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Il giorno in cui Santa Teresa d’Avila vinse il demonio con il potere dell’acqua benedetta

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ACI Digital - pubblicato il 07/07/17

“Ho sperimentato varie volte che per mettere in fuga il demonio e impedirgli di tornare, non v'è mezzo migliore dell'acqua benedetta”

Santa Teresa D’Ávila è stata una religiosa, mistica e Dottore della Chiesa del XVI secolo, che nelle sue memorie ha raccontato come, dopo una lunga esperienza, imparò che “per mettere in fuga il demonio e impedirgli di tornare, non v’è mezzo migliore dell’acqua benedetta”.

Quello che non è molto noto sono le esperienze che la portarono a questa conclusione, che la santa descrive nella sua autobiografia, il “Libro della vita”.

“Una volta, mentre ero in un oratorio, mi apparve al lato sinistro sotto forma abominevole. Siccome mi parlava, ne osservai particolarmente la bocca che era spaventosa. Il suo corpo pareva emanare una gran fiamma molto chiara e senza ombre. Mi disse con voce spaventevole che se mi ero liberata dalle sue mani, sapeva pur riacciuffarmi”, rivela Santa Teresa all’inizio del capitolo 31 della sua opera.

Spaventata, Teresa cercò di spaventare quella figura con il segno della Croce. Il demonio l’abbandonò, ma poi tornò. Accadde varie volte, fino a quando notò che aveva vicino l’acqua benedetta: “C’era lì dell’acqua santa, la buttai dove egli stava, e non comparve più”.

In un altro passo, Santa Teresa scrisse che il demonio l’aveva tormentata per cinque ore di seguito “con turbamenti fisici e morali, e con dolori così vivi che mi pareva di non poterne più. Le persone presento erano tutte spaventate: né esse sapevano che fare, né io come difendermi”.




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La santa ammise che trovò sollievo solo dopo aver chiesto dell’acqua benedetta e averla gettata nel punto in cui aveva visto un demonio. È nella spiegazione di questo fatto che è data a conoscere la sua citazione più famosa:

“Ho sperimentato varie volte che per mettere in fuga il demonio e impedirgli di tornare, non v’è mezzo migliore dell’acqua benedetta. Fugge anche innanzi alla croce, ma poi ritorna. Dev’essere ben grande la virtù dell’acqua santa!”

In seguito affermò di aver conosciuto la consolazione dell’anima dopo aver preso quell’acqua, che le suscitò “come un sollievo che non so descrivere, un diletto interiore” che la confortava.

“E non è già una illusione, né una cosa che mi sia accaduta una volta, ma molte, e sempre da parte mia con grande attenzione per osservarla. È come il refrigerio che si sente in tutta la persona quando, arsi dal caldo e dalla sete, si beva un’anfora di acqua fresca. Ciò dimostra quanto siano grandi le pratiche della chiesa, e come potenti le parole liturgiche che comunicano all’acqua tanta virtù da renderla così diversa da quella da quella non benedetta”.

“Quando vi penso”, concludeva, “mi sento inondare di gioia”.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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