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“Anche Gesù è nato senza casa”

Vatican Insider - pubblicato il 24/09/15

Papa Francesco incontra i senzatetto della parrocchia di St. Patrick prima di ripartire per New York

di Mauro Pianta

«Il Figlio di Dio è entrato in questo mondo come uno che non ha casa. Il Figlio di Dio ha saputo che cos’è cominciare la vita senza un tetto». E poi: «Non troviamo nessun tipo di giustificazione sociale, morale, o di altro genere per accettare la mancanza di abitazione«. Lo ha ricordato papa Francesco rivolgendosi ai senzatetto da lui incontrati nel Centro caritativo della parrocchia di St. Patrick, a Washington, ultimo suo impegno nella capitale americana prima della partenza per New York.

«Voi mi ricordate san Giuseppe – ha esordito il Pontefice – iI vostri volti mi parlano del suo».

«Nella vita di san Giuseppe ci sono state situazioni difficili da affrontare. Una di queste fu quando Maria stava per dare alla luce Gesù. Dice la Bibbia: «Mentre si trovavano [a Betlemme], si compirono per [Maria] i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio» (Lc 2,6-7). La Bibbia è molto chiara: non c’era posto per loro nell’alloggio. Immagino Giuseppe, con la sua sposa sul punto di avere il suo figlio, senza un tetto, senza casa, senza alloggio. Il Figlio di Dio è entrato in questo mondo come uno che non ha casa. Il Figlio di Dio ha saputo che cos’è cominciare la vita senza un tetto. Immaginiamo le domande di Giuseppe in quel momento: Come? Il Figlio di Dio non ha un tetto per vivere? Perché siamo senza casa? Perché siamo senza un tetto? Sono domande che molti di voi possono farsi ogni giorno. Come Giuseppe vi domandate: perché siamo senza un tetto, senza una casa? Sono domande che sarà bene farci tutti: perché questi nostri fratelli sono senza casa, perché questi nostri fratelli non hanno un tetto? Le domande di Giuseppe rimangono presenti oggi, accompagnando tutti coloro che nel corso della storia hanno vissuto e si trovano senza una casa».

«Giuseppe era un uomo che si poneva delle domande, ma soprattutto era un uomo di fede. E’ stata la fede a permettere a Giuseppe di trovare la luce in quel momento che sembrava completamente buio; è stata la fede a sostenerlo nelle difficoltà della sua vita. Per la fede Giuseppe ha saputo andare avanti quando tutto sembrava fermarsi».

«Davanti a situazioni ingiuste, dolorose, la fede – ha proseguito Francesco – ci offre quella luce che dissipa l’oscurità. Come fu per Giuseppe, la fede ci apre alla presenza silenziosa di Dio in ogni vita, in ogni persona, in ogni situazione. Egli è presente in ciascuno di voi, in ciascuno di noi. Non troviamo nessun tipo di giustificazione sociale, morale, o di altro genere per accettare la mancanza di abitazione. Sono situazioni ingiuste, ma sappiamo che Dio le sta soffrendo insieme con noi, le sta vivendo al nostro fianco. Non ci lascia soli».

«Sappiamo che Gesù non solo ha voluto essere solidale con ogni persona, non solo ha voluto che nessuno senta o viva la mancanza della sua compagnia, del suo aiuto, del suo amore. Egli stesso si è identificato con tutti quelli che soffrono, che piangono, che patiscono qualche tipo di ingiustizia».

«E’ la fede a dirci che Dio è con voi, Dio è in mezzo a noi e la sua presenza ci spinge alla carità. Quella carità che nasce dalla chiamata di un Dio che non cessa di bussare alla nostra porta, la porta di tutti per invitarci all’amore, alla compassione, a donarci gli uni agli altri».

«Cari amici, uno dei modi più efficaci che abbiamo per aiutare lo troviamo nella preghiera. La preghiera ci unisce, ci affratella, ci apre il cuore e ci ricordo una verità bella che a volte dimentichiamo. Nella preghiera, tutti impariamo a dire Padre, papà, e in essa ci ritroviamo come fratelli. Nella preghiera non ci sono ricchi e poveri, ci sono figli e fratelli. Nella preghiera non ci sono persone di prima o di seconda classe, c’è fraternità».

«E’ nella preghiera che il nostro cuore trova la forza per non diventare insensibile, freddo davanti alle situazioni di ingiustizia. Nella preghiera Dio continua a chiamarci e a spingerci alla carità».

«Come ci fa bene pregare insieme; come ci fa bene incontrarci in quello spazio dove ci guardiamo come fratelli e ci riconosciamo bisognosi dell’appoggio gli uni degli altri. Oggi voglio unirmi a voi, ho bisogno del vostro appoggio, della vostra vicinanza. Voglio invitarvi a pregare insieme, gli uni per gli altri, gli uni con gli altri. Così potremo portare avanti questo sostegno che ci aiuta a vivere la gioia di sapere che Gesù è sempre in mezzo a noi. Ve la sentite?»

Il Papa ha iniziato pregando in castigliano, i fedeli hanno proseguito in inglese.

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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