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Con Dio l’odiato lunedì si colora di “domenica”

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Flickr.com/ Creative Commons/ © Ana C.

Silvia Lucchetti - Aleteia - pubblicato il 03/02/17

Pensieri per cominciare con il piede giusto le settimane di tutto l’anno

“Ci sono cose che non si possono spiegare, una di quelle è il lunedì”. Il web è pieno di frasi ironiche sul primo giorno della settimana, e sui social non c’è lunedì che passi inosservato. In tantissimi infatti postano e condividono pensieri e massime sul più temuto dei giorni. Vasco Rossi cantava “odio i lunedì”… chi potrebbe dire il contrario?

Claudio Stercal, sacerdote dell’arcidiocesi di Milano e professore di Teologia, ha scritto un libro che si intitola “Il pensiero del lunedì. Spiritualità del quotidiano” (EDB). Il pensiero non è inteso ironicamente come ansia e preoccupazione all’affacciarsi del giorno più detestato da studenti e lavoratori, ma come breve riflessione, ragionamento per cominciare con il piede giusto la settimana. Infatti l’autore racconta nell’introduzione che è ormai diventata felice abitudine per lui inviare per mail, all’inizio di ogni settimana, un pensiero agli amici e agli ex-studenti, che a loro volta lo condividono con altri familiari, compagni e colleghi.

«Il nome che questa piccola, ma simpatica, iniziativa ha progressivamente assunto è: «Il pensiero del lunedì». Anzitutto, perché i pensieri vengono effettivamente inviati al lunedì, ma anche perché il lunedì è il primo giorno della settimana, e le riflessioni, per quanto brevi, ambiscono ad aprire una piccola finestra sulla settimana appena iniziata. Per affrontarla con un pizzico di consapevolezza in più e con uno spirito diverso».

Il testo raccoglie 52 pensieri, come il numero delle settimane in un anno, che…

“(…) non hanno né un carattere sistematico, né un ordine preciso. Prendono spunto da aspetti diversi della vita quotidiana o da brevi testi della Bibbia e di grandi autori della tradizione cristiana. Il loro obiettivo è illuminare, «accendere» qualche frammento della nostra esperienza. Mostrando come il cristianesimo, con la sua sapienza plurimillenaria, è ancora perfettamente in grado di suscitare, orientare e sostenere i tratti più belli della nostra umanità”.

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NON SUPERFICIALI E LAGNOSI MA LEGGERI COME GESÙ

Lamentarsi è spesso il nostro sport preferito, soprattutto quando partiamo con il piede sbagliato, tutto ci sembra ingiusto, inutile, impossibile, pesante. Pesanti invece ci diventiamo con i nostri bronci e il vuoto di pensare solo a noi stessi. Mentre Gesù Cristo ci insegna la leggerezza dell’accoglienza e dell’amore, della cura per l’altro, del servizio, del Vangelo.

«La «leggerezza» a volte è un difetto. Quando, per esempio, è sinonimo di superficialità, frivolezza, mancanza di senso morale. Può essere, però, anche una virtù. (…) La «leggerezza» è lo stile – raro e prezioso – di chi si premura di non pesare troppo sulle persone con le quali vive, di chi preferisce servire, piuttosto che farsi servire, di chi è capace di prevenire le richieste degli altri e, appena può, ha il piacere di accogliere le loro proposte, condividendole con entusiasmo e passione, anche se richiedono un po’ di impegno e fatica. C’è, quindi, uno stretto rapporto tra il vangelo e la «leggerezza». Il vangelo, infatti, chiede di servire il prossimo, non di farsi servire. (…) Per questo, probabilmente, stare con Gesù doveva essere molto «leggero». Buona settimana!».

LA DELICATEZZA DI DIO NEL RISPETTARE LA NOSTRA LIBERTÀ

Dio non ci comanda con la sua forza, non ci spaventa con la sua potenza, ha scelto di venire sulla terra come il più piccolo degli esseri, il più fragile, il più debole (Papa Paolo VI). La sua delicatezza rispetta la nostra libertà, ci lascia cadere e sbagliare, ma ci aspetta fedele perché siamo Suoi figli e ci ama.

«Certamente non sappiamo tutto di Dio. Come potremmo? Probabilmente, non ne sappiamo neppure molto. Però, ciò che conosciamo di lui è di grande interesse e utilità per la nostra vita. Gesù, infatti, ci rivela che Dio è come un padre buono. Davvero, non è poco. È, forse, tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere. (…) Dio, come un padre buono, è anche «delicato» nei nostri confronti. «Delicato», perché non si impone con forza alla nostra attenzione – come a volte, invece, tenta di fare la pubblicità degli uomini – e non ci schiaccia con la sua potenza – come a volte vorrebbero fare alcuni dei nostri simili. Dio, al contrario, ci lascia tutto lo spazio del quale abbiamo bisogno per fare le nostre esperienze. Per intuire, verificare, conoscere. In qualche caso, anche per sbagliare e ricominciare. Esattamente come un padre buono. La sua «delicatezza» accetta anche il rischio di due dei nostri possibili errori: la distrazione e la superficialità. Sono i rischi a cui si espone chi ama sul serio. Perché ci vuole liberi, non schiavi. Buona settimana!».

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CON DIO NON ABBIAMO BISOGNO DI LIKE

Al tempo dei social, dei selfie e dei like, dove tutto passa attraverso l’immagine“(…) spesso, se qualcosa non viene visto, sembra che vada sprecato o, addirittura, che non esista. Si teme che perda gran parte del proprio valore: farsi vedere, fare spettacolo. (…) Qualche volta, anche nel nostro agire tendiamo a cercare lo «spettacolo»”. Invece con il Signore è il contrario “(…) con lui, nulla va sprecato, anche se non si vede. Per questo possiamo compiere, con libertà e con gioia, tutto il bene che desideriamo. Non è necessario farsi vedere. (…) Ciò che ci sta a cuore, infatti, non è farci vedere, ma fare il bene. Semplicemente perché vogliamo bene e perché ci fa piacere volere e fare il bene. Ed è un conforto pensare che anche Dio ama così. Infinitamente più di noi, ma anche lui senza farsi vedere. Quasi con pudore… Come uno che ama sul serio. Buona settimana!”.

L’invito che don Claudio Stercal lancia nel libro, e che ne rappresenta il senso, è quello di cominciare la settimana con la preghiera, riflettendo su qualcosa di bello e grande per la nostra vita, che dia sapore alla giornata, che accenda una scintilla nel nostro sguardo assonnato, affidando a Dio tutte le nostre più intime intenzioni.

«Anche se scritti senza un ordine preciso, i pensieri sembrano, però, convergere verso un unico centro, nel quale non si fatica a scorgere la presenza di un amore autentico. Quello di Dio. Degli altri. Il nostro. Quando si incontrano – mi sento di poterlo assicurare – si accende ben più di una scintilla».  

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