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La road map di Trump per i cristiani del Medio Oriente

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Gage Skidmore-cc

Aleteia Arabo - pubblicato il 09/11/16

Una esclusiva di Aleteia sulla politica estera del nuovo Presidente degli Stati Uniti d'America

Donald Trump è stato eletto Presidente degli Stati Uniti, il che significa che la politica internazionale statunitense cambierà. Tutti sanno che il nuovo Presidente aprirà una pagina nuova con la Russia, a cui i cristiani hanno fatto ricorso per evitare l’espansione dell’ISIS in Oriente.

Per gettare luce sulla politica della nuova Amministrazione americana nei confronti dei cristiani del Medio Oriente, Aleteia ha intervistato Johny Messo, presidente del Consiglio Mondiale degli Aramei, e Tony Nissi, vice-presidente dell’Unione Cristiana Internazionale per il Medio Oriente.

Johny Messo

Johny Messo ha espresso il suo entusiasmo per l’elezione di Trump, confidando che la nuova Amministrazione americana dedichi maggiore attenzione ai cristiani rispetto a quella precedente.

Messo, amico stretto dei consiglieri libanesi di Trump, si recherà negli Stati Uniti guidando una delegazione siriaca di altro livello per congratularsi con la nuova Amministrazione e trasmettere le richieste dei cristiani orientali e la necessità di convocare una Conferenza Internazionale per i Cristiani negli Stati Uniti per sostenere la presenza cristiana in Medio Oriente.

Circa la liberazione di Mosul, Messo crede che i cristiani non torneranno in città senza una protezione internazionale. I contatti di alto livello, ha rivelato, mirano a istituire una regione autonoma nel nord dell’Iraq per cristiani, yazidi e turkmeni.

Messo ha concluso affermando che Trump riporterà i valori cristiani in America e in Europa dopo che il suo popolo ha abbandonato questi valori ritenuti la base della civiltà di entrambi i continenti.

Tony Nissi

L’Unione Cristiana Internazionale, con base a New York, è un’organizzazione registrata negli Stati Uniti guidata da Joseph Hakim, americano di origine libanese e figura di spicco del Partito Repubblicano statunitense.

Nissi ritiene che l’elezione di Trump avrà un impatto positivo sui cristiani mediorientali, che devono iniziare sottoponendo un progetto unificato all’Amministrazione statunitense. Non ci sono dubbi sul fatto che gli Stati Uniti riporteranno alla ribalta i cristiani del Medio Oriente, non solo perché Trump è interessato a questo fatto, ma anche perché è circondato da un gran numero di consulenti libanesi cristiani.

Di recente Trump è stato circondato da un gruppo di uomini d’affari e consulenti libanesi che conoscono il Medio Oriente, tra i quali Ziad Abedlnour, Walid Phares e Gabriel Sawma. Hanno tutti lasciato il Libano durante la guerra civile, dedicandosi a lavorare per la causa dei cristiani in Medio Oriente e in Libano.

Nissi crede che Trump sia contro il terrorismo e che sia un uomo che crede nella libertà religiosa, rispetta le minoranze e crede alla necessità di difendere le minoranze etniche e religiose. Non scenderà a compromessi sulla presenza cristiana in Medio Oriente, anche se non ha menzionato neanche una volta il Libano nei suoi discorsi. La visione dell’Amministrazione statunitense sull’Oriente e sul Libano diverrà più chiara nei prossimi mesi.

Nissi ha sottolineato che i cristiani orientali non hanno un progetto, e questo non è sano. Devo serrare le file, unificare il progetto e sottoporlo alla nuova Amministrazione americana.

L’Unione Cristiana Internazionale dovrà esercitare pressione dall’interno dell’America per difendere i cristiani in Medio Oriente, e l’ufficio per il Medio Oriente continuerà il suo lavoro dal Libano per essere un collegamento tra la madrepatria e l’estero. L’ufficio aumenterà la consapevolezza sulle aspettative all’estero e fornirà tutte le informazioni necessarie alla nuova Amministrazione americana per favorire la sua comunicazione con il Libano e l’Oriente.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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