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Raimondo Nonnato, il santo “non nato”

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Larry Peterson - pubblicato il 04/10/16

Donò la propria vita perché i cristiani catturati dai musulmani potessero vivere

L’Ordine della Beata Vergine Maria della Misericordia, noto come dei Mercedari, è stato fondato nel 1218 da San Pietro Nolasco. Il suo obiettivo era il riscatto dei cristiani catturati e imprigionati dai musulmani. Diventare un mercedario richiede un impegno aggiuntivo, noto come “quarto voto” dell’ordine.

Oltre ai voti tradizionali di povertà, castità e obbedienza, infatti, i Mercedari si impegnano a dare la propria vita per quella degli altri. Uno dei primi Mercedari, lo spagnolo San Raimondo Nonnato, ha fatto proprio questo.

Se il suo cognome, “Nonnato”, sembra strano, è perché è latinizzato e significa “non nato”. Nel 1204 suo padre lo mise al mondo con un pugnale, aprendo il grembo della madre, che morì durante il travaglio.

Il padre di Raimondo era proprietario di numerose fattorie, e voleva che il figlio ne gestisse una. Raimondo, tuttavia, era attirato dalla vita religiosa. Era profondamente devoto a Dio e alla Madonna. Vicino a dove abitava c’era l’antica cappella di San Nicola, e lui ci andava spesso a pregare e a meditare. Alla fine il padre capì che il figlio non avrebbe realizzato ciò che sognava per lui e acconsentì al suo desiderio di unirsi ai Mercedari, a Barcellona.

Incoraggiato dal permesso paterno, Raimondo disse ai Mercedari che aveva già fatto un voto privato di verginità perpetua e che era determinato a unirsi a loro. Venne accettato e si dice che fu proprio San Pietro Nolasco, il fondatore dell’ordine, a dargli l’abito.

Nel 1224 padre Raimondo iniziò il suo primo viaggio di riscatto a Valencia, che era stata conquistata dai mori e dove riuscì a ottenere la liberazione di 233 prigionieri cristiani. Era solo all’inizio della sua opera.

Nel 1226 si recò ad Algeri, offrendosi prigioniero per liberarne altri 140. Tre anni dopo tornò ad Algeri, questa volta accompagnato dall’amico frate Serapione.

Frate Serapione era diventato mercedario dopo aver combattuto accanto a Riccardo Cuor di Leone durante le Crociate. Aveva deciso che avrebbe donato la propria vita per i prigionieri piuttosto che uccidere. Insieme, Serapione e Raimondo riuscirono a liberare 228 prigionieri dalle carceri di Tunisi.

L’ultima azione di riscatto di Raimondo avvenne nel 1236. Era di nuovo ad Algeri, ma in questo caso non si conosce il numero di prigionieri liberati. Si sa invece delle torture che dovette subire. Prigioniero, trascorreva il tempo predicando il messaggio di Gesù e del cristianesimo. I suoi aguzzini non lo sopportavano.

I torturatori usarono un ferro infuocato per procurargli dei fori nelle labbra, poi misero dei lucchetti ai fori per cercare di tenere tranquillo l’uomo sofferente. I lucchetti rimasero al loro posto fino a otto mesi dopo, quando venne pagato un riscatto per il rilascio di Raimondo, che nel 1239 tornò in Spagna.

Raimondo Nonnato morì verso la fine dell’agosto 1240. Aveva 36 anni. La tradizione dice che gli abitanti del villaggio, il signorotto locale e i frati reclamarono tutti il suo corpo. Decisero di disputarselo mettendolo sulla schiena di un mulo cieco. Il mulo sarebbe stato lasciato libero di camminare, e Raimondo sarebbe stato seppellito dove si fosse fermato.

Il mulo si avviò lentamente verso la cappella in cui Raimondo Nonnato aveva pregato tanto spesso da adolescente. Venne sepolto lì, e alla sua intercessione sono stati attribuiti molti miracoli.

San Raimondo Nonnato è stato canonizzato da papa Alessandro VII nel 1657. È il patrono delle nascite, dei bambini e delle donne in gravidanza. È anche patrono dei sacerdoti che difendono il sigillo della confessione.

San Raimondo Nonnato, prega per noi e per tutti i non nati.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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