delle sue raccomandazioni. Alcuni anni dopo, mentre accompagnava alla tomba l’unico figlio, deceduto prematuramente, all’improvviso vide il defunto alzarsi dal suo giaciglio e rivolgergli un severo monito per aver abbandonato una reliquia così preziosa.
Ranieri volle allora riparare alle proprie mancanze e, ottenuta l’inconfutabile prova dell’autenticità dell’anello, lo donò al vicino convento di Santa Mustiola affinché, da quel momento, tutti potessero onorare il mistico oggetto.

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IL FURTO DI FRA WINTER
Ma un giorno quella reliquia sparì. Fra Winter, che risiede nel convento di San Francesco, sempre a Chiusi, se ne appropria in gran segreto. Conosce bene la leggenda, ha profondo rispetto e persino timore nel maneggiare quel monile. Gli hanno raccontato che in passato tutti coloro che hanno abusato della santa reliquia sono stati puniti. Una contessa che desiderò indossare l’Anello finì con il dito paralizzato e, solo dopo aver chiesto il perdono della vergine Maria, ebbe la mano risanata.
Il 23 luglio, di notte, avvenne il furto. Pochi giorni dopo il frate lascia il convento per dirigersi a cavallo verso la Porziuncola di Santa Maria degli Angeli d’Assisi per la solenne ricorrenza del Perdono. Nella borsa che pende al suo fianco cela l’inestimabile tesoro nella speranza che nessuno lo veda.
LA DELUSIONE DEI FEDELI
Da lì a pochi giorni in quel di Chiusi, un gran numero di fedeli, di ritorno dal Perdono di Assisi, è destinato a rimanere deluso; il sacro oggetto si trova ormai nella borsa del frate e l’annuale ostensione del 3 agosto non potrà celebrarsi. Per la città il giorno della celebrazione è il più importante dell’anno; secondo il tedesco, però, i chiusini non meritano di possedere quel dono celeste perché si sono comportati molto male nei suoi confronti.
I MOTIVI DEL FURTO
Lo hanno, infatti, ingiustamente accusato del furto di alcuni calici, lo hanno arrestato, chiuso in carcere per quaranta giorni con i ceppi ai piedi e le mani incatenate, ed è stato perfino torturato, per ottenere la confessione di un reato non commesso. Dopo la disavventura, i confratelli hanno continuato a diffamarlo e privarli del loro cimelio è stata l’unica maniera di appagare il risentimento nei riguardi di quella gente.

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