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Quando un bambino di 2 anni mi ha insegnato come tradiamo l’amore

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Vanoa2/Shutterstock

Judy Landrieu Klein - pubblicato il 15/04/16

Ci è voluto un bambino per ricordarmi che Dio ha solo una domanda per noi

“Nell’attenzione che Egli riserva ai bambini… Gesù arriva al punto di presentarli agli adulti quasi come maestri, per la loro fiducia semplice e spontanea verso gli altri: ‘In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli’”

Papa Francesco, Amoris Laetitia, par. 18

Credete di essere amati incondizionatamente da un Dio che è amore? Che niente di quello che potete pensare, dire o fare possa far sì che Dio vi ami di più o di meno? È questa la domanda fondamentale della condizione umana – una domanda a cui cerchiamo di rispondere per tutta la vita.

Sorprendentemente, è stato il mio nipotino di due anni, Joseph, a offrirmi di recente l’opportunità di meditare su queste domande profonde, perché il piccolo e adorabile Joseph girovagava durante la nostra vacanza in famiglia chiedendo a chiunque incontrasse: “Mi vuoi bene?”

Joseph mi ha colta alla sprovvista con questa domanda, e vorrei aver scattato una fotografia dell’espressione soddisfatta che aveva ogni volta che riceveva un entusiasta “Sì!” come risposta. Si è gustato ripetutamente questo gioco – fino a quando ho cambiato le regole.

“Joseph, mi vuoi bene?”, gli ho chiesto.

“Sì”, ha replicato con un sorriso che gli illuminava il faccino.

“Quanto?”, ho aggiunto con tono allegro.

Mi ha guardato perplesso, come se non capisse cosa intendevo, e allora gli ho mostrato come aprire le braccia dicendo: “Tanto così!”

Il gioco è diventato interessante quando ho alzato la posta. “Beh, io ti voglio bene tanto così!”, ho detto aprendo le mie braccia più delle sue.

“Hai imbrogliato!”, ha esclamato spontaneamente con tono frustrato, facendomi ridere. Ma aveva ragione.

Imbrogliamo, tradiamo l’amore quando iniziamo a calcolarlo, quando lo mettiamo su una scala che alla fin fine si basa su sistemi di performance umana. Quanto spesso facciamo lo stesso nel nostro rapporto con Dio?

“Quanto mi ami, Dio?”, chiediamo inconsapevolmente in senso di sfida. “Mi amerai di più se faccio bene le cose, se faccio le cose giuste?” Ovviamente possiamo non dire mai queste cose ad alta voce, e spesso facciamo il gioco della performance con Dio in modo inconsapevole. Almeno fino a quando non ci calmiamo e diventiamo abbastanza tranquilli e piccoli da aprirci allo sguardo di Dio che penetra nel cuore, e chiediamo semplicemente, come fa spesso Joseph: “Mi abbracci?”

È in quei momenti di grazia che possiamo cogliere un barlume di quanto cerchiamo di misurare, credendo che i nostri sforzi a volte sovrumani siano capaci di guadagnarci più amore, più favori e più benedizioni da parte di Dio. È allora che siamo invitati a sperimentare la realtà del fatto che Dio non vuole che guadagniamo il suo amore, ma che riposiamo in esso – che riposiamo nell’abbraccio infinito della sua tenerezza e della sua misericordia perché possa ammorbidirci, guarirci, trasformarci e renderci più simili a Lui.

Quando iniziamo a misurare l’amore di Dio in base alla nostra capacità di lavorarci, meritarlo o essere degni di riceverne di più (o di meno), tradiamo l’amore. Perché la questione è questa: Dio è amore, e non conosce altro modo di essere. Ci ama infinitamente, incondizionatamente, intransigentemente, e nulla di ciò che pensiamo, diciamo o facciamo potrà mai cambiare questo fatto. Ci pone solo una domanda: lo accoglieremo? La nostra risposta risiede in un’altra domanda: ci crediamo?

Quando ho chiesto al piccolo Joseph quanto mi volesse bene, il suo volto ha tradito l’impressione che non avesse la minima idea di quello di cui stavo parlando. Nella sua fiducia di bambino, Joseph crede assolutamente di essere amato, non sfida mai la risposta quando gli viene data e non capisce come quantificare la cosa. Intuitivamente, sa che racchiudere l’amore in un piccolo spazio tra le proprie mani è tradire l’amore. Forse è questo che Gesù voleva che imparassimo quando ha insistito sul fatto che dobbiamo diventare come bambini.

Judy Landrieu Klein è autrice, teologa, oratrice, vedova e da poco risposata. Il suo libro, Miracle Man, è stato un bestseller di Amazon Kindle nella sezione dedicata al cattolicesimo. Il suo blog, “Holy Hope”, si può trovare su MemorareMinistries.com.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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