E' considerato genotossico. Ma non c'è alcuno studio scientifico che lo collega all'insorgenza di un tumore. E una ricerca lo "riabilita" nella lotta al melanoma
È il grasso più consumato al mondo, ed è letteralmente dappertutto: viene usato per preparare biscotti, merendine, torte, creme spalmaceli, cracker, grissini, fette biscottate, pane in cassetta… Ma è presente anche nei cosmetici, nei farmaci, nei detersivi e nei mangimi per gli animali. E non è finita qui, visto che si usa anche per produrre biodiesel.
Stiamo parlando dell’olio di palma al centro di un dibattito formato da due fazioni: c’è chi dice che fa male alla salute, e chi al contrario ne decanta i benefici, liquidando le preoccupazioni come semplice allarmismo. Qual è la verità?
Nel marzo del 2016 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha pubblicato sul proprio giornale i risultati di uno studio condotto dal CONTAM, il comitato interno a EFSA che si occupa di tossicologia alimentare. Oggetto dello studio erano i rischi per la salute umana legati a tre sostanze: glicidil esteri degli acidi grassi (GE); acidi grassi 3-; acidi grassi 2-monocloropropanediolo (MCPD).
L’UTILIZZO NEI DOLCI
Di cosa si tratta esattamente? Le tre sostanze esaminate si sviluppano durante i processi di lavorazione di grassi e olii vegetali. Sono quindi presenti in molti grassi vegetali (anche in quelli di mais, arachidi, colza, girasole eccetera) e non solo nell’olio di palma. Perché tali sostanze si formino è necessario che gli olii siano trattati a temperature superiori ai 200 °C: più alte di quelle che sono raggiunte di norma nei processi di lavorazione dell’industria dolciaria. L’industria dolciaria è la maggiore utilizzatrice di olio di palma (www.airc.it, 10 giugno).
SOSTANZA GENOTOSSICA
L’olio di palma e di palmisto, però, a parità di quantità di sostanza e di tecnica di lavorazione, ne contengono una percentuale molto più elevata rispetto ad altri olii vegetali. Queste tre sostanze sono note per essere cancerogene in vitro ad altissime concentrazioni: ciò significa che in laboratorio, a concentrazioni difficilmente raggiungibili con la normale alimentazione, sono genotossiche, hanno cioè la capacità di mutare il patrimonio genetico della cellula. È bene però ricordare che molte altre sostanze alimentari rientrano nella stessa categoria di rischio (per esempio la caffeina, l’alcol, le aflatossine che a volte sono contenute in alcuni derivati dei cereali; per maggiori informazioni si rimanda alla classificazione IARC sul rischio cancerogeno).
PERCHE’ NON VIETARLE?
Perché queste sostanze (glicidil esteri degli acidi grassi (GE); acidi grassi 3-; acidi grassi 2-monocloropropanediolo (MCPD), non vengono vietate se sono cancerogene?