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Com’è intervistare un “prete di strada”… che guarda caso è il papa?

Pope Francis general audience St Peter’s square © Giulio Napolitano / Shutterstock.com – it

© Giulio Napolitano / Shutterstock.com

Roberta Sciamplicotti - Aleteia - pubblicato il 15/10/15

La giornalista Caroline Pigozzi di Paris Match racconta l'“incredibile privilegio” di incontrare da sola il pontefice

La semplicità di papa Francesco è la caratteristica che ha colpito maggiormente Caroline Pigozzi, giornalista di Paris Match che ha avuto l’“incredibile privilegio” di intervistare in modo esclusivo quello che ha definito l’“uomo più occupato della terra”.

Il 9 ottobre la giornalista, che in precedenza aveva intervistato il pontefice in gruppo sull’aereo di ritorno dai suoi viaggi, ha incontrato da sola il pontefice dopo che questi l’aveva chiamata il 6 agosto scorso al cellulare. “Mi sembrava di aver riconosciuto il suo accento, ma allo stesso tempo pensavo di sognare – commenta –. In effetti è impensabile immaginare di avere Sua Santità in persona dall’altro lato del telefono. È così che mi ha promesso un’intervista. Chiaramente non osavo chiedergli quando. In Vaticano c’è sempre un po’ di mistero”.

L’intervista si è svolta nella Casa Santa Marta, “una residenza moderna” in cui il papa “ha preferito vivere non appena è stato eletto per non sentirsi rinchiuso in un solenne e grandioso palazzo papale”, scrive la Pigozzi. “Ha quattro stanze funzionali dalla decorazione sobria in cui non può incrociare, come dice lui, suore con la faccia da ‘peperoncini in aceto’”.

Semplicità e disponibilità

“Questo papa è carismatico”, commenta. “Il timbro della sua voce tranquillizza, è confortante”. Francesco arriva “solo, senza gendarme, senza segretario particolare né guardia svizzera”. “Siamo vestiti di scuro, come indica la regola. Francesco, tuttavia, desidera un protocollo più leggero. Di chinarsi per baciargli l’anello papale non se ne parla nemmeno”.

“Emozionati da tanta semplicità e disponibilità, quasi dimentichiamo di trovarci davanti alla personalità più potente del mondo, come lo hanno appena definito i giornalisti americani dopo la sua recente visita storica negli Stati Uniti”.

Anche i desideri del papa sono semplici. “Mi piacerebbe certo poter girare ancora per strada, per le strade di Roma, che è una città bellissima”, confessa come riporta “L’Osservatore Romano”.

“Sono sempre stato un prete di strada. Gli incontri più importanti di Gesù e la sua predicazione sono avvenuti per strada. Certo mi piacerebbe tanto andare a mangiare una buona pizza con degli amici. Ma so che non è così facile, quasi impossibile”.

“Quello che non mi manca mai è il contatto con la gente. Ne incontro tantissima, molta di più rispetto a quando ero a Buenos Aires, e questo mi dà molta gioia! Quando abbraccio le persone che incontro, so che è Gesù a tenermi tra le sue braccia”.

L’amore per Santa Teresina

La Pigozzi ha portato in dono al papa un quadro che raffigura Santa Teresa del Bambin Gesù, al quale il pontefice è molto legato.

“’Santità, ho trovato questo ritratto in Normandia, da alcune religiose che si stavano trasferendo’”, dice la giornalista. Il papa “ride, mi ringrazia con calore e lo lascia vicino alla porta”.

Perché tanto affetto per Santa Teresina? “È una delle sante che più ci parla della grazia di Dio e di come Dio si prenda cura di noi, ci prenda per mano e ci permetta di scalare agilmente la montagna della vita se solo ci abbandoniamo totalmente a lui, ci lasciamo ‘trasportare’ da lui”, ha detto all’intervistatrice.

“La piccola Teresa aveva compreso, nella sua vita, che è l’amore, l’amore riconciliatore di Gesù, a muovere le membra della sua Chiesa”. “Mi piacciono anche le sue parole contro lo ‘spirito di curiosità’ e le chiacchiere. A lei, che si è lasciata semplicemente sostenere e trasportare dalla mano del Signore, chiedo spesso di prendere nelle sue mani un problema che ho di fronte, una questione che non so come andrà a finire, un viaggio che devo affrontare. E le chiedo, se accetta di custodirlo e di farsene carico, di inviarmi come segno una rosa. Molte volte mi capita poi di riceverne una…”

Il 18 ottobre, durante il Sinodo sulla Famiglia, il pontefice canonizzerà i genitori della santa, Louis e Zélie Martin. Perché proprio loro? Perché “sono una coppia di evangelizzatori, che durante tutta la loro vita hanno testimoniato la bellezza della fede in Gesù. Tra le mura domestiche e fuori”, ha detto alla Pigozzi. “Sono certamente un modello di santità e di vita di coppia”.

Cura del creato e cura dei cristiani

Tanti gli argomenti trattati nell’intervista, a cominciare dall’attenzione alla natura e all’intero creato.

“Nell’enciclica Laudato si’, che inizia con le parole del Cantico delle creature, ho cercato di mostrare quali legami profondi esistano tra l’impegno per sradicare la povertà e la cura del creato”, ha ricordato il papa. “Bisogna lasciare ai nostri figli e nipoti una terra vivibile e impegnarsi a costruire una pace vera e giusta nel mondo”.

“L’attuale sistema mondiale è insostenibile”, ha confessato il pontefice, sperando che la conferenza internazionale di Parigi sul clima che si svolgerà a dicembre possa “contribuire a scelte concrete, condivise e lungimiranti, per il bene comune”. “Servono nuove modalità condivise per mettere fine allo sfruttamento indiscriminato del nostro pianeta. La nostra casa comune è inquinata, si sta deteriorando, c’è bisogno dell’impegno di tutti. Dobbiamo proteggere l’uomo dall’autodistruzione”.

“L’umanità deve rinunciare a idolatrare il denaro e rimettere al centro la persona umana, la sua dignità, il bene comune, il futuro delle generazioni che popoleranno la terra dopo di noi. Altrimenti i nostri discendenti saranno costretti a vivere su cumuli di macerie e di sporcizia”. Il segreto è “rinunciare a egoismo e avidità per vivere tutti un po’ meglio”.

Si passa poi alle comunità cristiane martoriate e perseguitate, soprattutto in Medio Oriente. “I cristiani sono cittadini a pieno titolo di quei Paesi, sono presenti come seguaci di Gesù da due millenni, pienamente inseriti in quei contesti culturali, nella storia dei loro popoli. Abbiamo il dovere umano e cristiano di agire di fronte all’emergenza. Non possiamo però dimenticare le cause che l’hanno provocata, far finta che non esistano. Chiediamoci perché tanta gente fugge, quali sono le cause di tante guerre e di tanta violenza. Non dimentichiamo chi fomenta l’odio e la violenza, e anche chi specula sulle guerre, come i trafficanti di armi. E non dimentichiamo neppure l’ipocrisia di quei potenti della terra che parlano di pace ma poi, sottobanco, vendono le armi”.

Allo stesso modo, il papa confessa: “La Cina è nel mio cuore. È qui [si batte il petto]. Sempre”.

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