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Mistero intorno all’apertura della tomba di Cristo

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© THOMAS COEX / AFP

Sylvain Dorient - Ciência confirma a Igreja - pubblicato il 09/11/16

“Dolce aroma” e “perturbazioni elettromagnetiche” hanno sorpreso gli osservatori di questo evento storico

Dal 26 al 28 ottobre del 2016, la lastra di marmo che copre la tomba di Cristo è stata aperta. Un gruppo di scienziati e religiosi ha avuto accesso al luogo, e sono subito iniziate a correre le voci. In primo luogo, si è riusciti a percepire un “dolce aroma” che emanava dalla tomba, che ricordava le manifestazioni olfattive associate a certi santi. In secondo luogo, certi strumenti di misurazione impiegati dagli scienziati sono stati alterati dalle perturbazioni elettromagnetiche. Quando venivano collocati in verticale sulla pietra sulla quale ha riposato il corpo di Cristo, gli apparecchi smettevano di funzionare o funzionavano male.

La direttrice dei lavori, Antonia Moropoulou, ha affermato che è difficile immaginare che qualcuno abbia messo a rischio la propria reputazione per un “trucco pubblicitario”.

È stata la prima volta in quasi due millenni gli scienziati sono riusciti a entrare a contatto con la pietra originale sulla quale venne deposto il Santissimo Corpo di Gesù Cristo avvolto nei panni mortuari, il più famoso dei quali è la Sacra Sindone.

La grotta originaria è oggi ospitata nella chiesa del Santo Sepolcro, nella parte vecchia di Gerusalemme. È coperta da una lapide di marmo risalente almeno al 1555, se non ancora prima.

Quello che abbiamo riscontrato è sorprendente”, ha spiegato all’agenzia di notizie Associated Press l’archeologo Fredrik Hiebert, della National Geographic Society, che partecipa al progetto. “Ho trascorso del tempo nella tomba del faraone egiziano Tutankhamon, ma questo è più importante”.

“Serviranno molte e lunghe analisi scientifiche [degli abbondanti dati raccolti], ma alla fine siamo riusciti a poder vedere la superficie originale della roccia sulla quale venne deposto il corpo di Cristo”, ha aggiunto.


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Finora non esistevano immagini di questo letto di roccia calcarea, mai fotografato a fortiori. Esistevano solo riproduzioni artistiche, più o meno felici.

Il Santo Sepolcro è stato aperto dagli scienziati per 60 ore, e poi è stato nuovamente sigillato.

Gli esperti hanno lasciato aperta una finestra rettangolare su una delle pareti rivestite di marmo dell’edicola, da dove i pellegrini potranno intravedere per la prima volta la parete di calcare della tomba di Gesù.

Qual è l’origine di questo tumulo?

Secondo i Vangeli, il corpo di Gesù venne deposto su un letto mortuario scavato nella pietra della collina vicina al luogo della crocifissione.

In realtà la distanza dal luogo della crocifissione è minima, ed è per questo che i due siti si trovano sotto il tetto della stessa chiesa, separati solo da poche decine di metri.

Il tumulo esisteva già prima della Passione e apparteneva a San Giuseppe di Arimatea, che lo aveva fatto realizzare per sé ma lo cedette al Santissimo Redentore.

Giuseppe di Arimatea era un uomo ricco, un grande commerciante padrone di una flotta di navi i cui interessi arrivavano fino all’attuale Gran Bretagna.

Era anche senatore e membro del Sinedrio, il collegio dei più alti magistrati religiosi del popolo ebraico. Segretamente era discepolo di Gesù.

Fu lui che ottenne da Pilato la liberazione del corpo di Gesù e coprì le carissime spese della sua preparazione, offrendo anche il telo della Sacra Sindone.

In segno di rappresaglia per questa generosità, il Sinedrio lo fece perseguitare e fece espropriare i suoi consistenti possedimenti. Giuseppe venne anche abbandonato da amici e familiari.

Dopo aver trascorso 13 anni in carcere, San Giuseppe venne liberato dal nuovo governatore romano Tiberio Alessandro, ricostituì la sua grande fortuna e iniziò a usarla per la diffusione della fede. Morì nel pieno dell’attività missionaria.

