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Scegli di vivere il tuo presente

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© aasadkova

padre Carlos Padilla - pubblicato il 04/12/15

In base a vari studi, viviamo nel presente e con chi abbiamo davanti a noi solo la metà del nostro tempo

Qualche giorno fa mi dicevano che in base ad alcuni studi americani viviamo nel presente e con chi abbiamo davanti noi solo la metà del nostro tempo. L’altra metà della giornata la trascorriamo fuori dal luogo in cui ci troviamo, lontani dalle persone con cui stiamo. Estranei alle conversazioni che ascoltiamo. Pensando al passato che resta indietro. Preoccupati per il futuro che ci inquieta.

Solo la metà del tempo. È pochissimo. E la vita passa così rapidamente! I secondi corrono. Penso all’inizio di un anno e già ne festeggio la fine. Sembra ieri che iniziavo il cammino della mia vita, e già mi sento quasi anziano.

I miei passi sfuggono davanti alla mia anima senza poter quasi decidere come camminare. Le cose si verificano a valanga, come se io non potessi scegliere quello che mi accade.

Quante volte vivo fuori da dove mi trovo, con persone assenti, in luoghi che non calpesto! Quante volte il mio pensiero vola verso altri luoghi, sono già nel futuro o continuo a scavare nel passato! Quanto spesso mi distraggo da quello che faccio, immerso in un mondo che vola!

Mi piacerebbe vivere al presente. Qui e ora. Ora voglio stare in piedi alla porta dell’Avvento. Intravedendo parte del cammino. Poi inginocchiato in una grotta. Adorando sorpreso. Non voglio anticipare quello che viene. Non voglio restare dietro la soglia che oltrepasso.

L’Avvento mi parla di attesa in cammino. Di movimento con pause. Di sguardo silenzioso. Di silenzio pieno di grida di lode. Ma voglio vivere oggi ogni passo, qui e ora. Senza angosciarmi. Senza pensare più al domani che all’oggi.

Leggevo qualche giorno fa: “I doveri di oggi li compirò oggi. Oggi accarezzerò i miei figli mentre sono ancora piccoli; domani se ne saranno andati, e anch’io. Oggi abbraccerò mia moglie e la bacerò dolcemente; domani non ci sarà più e neanch’io; oggi presterò aiuto all’amico bisognoso; domani non griderà più chiedendo aiuto, né io riuscirò a sentire il suo grido. Oggi mi sacrificherò e mi consacrerò al lavoro; domani non avrò nulla da dare, e non ci sarà nulla da ricevere. Vivrò questa giornata come se fosse l’ultima della mia esistenza[1].

Farò questo. Vivrò l’oggi, il momento, il presente. Vivrò con la persona con la quale mi trovo. Scollegato, mi collego. Resto ancorato alla vita che mi scorre davanti agli occhi. Senza pensare che perdo tempo perché non mi trovo in più posti allo stesso tempo, con più persone, facendo più cose. Non mi lascerò fuorviare dalle mie paure e accetterò la realtà come un tesoro.

Forse molte volte non posso scegliere quello che devo vivere. Non posso cambiare il corso degli eventi. Fermare il sole, fermare le acque del fiume. Il presente mi si impone senza che io decida. Una malattia, una crisi, una situazione che non controllo.

Non decido cosa accade, ma posso scegliere quello che mi impone la vita. Posso scegliere la mia croce e la mia vita com’è oggi senza pretendere di cambiarla. Posso dire di sì perché sono libero. Non sono schiavo. Posso scegliere di vivere l’oggi al presente, non fuori da me, non fuori dalla mia vita. Non cercando salvezza in altre vite, in altre decisioni.

Dio si incarna oggi nel mio presente, e mi chiede di seguirlo, di dargli il mio sì. Mi piace quando Madre Teresa ci dice “Non è importante ciò che si fa, ma come si fa, quanto amore, quanta sincerità e quanta fede mettiamo in ciò che realizziamo. Ogni lavoro è importante, e quello che faccio io non puoi farlo tu, come io non posso fare quello che fai tu. Ma ciascuno di noi fa quello che Dio gli ha affidato”.

È il mistero di vivere nel presente, in cui importa più il come che il cosa, il come che il dove e con chi. Il mistero di baciare la mia vita com’è, non come mi piacerebbe che fosse. Questo è vivere qui e ora. Scegliendo quello che mi succede. Nessuno me lo può togliere. Nessuno potrà mai rubarmi la mia libertà. Potranno legarmi le mani, inchiodarle alla croce come hanno fatto con Gesù, ma non potranno impedire che continui ad abbracciare con le mani legate e a camminare con i piedi inchiodati.

Vivere così, in tensione, aspettando e in cammino. Seduto e con i piedi già in marcia. Vegliando, attento. Tacendo e pronunciando senza voce mille parole. Costruendo da quello che sono, dalle basi. Accettando la mia vita e il mio passato.

Papa Francesco parla della “sfida di assumere ciò che è passato, (…) e di usare gli strumenti che offre il presente in vista del futuro[2].Accettare con gioia quello che non posso cambiare. Accogliere la mia storia con le sue rotture senza volerla riscrivere.

Baciare il presente anche se l’anima mi fa male. Guardare al futuro senza mai perdere la speranza.

In mezzo al mio presente e alle mie paure si avvicina la mia liberazione. Non si rallegra il mio cuore? In mezzo al dolore della guerra e del terrorismo sorge la speranza in una grotta nascosta. In mezzo a tante morti e a tanto orrore nasce la vita.

In mezzo all’oscurità, nasce la luce che illumina il mio giardino interiore. Posso scegliere come vivere la mia vita. Posso scegliere come accettare le cose che non posso cambiare.

[1] Og Mandino, El vendedor más grande del mundo

[2] J. Bergoglio, El Jesuita, S. Rubin e F. Ambrogetti

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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