Il popolare comico televisivo spiega perché, per l’unione con Benedetta, ha voluto il matrimonio in chiesa e non la convivenza
di Francesca D’Angelo
A un certo punto, ti ci imbatti. Non c’è infatti innamorato che non si sia interrogato sulla possibilità (reale) dell’amore eterno. Un “per sempre” che interpella i nostri cuori, facendo razzia delle fragilità umane e di qualsivoglia pronostico esistenziale. Come se il destino dell’amore non fosse altro che quello: condurre a interrogarci sulla relazione tra eternità e imperfezione, Cielo e terra.
Ed è questo in fondo che Max Giusti racconta ripercorrendo la propria scelta di mettere su famiglia. L’attore, presentatore e comico televisivo dimostra quanto la promessa di amore eterno sia una sfida decisiva per l’uomo e come, se accolta, renda le persone più vere e felici.
Ha sempre desiderato mettere su famiglia?
«Viviamo in un’epoca assolutamente diversa da quella dei nostri genitori e nonni, quando sposarsi era quasi un passo obbligato. Oggi nessuno ti costringe a pronunciare una promessa così grande come “finché morti non ci separi”. E io sinceramente, arrivato alla soglia dei 40 anni, incominciavo a pensare che non mi sarei mai sposato. Avevo infatti il privilegio di vivere la vita che mi ero scelto, guadagnavo bene, ero in salute, e le mie ultime esperienze amorose erano state più all’insegna del “pensavo fosse amore invece era un calesse”. Così, ho pensato: “Chi me lo fa fare di sposarmi?”. Poi però ho incontrato Benedetta, ossia la mia attuale moglie, e ho capito che, se non avessi avuto qualcuno con cui condividere le bellezze della mia vita, queste sarebbero state sterili».
Cosa l’ha spinta a scegliere il matrimonio, anziché la convivenza?
«Il matrimonio è diverso. Intendiamoci: ognuno è libero di fare le proprie scelte e io desidero essere portavoce solo di me stesso. Però, per quel che mi riguarda, a un certo punto ho desiderato indicare le cose con il loro nome: volevo chiamare Benedetta “moglie”, volevo che questo fosse scritto da qualche parte e che tutti lo sapessero. Sentivo che era la cosa giusta nei confronti di mia moglie e del nostro amore, e che il matrimonio avrebbe dato un valore aggiunto alla nostra vita».
Il matrimonio religioso, però, prevede molti obblighi e responsabilità, alcuni dei quali non sono contemplati nell’unione civile…
«Ho scelto di sposarmi in chiesa perché sono cattolico, di formazione francescana.