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Uccidere neonati è lo stesso che abortire un feto, affermano gli accademici

Texas House passes late-term abortion ban amid wide support – it

Jean Matthieu GAUTIER/CIRIC

John Burger - Aleteia - pubblicato il 02/04/15

Alberto Giubilini e Francesca Minerva sostengono che un neonato non è ancora una persona

Se è un crimine uccidere un bambino subito dopo la nascita, lo è anche ucciderlo nel ventre materno. Questa logica pro-vita è stata presa in considerazione da una coppia di scienziati che si definiscono esperti di etica, ma al contrario: i due affermano infatti che se uccidere un neonato è lo stesso che abortire un feto, allora l'infanticidio può essere giustificato tanto quanto l'aborto. I genitori, dunque, dovrebbero avere l'autorizzazione legale di uccidere i propri neonati perché sono “moralmente irrilevanti”.

L'idea è difesa in un articolo pubblicato sul Journal of Medical Ethics e diffuso dal quotidino britannico The Telegraph. Secondo gli autori, i neonati non sono “persone di fatto”, e per questo non hanno “diritto morale alla vita”.

L'articolo è intitolato After-birth abortion: Why should the baby live? [Aborto post-nascita: perché il bambino dovrebbe vivere?] ed è stato scritto da Alberto Giubilini e Francesca Minerva, che affermano che “lo status morale di un neonato è equivalente a quello di un feto, nel senso che entrambi mancano di quelle proprietà che giustificano l'attribuzione del diritto alla vita a un individuo”.

I neonati sarebbero “persone in potenza” e non ancora “persone reali”. Gli autori affermano che “sia un feto che un neonato sono sicuramente esseri umani e persone in potenza, ma non 'persone' nel senso di 'soggetti con un diritto morale alla vita'”.

“Consideriamo 'persona' l'individuo capace di attribuire alla propria esistenza almeno qualche valore di fondo sufficiente a far sì che essere privato dell'esistenza rappresenti per lui una perdita”, dichiarano. In questo modo, “non si provoca alcun danno a un neonato impedendogli di sviluppare la potenzialità di diventare una persona nel senso moralmente rilevante”.

Alberto Giubilini e Francesca Minerva concludono che “quello che definiamo 'aborto post-nascita' (ovvero l'atto di uccidere un neonato) dovrebbe essere permesso in tutti i casi in cui è permesso l'aborto, includendo i casi in cui il neonato non presenti alcun handicap”.

Questa mentalità non dovrebbe scioccare nessuno che stia accompagnando le attuali tendenze ideologiche del mondo accademico che si proclama “liberale”. Sapendo che esistono difensori di idee di questo calibro, non dovrebbe sorprendere nemmeno la crescente accettazione dell'idea dell'“aborto post-nascita” tra gli studenti universitari.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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