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10 chiavi per una preghiera profonda ed efficace

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Padre Henry Vargas Holguín - pubblicato il 06/10/16

Che momento e che luogo scegliere? Quali parole usare?

La preghiera è un incontro personale e vero di amore fedele. Ti rinnova, ti cambia, ti dà vita. Tutto il resto è un di più.

Chiavi per pregare

1. La preghiera è espressione di vita interiore, e questa consiste nel dirigere le forze dell’anima (memoria, intelligenza e volontà) e le sue facoltà (conoscere e amare) verso lo Spirito Santo, che abita dentro di noi, collegandoci così a Dio Padre e a Dio Figlio.

2. Quanto tempo pregare? Conta più la qualità della quantità, a livello di forma e di tempo. Ad esempio, valgono più cinque minuti ben fatti che due ore in cui si fa tutto tranne che pregare.

3. La persona che non ha pregato o che non è abituata a farlo non può pretendere di passare subito ore prostrata davanti al Signore. Bisogna cominciare gradualmente.

4. Cosa “dire” a Dio? Bisogna parlargli come si fa con un amico. Dio come Padre ci ama, ma è anche il nostro più fedele e migliore amico. Non bisogna usare parole ricercate, basta essere spontanei.

5. In quale momento? Dio, in modo ideale, concreto e reale, ci aspetta nel tabernacolo, e per questo ci si può avvicinare ad esso in qualsiasi momento, ma se si è in un altro luogo basta disporre il proprio cuore, perché “il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero” (Sal 145, 18). Pregare davanti al Santissimo Sacramento è come parlare a tu per tu con la persona amata, mentre pregare il Signore in un altro luogo è come, se mi passate il paragone, parlare con la persona amata attraverso il telefono cellulare.

6. Quando preghiamo abbiamo bisogno di concentrarci, e per concentrarci dobbiamo aiutarci scegliendo ciò che conviene maggiormente a livello di ambiente, ora, luogo, atteggiamento, ecc. E per concentrarci dobbiamo disciplinarci.

7. Più si prega, più si facilita la concentrazione e più si forma l’abitudine al raccoglimento.

8. Se si vuole concentrare tutta l’attenzione su Dio e ci sono stimoli che attirano e distraggono (vedersi attirati da un’altra cosa che attrae con più forza), bisogna far valere la volontà e fare ciò che si vuole fare.

9. Il silenzio è importante.

10. Saper ignorare le inevitabili distrazioni che vogliono farci abbandonare la preghiera. Quando qualcosa ci distrae o ci deconcentra, non bisogna dargli alcuna importanza. Bisogna ignorare la distrazione nel modo più sereno possibile e riprendere il filo della meditazione o contemplazione attraverso un dialogo con Dio molto naturale. “Andare a caccia delle distrazioni equivarrebbe a cadere nel loro tranello, mentre basta tornare al nostro cuore: una distrazione ci rivela ciò a cui siamo attaccati” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2729).

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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