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Liberati gli ostaggi cristiani

cristiani in iraq – it

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 14/10/14

Ma dall'Iraq la drammatica denuncia: siamo come nel Medioevo

Sono stati rilasciati due giorni fa i cinque cristiani siriani della Valle dell’Oronte che rimanevano ancora in stato di detenzione su disposizione del Tribunale Islamico di Darkush, dopo essere stati rastrellati da una brigata di jihadisti insieme al parroco di Knayeh, padre Hanna Jallouf e ad altri parrocchiani nella notte tra domenica 5 e lunedì 6 ottobre. Lo riferiscono all’agenzia Fides fonti locali, che riportano anche il sollievo espresso dalle comunità cristiane presenti nella Valle per il rilascio dei cinque uomini, a tutti noti per il loro coinvolgimento nelle attività dei conventi francescani dei villaggi di Knayeh e Yacoubieh (Radio Vaticana, 13 ottobre). 

LA DECISIONE DEL TRIBUNALE
Il francescano padre Hanna e una ventina di cattolici della zona – comprese quattro donne – erano stati prelevati su disposizione del Tribunale Islamico. Nei giorni successivi erano stati rilasciati prima le donne poi il sacerdote e gli altri fermati.

SENSIBILITA’ DEI VESCOVI
La vicinanza mostrata dal Sinodo in corso a Roma alle famiglie cristiane del Medio Oriente che vivono un periodo di grande "difficoltà", in particolare "dell’Iraq" è un segnale "molto positivo", perché è "importante parlarne" e "ci dà la forza di andare avanti". È quanto afferma monsignor Emil Shimoun Nona, arcivescovo caldeo di Mosul, nel nord, secondo centro per importanza del Paese e prima città a cadere nelle mani delle milizie dello Stato islamico (Asia News, 12 ottobre).

LO SPIRITO DEI RIFUGIATI
Il Sinodo ha dedicato una particolare attenzione ai cristiani iraqeni e siriani vittime delle violenze jihadiste e le ripercussioni "sulla famiglia, disgregata dalla morte dei suoi membri […] privata di un futuro per i giovani […] e per gli anziani, abbandonati a se stessi". Per i cristiani iraqeni è "importante" la presenza "del nostro patriarca Sako e degli altri patriarchi" a Roma, per parlare "della situazione dei rifugiati e "delle sfide che devono affrontare"; con il passare del tempo, avverte il prelato, "lo spirito e lo stato d’animo dei rifugiati si fa sempre più difficile e disperato, perché non si vedono segnali positivi, per un ritorno a casa" in un futuro prossimo. 

COME NEL MEDIOEVO
"Mosul è tornata al Medioevo" e "oggi i cristiani sono vittime dell’attacco più feroce mai visto nella storia della Mesopotamia". E’ la denuncia che arriva da Anwar Hadaya, deputato cristiano iracheno e presidente della commissione Economia e Sviluppo del Consiglio provinciale di Ninive, dove si trova Mosul, finita a giugno sotto il controllo dello ‘Stato islamico dell’Iraq e del Levante’ (Isil o Daesh)  (Adn Kronos, 9 ottobre).

L’ISLAM E’ CONTRO LA DEMOCRAZIA
Per Hadaya, convinto che in generale "l’Islam sia in contrapposizione con la democrazia vera", in Iraq "gli yazidi sono stati vittime di un genocidio e i cristiani di una pulizia etnica", hanno subito "violazioni molto gravi come se non fossero esseri umani", tanto che è chiaro che ormai "i cristiani hanno perso la speranza di rimanere nel loro Paese". "Tra i 120mila e 130mila cristiani sono fuggiti" dalle loro terre per rifugiarsi per lo più ad Ankawa, nei pressi di Erbil, nel Kurdistan iracheno.

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