Tra le proteste della destra, il governo ha presentato una proposta timida, ma che va in una direzione europea
I talk show e i dibattiti pubblici ci hanno abituato a ritenere questo argomento un fatto soltanto politico. Ma se la faccia è politica la questione della responsabilità civile dei magistrati, cioè fino a che punto questi debbano essere ritenuti responsabili, e punibili, per le loro decisioni in sede di giudizio, nella sostanza riguarda i diritti di ognuno di noi, e il nostro modo di relazionarci con il sistema giustizia. Nei fatti, la questione è stata risollevata nel momento in cui ieri il governo, nella persona del ministro della Giustizia Andrea Orlando, ha presentato due testi di modifica della legge Vassalli che Nuovo Centrodestra e Forza Italia hanno giudicato una “retrocessione” rispetto alla situazione attuale. Ma per capire cosa è successo davvero, Aleteia si è rivolta al prof. Fabio Macioce, presidente dei Giuristi Cattolici Italiani.
Cosa prevede la legge Vassalli in vigore?
Macioce: In Italia esiste la responsabilità civile dei magistrati. È stata introdotta dalla legge Vassalli a seguito del referendum tenutosi verso la fine degli Anni 80; soltanto, è una responsabilità molto difficile da un punto di vista procedimentale e limitata da un punto di vista sostanziale, dato che è limitata solo ad alcuni casi di violazione di legge, dolo o colpa grave. La negligenza imputabile al magistrato per la legge attuale deve essere gravissima ed evidente. In questo caso – questo è il sistema attuale – l’individuo danneggiato dalla colpa, dall’azione dolosa o gravemente colposa del magistrato può rivalersi, cioè può chiedere un risarcimento danni, ma contro lo Stato. È lo Stato poi che può rivalersi contro il magistrato anche in questo caso in modo molto limitato, cioè con una somma pari ad un terzo dello stipendio del magistrato stesso. Quella del magistrato dunque è una responsabilità indiretta, attualmente.
E cosa cambia con la proposta del governo?
Macioce: Ora succede che, sia per ottemperare ad alcune leggi europee, sia perché c’era una volontà politica almeno apparentemente concorde di Forza Italia e del governo Renzi, si era deciso di introdurre delle modifiche a questa legge che rendessero la responsabilità più facile, più estesa e più onerosa per il magistrato. Più estesa – ed è questo il punto che ha fatto scoppiare il pandemonio ieri al Senato – vuol dire che Forza Italia (FI), nella persona del suo responsabile Giustizia Nitto Palma, intendeva proporre un’ipotesi di responsabilità per quei casi in cui il magistrato, senza alcuna motivazione consistente, decidesse di discostarsi dall’orientamento consolidato delle giurisdizioni superiori. In poche parole, FI vuole che se il magistrato vuole emettere una sentenza fortemente innovativa rispetto alla giurisprudenza costante delle sezioni unite della Cassazione, lo deve fare motivando in modo molto approfondito. Se lo fa motivando poco o per nulla, questo dovrebbe comportare un’ipotesi di responsabilità. Il ministro Orlando ha scartato questa ipotesi scatenando le ire di Forza Italia. Già era stato stracciato un emendamento della Lega che aveva proposto di introdurre una responsabilità diretta per il magistrato, quindi senza dover passare per lo Stato. Quello che il governo ha fatto è stato ampliare leggermente i casi di responsabilità, quindi non limitandosi ai casi più eclatanti, e aumentare la percentuale di retribuzione che può essere aggredita dallo Stato in sede di rivalsa.