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Usain Bolt, il più grande atleta cattolico al mondo, si ritira dalle corse

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AFP PHOTO / FRANCK FIFE

Jamaica's Usain Bolt gestures in the Men's 200m Semifinal during the athletics event at the Rio 2016 Olympic Games at the Olympic Stadium in Rio de Janeiro on August 17, 2016. / AFP PHOTO / FRANCK FIFE

Gelsomino Del Guercio - Aleteia Italia - pubblicato il 04/08/17

E' la leggenda dell'atletica leggera. Molto devoto alla Medaglia Miracolosa, ha sempre pregato prima di una gara

Usain Bolt, atleta giamaicano, l’uomo più veloce del mondo, una sorta di leggenda vivente, a 30 anni – e dopo otto ori olimpici in tre edizioni dei Giochi (Pechino, Londra, Rio) e undici titoli iridati, record mondiale dei 100 e 200 metri – ha annunciato che lascerà le gare al termine dei Mondiali di atletica di Londra (5-13 agosto 2017) (settimananews.it, 2 agosto).

Bolt è anche il più grande atleta cattolico nel mondo. I suoi riti prima e dopo la gara sono completamente cattolici; eppure la fede di uno degli atleti più discussi del mondo non è un segreto.

DA AVVENTISTA A CATTOLICO

Nato e cresciuto a Sherwood Content, in Giamaica, Bolt è stato allevato in una casa di Avventisti del settimo giorno. Sebbene abbia frequentato da giovane una Chiesa avventista, non ne è divenuto membro da adulto. Da cattolico, ha preso il nome di san Leone. Nel 2013, il Vaticano lo ha invitato alla conferenza TEDx sulla libertà religiosa, in via della Conciliazione.

Lo scorso 27 luglio, Nick Ripatrazone – già firma di Rolling Stone, The Atlantic, The Paris Review ed Esquire – ne ha tratteggiato un profilo sulla rivista dei gesuiti statunitensi America (27 luglio).

IL SEGNO DELLA CROCE

Ecco come il giornalista racconta l’inizio di ogni gara della leggenda giamaicana:

«Ai vostri posti». Bolt si porta il dito sulla bocca per calmare la folla, o forse se stesso. Fa un passo avanti. Si guarda indietro. Il sorriso è scomparso. Allunga le gambe all’indietro sul suo blocco di partenza. Allarga le sue mani sulla pista. Testa chinata in basso, una medaglietta miracolosa pende dal suo collo. I piedi saldi sul blocco. Si piega sulle ginocchia; lo sguardo verso il traguardo.

Poi, davanti a 35 milioni di spettatori sintonizzati sulla gara, Bolt si fa il segno della croce, chiude gli occhi mentre sfiora con la mano il petto. Solleva un dito alle labbra e poi verso il cielo, guardando in alto. I suoi occhi si fissano lì per un po’.




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La pistola dello starter esplode il colpo e gli atleti scattano fuori dai blocchi. Come al solito Bolt parte lento, ma ai cinquanta metri si riprende e infiamma la pista. La medaglietta miracolosa al collo ondeggia come fosse un metronomo. Bolt brucia la linea del traguardo e rallenta la sua corsa, di fronte alla folla. Si inginocchia, china la testa e di nuovo si fa il segno della croce prima di rialzarsi.

LA MEDAGLIETTA MIRACOLOSA

Nel suo look una cosa di cui non fa mai a meno è indossare la Medaglia Miracolosa, frutto delle apparizioni della Madonna a Santa Caterina Labouré. Oltre a mostrarla durante la gara, la porta sempre con sé a testimonianza di una fede profonda nella Vergine (Aleteia, 16 agosto).




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