La sua festa liturgica viene celebrata il 17 marzo in Occidente e il 31 luglio in Oriente. Contrariamente al “giovane ricco” del Vangelo che rifiutò la chiamata di Cristo per amore delle sue ricchezze, San Giuseppe d’Arimatea è l’esempio del ricco che usa i suoi capitali per servire meglio il Redentore e la sua opera.

San Marco scrisse di lui che era un “membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio” e “andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù” (Mc 15, 43).

San Matteo sottolinea nella sua descrizione che era un uomo ricco discepolo di Gesù: “Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò” (Mt 27, 57-60)

A sua volta, San Giovanni registra nel suo Vangelo: “Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di àloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com’è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino” (Gv 19, 39-42).


Holy Sepulchre

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L’incolumità miracolosa del Sepolcro

Le descrizioni degli evangelisti ci permettono di avere un’idea del tumulo nel quale avvenne la Resurrezione, e precisano il luogo in cui si trova. La storia successiva, tuttavia, ha esposto questo sacro tumulo al rischio di scomparire, visto che il Santo Sepolcro è stato al centro di burrasche storiche i cui effetti durano ancora oggi. Si può anche ritenere a titolo personale che la sua preservazione sia un miracolo storico.

È anche una figura del Corpo Mistico di Cristo che è la Santa Chiesa cattolica, che nei secoli ha attraversato terribili tempeste che non sono riuscite ad avere la meglio su di lei.

La storia del Santo Sepolcro

Dopo la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C., l’imperatore romano Adriano ordinò di costruire sulle sue rovine una città pagana di nome Elia Capitolina, facendo immensi terrapieni.

La sepoltura di Gesù venne coperta dalla terra, e su di essa venne eretto un tempio dedicato a Venere, la dea dell’amore. Nel frattempo, i cristiani venivano perseguitati.

Sembrava che la Chiesa nascente potesse soccombere.

Nel 313 l’imperatore Costantino pose fine alle persecuzioni. Nel 326 sua madre Sant’Elena visitò Gerusalemme cercando le reliquie della Passione, e identificò il luogo della crocifissione (il Golgota) e la grotta chiamata Anastasis (resurrezione in greco).

L’imperatore cattolico approvò la costruzione di un santuario per sostituire il tempio di Venere dell’imperatore pagano Adriano. La nuova chiesa venne conosciuta da allora come Santo Sepolcro.

Eusebio (265-339), vescovo di Cesarea e padre della storia della Chiesa, ha lasciato una testimonianza di questi fatti nei suoi scritti.




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Nel 614 la chiesa di Costantino venne gravemente danneggiata dai persiani sassanidi, pagani che conquistarono Gerusalemme e saccheggiarono i tesori della chiesa, lasciandone solo dei resti.

La basilica venne ricostruita quando Eraclio, imperatore di Costantinopoli, riconquistò Gerusalemme, ma la serie di invasioni, restauri, saccheggi e guerre era lungi dal terminare.

Nel 638, Gersualemme e tutta la Palestina vennero invase dai musulmani. Nel 966 le porte e il tetto della chiesa andarono in fiamme.

Nel 1009 il califfo fatimide Al-Hakim ordinò di distruggere tutte le chiese di Gerusalemme, incluso il Santo Sepolcro. Solo i pilastri del tempio, che risalivano all’epoca di Costantino, sopravvissero alla distruzione, la cui notizia fu decisiva per ispirare il movimento delle Crociate.

Il successore di Al-Hakim, il califfo Ali az-Zahir, permise di ricostruire e ridecorare la chiesa. L’opera venne pagata dall’imperatore di Bisanzio Costantino IX Monomaco e da Niceforo, patriarca di Gerusalemme, e i lavori si conclusero nel 1048.

Fu quella chiesa che i crociati trovarono entrando nel 1099 a Gerusalemme. Il tempio restaurato dai crociati venne riconsacrato nel 1149, e nella sua essenza è quello che esiste attualmente.

Nel 1187 Saladino tornò a invadere la città, ma proibì la distruzione degli edifici religiosi cristiani.

Nel XIV secolo il luogo passò ad essere amministrato da monaci cattolici e monaci ortodossi greci.


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Nei secoli successivi vennero eseguiti diversi restauri. Importanti furono soprattutto quello del 1810 su iniziativa britannica dopo un grande incendio e quelli tra il 1863 e il 1868. Nel 1927 un terremoto provocò danni consistenti alla struttura della chiesa.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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