Un racconto fantastico ci aiuta a riscoprire la nobiltà dell’essere uomini
“Rivolta alla locanda” di Edoardo Dantonia è il quarto libro della collana UOMOVIVO (Berica editrice). Dopo aver presentato i primi tre: “Osservazioni di una mamma qualunque”, “Le nuove lettere di Berlicche”, “Lettere a una moglie” è la volta di questo nuovo racconto che – come scrive nella prefazione Marco Sermarini – avrà un sapore «molto familiare per chi è amico di Gilbert Keith Chesterton», e per chi ancora non lo conoscesse: niente paura!
La vicenda prende avvio in una “una bettola fatiscente spacciata per locanda”, che ricorda forse un po’ il bar di Boe dei Simpson e un po’ i bar vissuti e sgangherati dei film western.
IL SIGNOR GRANT, ALONSO PECHERTON E FRIEDRICH MALTHUS
«(…)Un ventilatore pendeva dal soffitto, girando pigramente e accompagnando il volare di alcune mosche. L’arredamento era quasi totalmente di legno, eccezion fatta per il vetro delle bottiglie di vino e altri alcolici. Gli unici esseri viventi presenti oltre alle mosche erano il locandiere, un uomo grassoccio di mezz’età con più menti che capelli, i quali erano sia radi che grigi, e un grembiule logoro legato in vita; un uomo riverso su un tavolino i cui lunghi capelli grigi sovrastavano alcuni boccali di birra vuoti; e un vecchio che definire robusto sarebbe un infimo eufemismo, con un sorriso da ebete stampato in volto, contornato da due guance rosse come ciliegie, al cui centro spuntava un naso che chiunque avrebbe potuto scambiare per una patata: ai lati di questo naso alla Depardieu s’intravedevano due occhietti apparentemente socchiusi, mentre in testa spuntavano pochi capelli, grigi come quelli degli altri due uomini, ma decisamente più disordinati. I tre conducevano le loro rispettive attività, se di attività si può parlare, ignorandosi l’un l’altro. A un tratto un giovane in giacca e cravatta fece il suo ingresso rompendo quella monotonia, i capelli impomatati e lo sguardo severo e sprezzante. Portava una ventiquattrore nera al suo fianco(…)».
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