di Sean Chapman
Uno dei più grandi errori che fanno i cattolici nel tentativo di spiegare la fede agli altri è che spesso tendono a usare un linguaggio e dei concetti estranei all’ascoltatore. Assomigliano molto agli scienziati, apparentemente incapaci di usare altro che termini scientifici astratti per spiegarsi.
La sfida dell’evangelizzatore è qualcosa di più personale ed empatico di tutto questo. Deve guardare le cose dall’esterno e immaginare come potrebbe sembrare la fede a qualcuno che non ne ha mai sentito parlare. Nel mettere in pratica l’empatia a questo proposito, può allora iniziare ad aiutare l’altro a comprendere davvero la bellezza della fede dalla propria prospettiva. La domanda è: “Come ci si riesce?”
Detto in poche parole, il modo migliore per realizzare un’evangelizzazione di successo non è diventare più “spirituali” nella propria spiegazione, ma piuttosto più terreni. Il trucco è capire che il cielo ha già parlato. Ora spetta a noi tradurre e incarnare queste idee. La buona notizia riguardo a tutto questo è che non dobbiamo reinventare la ruota. Non solo ci sono già buoni apologeti, ma ma abbiamo anche la nostra esperienza personale. Il mondo già imita in modo secolare quello che la Chiesa esprime in termini teologici.
Le dottrine della fede cattolica sono fondamentalmente le dottrine dell’umanità, anche se infuse di un significato soprannaturale (o piuttosto del loro significato più profondo). Se quindi volete sapere come sia spiegare a qualcuno la fede cattolica, osservate semplicemente l’uomo e come reagisce alle cose che ritiene essenziali. In altre parole, potrebbe non dare valore a quello che valorizziamo noi, ma alla fin fine si comporterà allo stesso modo.
L’esempio più chiaro di questo può essere riscontrato ogni volta che muore un artista o una celebrità popolare. Ad esempio, quando è morto Prince qualche giorno fa, i social media, insieme alla società in generale, hanno trascorso vari giorni piangendo la perdita di questo artista che apparentemente significava tanto per loro.
Di seguito elenco 10 modi in cui la gente ha onorato Prince (così come altri artisti scomparsi di recente), ciascuno dei quali ha un’affinità naturale con la pratica cattolica di venerare i santi:
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1. Santo Subito
Quando molti artisti popolari muoiono, c’è spesso una tendenza naturale a idealizzarne la vita. “Santo subito” è la frase che dichiara, a nome del sensus fidelium e della vox populi, che questa persona merita una canonizzazione immediata. Ovviamente lo standard è molto diverso agli occhi del mondo riguardo a ciò che significa (la virtù non è sempre al primo posto nella lista), ma c’è comunque un atteggiamento simile di indefettibilità che imputiamo all’artista. Gli viene garantita quasi una sorta di assoluzione generale, soprattutto riguardo a qualsiasi indiscrezione commessa (ad esempio comportamenti o scelte a livello di stile di vita discutibili). Il tutto per il bene che ascriviamo al suo talento particolare. La verità, però, è che il santo religioso ha ben più diritto di reclamare questa “assoluzione”, anche se il mondo tende a vedere la cosa al contrario. Riporto di seguito un breve filmato tratto dal funerale di Whitney Houston, una splendida cantante morta tragicamente per un’overdose. Kevin Costner la loda come se stesse riflettendo sulla Beata Vergine Maria. Non lo dico come derisione, ma per indicare quanto sia naturale questo istinto a canonizzare, che si tratti di una persona cara defunta o di una celebrità.